La Germania fa all in sulle criptovalute. Approvata la legge che porta capitali nel mercato della blockchain

-

La Germania fa il pieno di criptovalute e stacca tutti gli altri Paesi della Ue. Deutsche Börse, la società che gestisce la Borsa di Francoforte (la terza in Europa per capitalizzazione) punta tutta le proprie “chip a disposizione” e acquista le quote di maggioranza di Crypto Finance AG, il gruppo finanziario che si occupa di fornire veicoli di investimento basati sulle criptovalute.

Un’acquisizione che segnala il nuovo corso della Germania nel territorio delle criptovalute, con Berlino che, si porta molti passi in avanti rispetto agli altri paesi membri dell’UE.

“Ma non solo – sottolinea Gianluca Grossi di Criptovaluta.it – il parlamento tedesco ha appena approvato una legge che permetterà agli Spezial fund (fondi speciali) di includere nel loro portafoglio fino al 20% in criptovalute, permettendo un investimento diretto ad un comparto che vale oggi 1.200 miliardi di euro e che potrà liberamente investire fino a 240 miliardi di euro in Bitcoin, Ethereum e in altre criptovalute”.

Due notizie di portata epocale, sia per quanto riguarda il lato più strettamente finanziario del mondo Bitcoin, sia per quello funzionale e che riguarda la blockchain in quanto tale, perché l’acquisizione di Crypto Finance AG vale in primo luogo per le infrastrutture che il gruppo può impiegare a sostegno della finanza classica – e che girano su blockchain.

“I fondi di investimento – spiega Grossi – sono sempre alla ricerca di una componente volatile e ad alto rischio per modulare il rapporto rischio/rendimento e non necessariamente soltanto per i prodotti destinati ai clienti più facoltosi. Fino al mese scorso, anche in una giurisdizione relativamente lassista come quella tedesca, i cosiddetti Spezialfund non avevano potere di integrare quella componente ricorrendo, direttamente o indirettamente, al mondo delle criptovalute.

La legge che è stata appena approvata e resa operativa dal parlamento federale permetterà invece di ricorrere a piene mani alle criptovalute, fino al 20%, in sostituzione ad altri asset ad alto rischio che fanno oggi comunemente parte dei portafogli di investimento dei fondi.

La percentuale consentita è decisamente alta. Il 20% di un settore che ad oggi vale oltre 1.200 miliardi di euro – con una somma potenziale di investimenti che potrebbe rivoluzionare completamente la struttura del mercato cripto, che nel complesso oggi vale circa 1.100 miliardi di euro”.

L’acquisto delle quote di maggioranza di Crypto Finance AG da parte di Deutsche Börse apre a scenari più importanti del mero investimento diretto. La società svizzera controlla una divisione che offre infrastrutture per gli scambi finanziari basati su blockchain, appoggiandosi a progetti già esistenti.

“Questo potrebbe voler dire, anche se manca ancora la conferma di DB, la possibilità di creare borse con gli scambi registrati direttamente sul blockchain, cosa che è l’ipotesi più suggestiva emersa una volta reso pubblico l’accordo.  In realtà, almeno in senso stretto, non una novità assoluta.

Già BEI, la Banca Europea degli Investimenti, ha emesso bonddirettamente su rete Ethereum, che può garantire bassi costi di transazione (almeno rispetto al mercato secondario delle obbligazioni) e una maggiore livello di sicurezza. Le istituzioni finanziarie anche legate al pubblico sono in realtà già da molto tempo nel settore – e non strettamente a scopo di investimento”, prosegue l’analista di Criptovaluta.it. “Il caso di BEI ha fatto da apripista nel comparto para-pubblico all’utilizzo di tecnologie basate su blockchain, spesso pre-esistenti e fuori dal controllo statale”.

Però non è detto che non sarà questa la strada che seguirà anche Deutsche Borse che potrà fare affidamento su infrastrutture già realizzate per rendere il suo scambio più rapido, più sicuro e più resiliente.

“Un passaggio ormai fondamentale, con le autorità italiane (e anche le borse) che purtroppo sono molto indietro rispetto non solo alla Germania ma anche a diversi mercati emergenti. Ormai non si tratta più di se ma di quando e chi rimarrà indietro oggi dovrà recuperare un gap probabilmente incolmabile”sottolinea Grossi.

