PGIM Fixed Income: La stabilità politica negli emergenti è una buona notizia per gli investitori obbligazionari

-

Per la maggior parte del 2024, il contesto globale è stato favorevole al debito dei mercati emergenti, nonostante le crescenti tensioni geopolitiche. Quest’anno si terranno elezioni cruciali in oltre 70 Paesi, che rappresentano più della metà del PIL mondiale. Sebbene la geopolitica rimanga un fattore sfavorevole, i risultati delle elezioni nei principali mercati emergenti dovrebbero fornire un certo livello di conforto agli investitori.

In primo luogo, con un’apprezzabile rottura rispetto al passato, le elezioni sono state generalmente libere ed eque, senza eventi violenti di rilievo – l’eccezione è rappresentata dal Venezuela, anche se è improbabile che possa provocare un contagio nella regione, al di là delle questioni legate all’immigrazione per gli Stati Uniti. In secondo luogo, gli attuali governanti sono rimasti in gran parte al loro posto, anche se alcuni hanno visto ridursi il loro sostegno e altri hanno formato governi di coalizione. Nessuna delle elezioni porterà probabilmente a shock o dislocazioni significative a livello globale nel breve termine, ma gli investitori dovranno tenere d’occhio il modo in cui ogni Paese gestirà le proprie responsabilità fiscali e corteggerà gli investimenti esteri di Stati Uniti e Cina.

Tra le principali economie dei mercati emergenti, una sorpresa è stato il forte margine di vittoria di Claudia Sheinbaum in Messico. Appoggiata dal popolare presidente uscente, Sheinbaum e il suo partito hanno ottenuto una maggioranza quasi qualificata al Congresso, che le permette di attuare riforme costituzionali. Molte delle riforme proposte cercano di affrontare la corruzione e la disuguaglianza, ma alcuni emendamenti rischiano di indebolire le istituzioni democratiche o di imporre maggiori oneri fiscali permanenti. L’attuale deficit fiscale del Messico, vicino al 6% del PIL, richiede già forti sforzi di consolidamento per raggiungere l’obiettivo del 3% del PIL il prossimo anno.

Nonostante i rischi fiscali, Sheinbaum dovrebbe essere più favorevole agli sforzi di nearshoring e agli investimenti pubblico-privati degli Stati Uniti rispetto al suo predecessore. Per il momento, lo status di investment grade del Messico è stabile, ma gli investitori dovrebbero monitorare gli afflussi legati al nearshoring, la natura della riforma dell’energia e in che misura Banxico rimarrà indipendente, nonché le aspettative sulla Fed statunitense e la forza del dollaro.

In Sudafrica, il partito African National Congress (ANC), al potere dalla caduta dell’apartheid, ha perso la maggioranza semplice, sollevando il timore che i partner della coalizione potessero chiedere politiche radicali. Fortunatamente, il presidente Cyril Ramaphosa e la sua fazione favorevole alle riforme hanno formato una coalizione con partiti che condividono ampiamente il suo approccio economico pragmatico, alimentando le speranze di continuità politica e di riforme strutturali. Il Paese è ricco di minerali ambiti da Stati Uniti e Cina e necessari per la transizione energetica globale verso le energie rinnovabili. Tuttavia, la sfida di riformare l’economia sudafricana probabilmente smentisce una rapida inversione di tendenza nei risultati macroeconomici.

In India, il presidente Narendra Modi sarà in carica per un terzo mandato, ma ha vinto con un margine inferiore alle aspettative. Dopo le elezioni, il mercato azionario indiano ha subito una forte flessione prima di riprendersi. L’India sta diventando un operatore più importante nelle catene di produzione globali e rimarrà esposta alle perturbazioni del commercio mondiale, soprattutto nel settore dell’elettronica. Gli spread appaiono da discreti a interessanti in alcune società e quasi-sovrani indiani, mentre il tasso di cambio e i tassi sono più in linea con gli altri mercati emergenti. I rischi maggiori continueranno a derivare dai prezzi globali delle materie prime.

Naturalmente, l’esito delle elezioni negli Stati Uniti potrebbe avere il maggiore impatto sui mercati emergenti. Eventuali nuove restrizioni al commercio con la Cina o, più in generale, con un’amministrazione Trump o Harris, causeranno dislocazioni deflazionistiche in tutta la regione. Un indebolimento economico della Cina danneggerà i mercati emergenti, soprattutto nel breve periodo, perché implica una riduzione dei finanziamenti e della domanda di materie prime globali.

Sebbene il rischio politico abbia a lungo soppresso le valutazioni dei mercati emergenti, altri cicli elettorali di relativa calma non potranno che contribuire a stabilizzare le dinamiche che rendono i mercati emergenti investimenti interessanti. Gli Stati Uniti e la Cina continuano ad adoperarsi per portare i Paesi emergenti nella loro orbita, i rendimenti attuali dei titoli sovrani in valuta forte sono vicini al 6,25% (fornendo un cuscinetto per la volatilità degli spread a breve termine o per l’aumento dei rendimenti dei Treasury statunitensi) e il differenziale di crescita tra i mercati emergenti e quelli sviluppati rimane superiore al 2%, un indicatore storico del fatto che le obbligazioni dei mercati emergenti sovraperformeranno gli high yield statunitensi.

Le prospettive per gli spread societari dei mercati emergenti sono ancora favorevoli, nonostante gli spread si trovino nella parte più stretta dell’intervallo e siano ancora interessanti rispetto ai corporate statunitensi ad alto rendimento, con un rendimento del 7% su quella che è un’asset class investment grade. Il miglior valore rimane quello dei titoli societari dei mercati emergenti con rating BB, agli attuali livelli di spread di 320 punti base e di selezionati emittenti BBB a più lunga scadenza con livelli di spread intorno ai 175 punti base. I tassi locali dei mercati emergenti hanno sottoperformato i tassi core, ma un rallentamento dell’economia statunitense e i tagli dei tassi in arrivo potrebbero fornire un vento di coda a un’asset class ipervenduta.