Cina: andata e ritorno degli investitori?
In occasione della riunione mensile del Politburo del Partito comunista cinese di fine settembre, il governo ha annunciato l’intenzione di varare nuove e ingenti misure fiscali.
Lo scopo? Supportare i consumi e gli investimenti utili a raggiungere l’obiettivo di una crescita del 5% del PIL cinese annunciato ad inizio anno*, ma che oggi appare decisamente lontano.
Si tratta di un significativo cambio di rotta per la Cina: negli ultimi tre anni sono state varate, a nostro avviso, esclusivamente misure a “macchia di leopardo”, che non hanno generato impatti significativi sull’economia del Paese alle prese con le conseguenze dello scoppio della bolla immobiliare che ha generato una crescente sfiducia in consumatori e imprese. Ora il governo sembra aver riconosciuto l’esistenza di «nuovi problemi» e ha messo moltissimo sul piatto delle politiche monetarie e sembrerebbe intenzionato a fare altrettanto sul fronte fiscale.
L’annuncio di ingenti stimoli fiscali – di cui non si conoscono ancora i dettagli – segue, infatti, a stretto giro quelli relativi alle politiche monetarie: tra gli interventi figurano la riduzione dei tassi interbancari e delle soglie relative alle riserve bancarie -con conseguente aumento del capitale destinabile a prestiti –, ma anche quelli mirati al supporto del settore real estate, e indirettamente dei consumi, come la riduzione di 150 punti base dei tassi dei mutui. Misure che si affiancano, peraltro, ad altri interventi quali la rimozione di alcuni vincoli all’acquisto di immobili imposti negli ultimi anni per porre un freno alla speculazione edilizia.
Secondo Bloomberg, si starebbe, inoltre, valutando una maxi-iniezione di oltre 140 miliardi di dollari nelle grandi banche statali, sui cui bilanci gravano le perdite legate al Real Estate.
Si tratta di misure certamente significative, ma, sebbene pro-cicliche, quelle monetarie non sono mai strutturali. È la leva fiscale lo strumento più potente di politica economica. E l’attenzione ora è tutta concentrata sui dettagli della riforma ventilata che dovrebbero emergere a fine ottobre.
Fari riaccesi sulla Cina
Alla luce delle nuove misure varate e di quelle annunciate, i fari del mercato si sono improvvisamente riaccesi sulla Cina: abbiamo assistito a un rally dei listini cinesi (+9,5* %[1] dal 27 settembre al 4 ottobre), con l’MSCI China che ha registrato un significativo +30% da metà settembre al 4 ottobre. Crescita che porta la Cina a classificarsi come il miglior mercato da inizio anno (+34%)*.
L’entusiasmo dei mercati è giustificato?
Sarà necessario esaminare i dettagli delle misure fiscali per valutarne l’effettiva portata. E, soprattutto, servirà tempo per capire se il nuovo corso che il Governo sembra intenzionato ad avviare riporterà la fiducia persa nei cittadini e nelle imprese.
Riteniamo, inoltre, che sarà importante monitorare anche il fattore “amministrazioni locali”. Le loro casse appaiono sempre più vuote: gli incassi derivanti dalla cessione dei terreni destinati a sviluppo immobiliare sono ormai un ricordo, e quelli delle tasse largamente inferiori al passato. Scarse risorse si affiancano a un immobilismo della macchina amministrativa, resa fragile dal processo di controllo e accentramento avviato dal Governo. Ma questa macchina è indispensabile per la messa a terra delle nuove misure che verranno annunciate. E solo se tali misure troveranno un’esecuzione efficace, potranno alimentare una nuova fiducia di imprese e consumatori.
In ogni caso, una cosa è certa: il primo passo di un nuovo difficile percorso di riforme è stato fatto.
E gli investitori sono tornati ad affacciarsi sul mercato, dopo oltre due anni in cui la Cina è stata considerata generalmente non investibile.
Qualche numero: nel 2024 solo 5 dei 700 miliardi di dollari confluiti in ETF azionari, sono stati destinati ai Mercati Emergenti. E, fino a due settimane fa si registrava ancora un deflusso di circa 3 miliardi di dollari dalla Cina*.
La fuga degli investitori dal mercato cinese ha portato al crollo delle valutazioni azionarie in tutti i settori, incluso il tech: prima del rally delle ultime due settimane, i big cinesi del tech quotavano 5 o 6 volte gli utili, rispetto ai 30 o 40 volte dei comparable statunitensi*.
Se il recente rally resterà una fiammata isolata o diventerà la fase iniziale di un ritorno degli investitori nel Paese, dipenderà, come detto, dall’effettiva portata delle misure fiscali e dalle azioni concrete che verranno messe in campo. In ogni caso, va considerato un elemento fondamentale: in Cina vediamo società che sono rimaste forti e profittevoli a prescindere dal ciclo economico. Se l’economia dovesse ripartire in modo più deciso, sarebbe un potente volano alla loro ulteriore crescita.
Ma è bene ricordare che la Cina è cresciuta costantemente triplicando la dimensione della propria economia in 20 anni*: il summenzionato obiettivo della crescita del 5% nel 2024, potrebbe non essere centrato e dovremo in ogni caso abituarci a tassi di crescita molto più bassi di quelli del passato, ragionevolmente, riteniamo, intorno al 3%.
Nonostante ciò, la Cina resta comunque la seconda economia del mondo e ospita ancora un terzo della capacità manifatturiera mondiale, anche se il modello produttivo è cambiato: non è più la fabbrica del mondo, ma un centro di ideazione e sviluppo di nuove tecnologie e prodotti di qualità, come dimostra l’ascesa delle automobili elettriche locali che oggi dominano il mercato cinese a discapito di quelle europee, in particolare tedesche.
In Cina ci sono selezionate realtà con modelli di business resilienti, che sono cresciute anche in questi tre anni così complessi per il Paese. Ci sono, a nostro avviso, industrie strategiche per il nuovo modello di crescita cinese, come il tech, l’auto, e, ci aspettiamo a breve termine, i semiconduttori.
In particolare, il tech tre anni fa era messo sotto pressione dal governo attraverso una stretta regolatoria. Oggi sembrano invece essersi riallineati interessi e priorità del settore e del Governo, ovvero la crescita economica e lo sviluppo tecnologico. Un segnale in tal senso arriva dalla chiusura delle investigazioni su Alibaba che ha comportato per quest’ultima lievi interventi*.
Dopo anni di buio, il tech potrebbe quindi rivedere la luce. Senza dimenticare che la monetizzazione di soluzioni quali il cloud e l’AI, già ampiamente in corso negli USA, è ancora in larga parte da realizzare.
In conclusione, nonostante il violento recente rimbalzo delle valutazioni, in Plenisfer riteniamo che i fondamentali delle società del settore siano ampiamente superiori alle attuali valutazioni. Più in generale, riteniamo nel Paese vi siano molte opportunità identificabili attraverso un profondo lavoro di ricerca e un attento stock picking.