Microsoft chiude LinkedIn in Cina a causa della censura: arriva InJobs

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Il colosso dei contatti professionali ha annunciato sul suo blog ufficiale la scelta di abbandonare il gigante asiatico, il terzo mercato più importante di LinkedIn per numero di utenti (50 milioni sul totale di 600 milioni).

Un duro colpo per il social dedicato alla creazione di un network e alla ricerca del lavoro, che, con la ritirata dalla Cina, perderà in un solo colpo 10 miliardi di dollari di entrate annuali. L’azienda controllata da Microsoft dovrà quindi guardare verso nuovi orizzonti alla ricerca di nuove sfide.

Alla base dell’addio

Dietro l’addio pare celarsi, a detta della stessa azienda, un contesto lavorativo in continua evoluzione, con norme sulla privacy e sulla gestione dei dati sempre più stringenti. Una situazione divenuta ormai insostenibile, con difficoltà di adattamento sempre maggiori e una operatività sempre più complessa.

La decisione, che diverrà operativa entro fine anno, dipende dunque dai sempre maggiori “requisiti di conformità” imposti dal governo cinese, ormai noto per spiacevoli episodi di ingerenza in affari privati e limitazione delle libertà personali (tetto massimo di ore per videogiochi, divieto di aprire casinò online come Planetwin365  sono solo alcuni esempi).

Difficile convivenza

La convivenza tra LinkedIn e Cina non è mai stata semplice. Al momento dello sbarco della piattaforma nel Paese del Dragone nel lontano 2014, il CEO Jeff Weiner aveva ammonito sul rischio di rigetto per via della difficile compatibilità con la censura statale.

Nonostante le numerose difficoltà, LinkedIn è comunque stata in grado di innestarsi con successo in un contesto culturalmente e politicamente tanto diverso dal più permissivo Occidente.

Le critiche tuttavia non sono tardate ad arrivare per via delle frequenti cancellazioni di contenuti non approvati e oscurazioni di profili ritenuti “proibiti”: a marzo l’autorità locale di vigilanza su internet aveva ordinato il blocco di profili di giornalisti, accademici e attivisti per i diritti umani, scatenando polemiche negli USA contro LinkedIn stessa, accusata di assecondare la politica censoria del Partito Comunista Cinese.

I rapporti con il governo sono diventati via via sempre più tesi, la pressione mediatica sempre più insostenibile tanto da arrivare all’inevitabile divorzio.

“LinkedIn sostituirà il suo servizio cinese con un servizio di job board senza funzionalità di social media“

Con la dipartita di LinkedIn, fino ad oggi l’unico social media americano presente in Cina, entro fine anno farà il suo debutto InJobs, il nuovo punto di incontro tra professionisti e posti di lavoro, escludendo dall’app le funzionalità tipiche dei social media, tra cui feed e possibilità di condivisione di post e stories.

Quindi Microsoft non rinuncia del tutto al mercato cinese, offrendo comunque un punto d’incontro tra domanda e offerta di lavoro, ma riducendo il servizio a mero job board, in linea con le direttive del governo cinese.