L’ESMA preme per ottimizzare la rendicontazione CSRD prima del 2025

-
- Advertising -

La Direttiva Corporate Sustainability Reporting (CSRD) – pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea nel dicembre 2022 – introduce, tra le altre misure, requisiti di informativa più dettagliati e stabilisce standard europei obbligatori per il reporting di sostenibilità (ESRS). L’European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG) è responsabile dello sviluppo delle bozze dell’ESRS. L’ESMA segue da vicino il lavoro dell’EFRAG e vi contribuisce sia a livello del gruppo di esperti tecnici sia del consiglio. Il 31 luglio 2023 la Commissione europea ha adottato e pubblicato l’atto delegato finale con la prima serie di ESRS.

Gli standard di informativa sulla sostenibilità IFRS

Gli European Sustainability Reporting Standards sono stati sviluppati contemporaneamente alla preparazione degli IFRS Sustainability Disclosure Standards da parte dell’International Sustainability Standards Board (ISSB). Attraverso l’Organizzazione internazionale delle commissioni sui valori mobiliari (IOSCO), l’ESMA ha contribuito al lavoro dell’ISSB volto a sviluppare una base globale per gli standard internazionali di reporting sulla sostenibilità.

- Advertising -

Per quanto riguarda la definizione delle priorità per nuovi temi di ricerca, l’ESMA rileva che la divulgazione parziale o selettiva su alcuni ma non
tutti i temi ESG rilevanti sono una delle cause profonde del greenwashing. Pertanto, il punto di vista dell’ESMA è che i restanti temi dello spettro ESG dovrebbero essere trattati il ​​prima possibile: in particolare, il progetto riguardante la biodiversità, gli ecosistemi e i servizi ecosistemici.

Ora l’ESMA esorta le aziende a identificare subito le lacune nei dati per la rendicontazione CSRD.

- Advertising -

Nel 2025 un primo gruppo di grandi enti di interesse pubblico pubblicherà il primo documento di conformità agli European Sustainability Reporting Standards (ESRS), come previsto dalla Direttiva Corporate Sustainability Reporting (CSRD).
Al fine di sostenere l’attuazione di questi nuovi requisiti, l’ESMA auspica
(i) evidenziare elementi di orientamento da parte della Commissione Europea e dell’EFRAG;
(ii) evidenziare le seguenti aree chiave di attenzione che, secondo l’ESMA, sono di particolare rilevanza:
• stabilire dispositivi di governance e controlli interni che possano promuovere reporting di sostenibilità di alta qualità;
• progettare e condurre adeguatamente la valutazione della doppia materialità e dell’essere trasparente al riguardo;
• essere trasparenti sull’uso delle agevolazioni transitorie;
• preparare una dichiarazione di sostenibilità chiaramente strutturata e pronta per la digitalizzazione;
• creare connettività tra informazioni finanziarie e di sostenibilità.

L’ESMA, in relazione ai grandi emittenti quotati,  sottolinea l’importanza che questi si impegnino in:
(i) formazione continua sul ESRS, sfruttando anche il materiale di supporto disponibile presso la Commissione Europea ed EFRAG;
(ii) se opportuno, il dialogo con i colleghi del settore su questioni comuni, nonché con revisori o altri fornitori di servizi di assicurazione indipendenti.
L’ESMA invita i membri degli organi di amministrazione, direzione e vigilanza di emittenti nonché su coloro che forniscono garanzie sulle dichiarazioni di sostenibilità, a garantire che gli aspetti evidenziati nella presente Dichiarazione Pubblica siano attentamente considerati quando relativi alla conformità con l’ESRS.

Le imprese italiane

Dal 1° Gennaio 2025 il numero delle imprese italiane sottomesse all’obbligo di Rendicontazione di Sostenibilità crescerà notevolmente, e il 1° Gennaio 2026 raggiungerà le diverse migliaia; un significativo aumentato dalle quasi 200 imprese tenute dalla precedente Direttiva Europea in materia (la NFRD, Directive 95/2014).

Questo notevole allargamento dell’ambito soggettivo di applicazione della normativa è stata una delle più significative novità introdotte dalla CSRD (Directive 2464/2022), la quale ha sostanzialmente modificato l’inquadramento dell’obbligo di Rendicontazione di Sostenibilità delle imprese operanti in Europa. Sotto la vigenza della Direttiva del 2014 infatti rientravano solo le grandi imprese che costituiscono enti di interesse pubblico ed impiegano 500 dipendenti (individualmente o su base consolidata nel caso di imprese madri di grandi gruppi).