La Germania fa il pieno di criptovalute e stacca tutti gli altri Paesi della Ue. Deutsche Börse, la società che gestisce la Borsa di Francoforte (la terza in Europa per capitalizzazione) punta tutta le proprie “chip a disposizione” e acquista le quote di maggioranza di Crypto Finance AG, il gruppo finanziario che si occupa di fornire veicoli di investimento basati sulle criptovalute.

Un’acquisizione che segnala il nuovo corso della Germania nel territorio delle criptovalute, con Berlino che, si porta molti passi in avanti rispetto agli altri paesi membri dell’UE.

“Ma non solo – sottolinea Gianluca Grossi di Criptovaluta.it – il parlamento tedesco ha appena approvato una legge che permetterà agli Spezialfund(fondi speciali) di includere nel loro portafoglio fino al 20% in criptovalute, permettendo un investimento diretto ad un comparto che vale oggi 1.200 miliardi di euro e che potrà liberamente investire fino a 240 miliardi di euro in Bitcoin, Ethereum e in altre criptovalute”.

Due notizie di portata epocale, sia per quanto riguarda il lato più strettamente finanziario del mondo Bitcoin, sia per quello funzionale e che riguarda la blockchain in quanto tale, perché l’acquisizione di Crypto Finance AG vale in primo luogo per le infrastrutture che il gruppo può impiegare a sostegno della finanza classica – e che girano su blockchain.

“I fondi di investimento – spiega Grossi – sono sempre alla ricerca di una componente volatile e ad alto rischio per modulare il rapporto rischio/rendimento e non necessariamente soltanto per i prodotti destinati ai clienti più facoltosi. Fino al mese scorso, anche in una giurisdizione relativamente lassista come quella tedesca, i cosiddetti Spezialfund non avevano potere di integrare quella componente ricorrendo, direttamente o indirettamente, al mondo delle criptovalute.

La legge che è stata appena approvata e resa operativa dal parlamento federale permetterà invece di ricorrere a piene mani alle criptovalute, fino al 20%, in sostituzione ad altri asset ad alto rischio che fanno oggi comunemente parte dei portafogli di investimento dei fondi.

La percentuale consentita è decisamente alta. Il 20% di un settore che ad oggi vale oltre 1.200 miliardi di euro – con una somma potenziale di investimenti che potrebbe rivoluzionare completamente la struttura del mercato cripto, che nel complesso oggi vale circa 1.100 miliardi di euro”.

L’acquisto delle quote di maggioranza di Crypto Finance AG da parte di Deutsche Börse apre a scenari più importanti del mero investimento diretto. La società svizzera controlla una divisione che offre infrastrutture per gli scambi finanziari basati su blockchain, appoggiandosi a progetti già esistenti.

“Questo potrebbe voler dire, anche se manca ancora la conferma di DB, la possibilità di creare borse con gli scambi registrati direttamente sul blockchain, cosa che è l’ipotesi più suggestiva emersa una volta reso pubblico l’accordo.  In realtà, almeno in senso stretto, non una novità assoluta.

Già BEI, la Banca Europea degli Investimenti, ha emesso bond direttamente su rete Ethereum, che può garantire bassi costi di transazione (almeno rispetto al mercato secondario delle obbligazioni) e una maggiore livello di sicurezza. Le istituzioni finanziarie anche legate al pubblico sono in realtà già da molto tempo nel settore – e non strettamente a scopo di investimento”, prosegue l’analista di Criptovaluta.it. “Il caso di BEI ha fatto da apripista nel comparto para-pubblico all’utilizzo di tecnologie basate su blockchain, spesso pre-esistenti e fuori dal controllo statale”.

Però non è detto che non sarà questa la strada che seguirà anche Deutsche Borse che potrà fare affidamento su infrastrutture già realizzate per rendere il suo scambio più rapido, più sicuro e più resiliente.

“Un passaggio ormai fondamentale, con le autorità italiane (e anche le borse) che purtroppo sono molto indietro rispetto non solo alla Germania ma anche a diversi mercati emergenti. Ormai non si tratta più di se ma di quando e chi rimarrà indietro oggi dovrà recuperare un gap probabilmente incolmabile”sottolinea Grossi.