I Sukuk: non bond ma titoli di comproprietà

Filippo Maria Arcaleni * -

Rispettano il principio guida della finanza islamica per cui “il denaro non genera da sé altro denaro”. Gli investitori quindi si assumono anche il rischio di eventuali perdite

Ultimamente questo “strumento finanziario” ha ricevuto una certa notorietà sui media europei dopo la emissione di Sukuk dal Regno Unito e la presa di posizione dello stato del Lussemburgo per emettere, anche essa, Sukuk.

Secondo i dati del Malaysia International Islamic Financial Centre, circa il 60% dei Sukuk al mondo è emesso dalla Malesia (paese Islamico). In Europa, il Lussemburgo e il Regno Unito (con tradizioni religiose differenti rispetto alla Malesia) stanno cercando di attirare i paesi del Golfo e gli investitori inserendosi in questo mercato.

Il premier inglese David Cameron, già nel 2013, durante il “World Islamic Economic Forum” (importante conferenza sulla finanza islamica), dichiarava l’interesse della piazza finanziaria londinese verso il Sukuk e la finanza Islamica. In quella sede fu annunciata l’emissione del primo Sukuk “britannico”, dando dimostrazione, con un atto simbolico e strategico allo stesso tempo, della volontà di entrare nel mercato finanziario islamico.
Con questa operazione Londra vuole diventare una delle più grandi piazze finanziarie islamiche al mondo tentando di scalzare Dubai su questo mercato. Già qualche anno prima London Stock Exchange aveva inserito sui propri listini emissioni di Sukuk per un valore di circa 34 miliardi di dollari.

Dall’altra parte anche il Lussemburgo sta spingendo per poter emettere Sukuk e conta sulla possibilità di farlo in tempi brevi in modo tale da divenire anch’essa un importante punto di riferimento per questo strumento.

Ma cosa è un Sukuk?
Per comprenderlo bene occorre partire dal principio della Sharia per cui “il denaro non genera da sé altro denaro”. Tale principio guida la finanza islamica. Di conseguenza non vi è spazio per una economia basata sul debito e sul classico “bond” che conosciamo (gli unici debiti contemplati sono quelli relativi ai prestitti per beneficienza e azioni caritatevoli)

I Sukuk rispondono e rispettano questa regola. Erroneamente vengono definiti come “obbligazioni islamiche” o “bond islamici“, equiparati quindi al tradizionale bond. Sono infatti simili ai bond, nel senso che con essi si vuole ottenere del denaro liquido da utilizzare per operazioni pratiche. Quindi i Sukuk dovrebbero essere più propriamente definiti come titoli di comproprietà.

Ogni emissione di Sukuk deve corrispondere ed essere legata ad un progetto determinato, chiaro, preciso e concreto di natura infrastrutturale o immobiliare. Partecipando al suo “finanziamento”, si avrà il diritto di incassare gli eventuali utili.
Non vi è la garanzia di un ritorno predeterminato (come nei bond nei quali siamo abituati ad investire). Infatti, investendo nel Sukuk, si da una grossa fiducia al progetto stesso e si assume anche il rischio che questo possa portare anche delle perdite.

Il rapporto tra investitore e progetto finanziato risulta molto importante, e deve essere chiaro e trasparente senza coni d’ombra e/o sfumature. L’utile distribuito verrà generato direttamente dagli assets coinvolti nell’operazione, e non da altre attività.
L’unico scopo del Sukuk è quello di portare vantaggi e benefici all’economia reale, sempre alla base della Finanza Islamica. Per tale ragione il principio della trasparenza rispetto agli assets diviene fondamentale.

Non esistono emissioni di cui non si conoscano le caratteristiche e gli obiettivi o che prevedano solo una genericità da parte dell’emittente del Sukuk.
Questo strumento, rispetto alle obbligazioni in cui siamo abituati ad investire, ha ricadute “concrete” sia su chi lo acquista che su chi lo emette, e di conseguenza sull’intera economia.
Questo stretto “legame” dovrebbe farci riflettere sugli obiettivi della nostra “finanza” che molto spesso tiene poco conto dell’economia reale, potrebbe essere studiato e preso come spunto per poter apportare migliorie ai nostri attuali bond.

* Responsabile Desk Italiano – David Zahra & Associates Advocates – Malta