La digital economy parla inglese: da cashback a payout, i vocaboli più utilizzati

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L’impatto dell’economia digitale, oltre alle ripercussioni sulle modalità delle transazioni e sull’informatizzazione della popolazione, ha coinvolto anche il linguaggio e le terminologie specifiche, che sempre di più si rifanno a vocaboli mutuati dall’inglese e che molte volte possono essere di non facile comprensione, tenendo anche conto dell’età media e dell’alfabetizzazione degli italiani. Vero è che il linguaggio giornalistico, con la progressiva diffusione dei mass-media (peraltro termine latino) ha via via abituato gli utenti a un gergo non sempre decifrabile, tra sigle, acronimi e inglesismi.

Di recente in particolare, specialmente in fase di piena pandemia, parole come “cashback” e bonus” sono state – e continuano ad essere – all’ordine del giorno, la prima a seguito delle misure di Stato introdotte nel 2020 per favorire le transazioni elettroniche e la seconda in riferimento alle agevolazioni governative, monetarie e fiscali, rivolte ai cittadini e alle imprese aventi diritto ed estese a vari campi, dal Bonus Tv e Decoder all’Ecobonus, dal Bonus Bebè al Bonus Bollette. I vocaboli in questione, tuttavia, sono spesso applicati anche ad altri rami dell’economia, e dunque non soltanto alle iniziative statali e, sebbene partano dalla stessa radice, possono indicare concetti diversi. Ad essi si aggiungono altri termini di derivazione anglofona su cui va fatta chiarezza. Ecco, dunque, alcune parole tra le più diffuse, con le varie accezioni che queste possono assumere.

Cashback

Il cashback è un vocabolo entrato nel linguaggio quotidiano a seguito dell’introduzione nel dicembre 2020, da parte del Governo Conte, di una misura di incentivo ai pagamenti digitali e di contrasto all’evasione fiscale, consistente nel rimborso del 10 per cento sulle transazioni di acquisto effettuate per mezzo di strumenti elettronici.

Il termine, che deriva dall’inglese “cash” (contanti) e “back” (indietro) trova però applicazione anche all’interno di iniziative promozionali di marketing adottate da alcune aziende private, che sostanzialmente si traducono in rimborsi sugli acquisti e/o sull’adesione ai servizi.

Le somme oggetto di cashback sono calcolate in percentuale sulla spesa totale, e talvolta è richiesto il raggiungimento di un determinato tetto minimo di spesa prima che queste possano essere accreditate sul conto del titolare della carta oppure utilizzate per altri acquisti (come nel caso delle piattaforme di e-commerce). Talvolta il cashback può essere attivato anche dai punti di vendita fisici (come supermercati e negozi di elettronica), oppure da erogatori di servizi (come alcuni istituti di credito, Poste Italiane ma anche fornitori di energia oppure operatori di telefonia).

Diversa è l’accezione di “cashback” nel settore dei mercati finanziari: in questo caso la parola fa riferimento a una specifica clausola che permette di acquistare, temporaneamente, alcuni titoli in possesso dei sottoscrittori, per renderli disponibili in via momentanea.

Bonus

Anche la parola “bonus”, per quanto più diffusa e di più immediata comprensione, ha visto un massiccio utilizzo quotidiano nell’ultimo biennio, con particolare riferimento alle iniziative di incentivo governative previste dalle Leggi di Bilancio e attivate in forma di detrazioni fiscali, sconti sul prezzo d’acquisto o assegni unici, come ad esempio il Sisma Bonus, il Bonus TV, il Bonus Cultura o il Bonus Famiglia, destinati, a seconda della tipologia, ad aziende e privati cittadini richiedenti e aventi diritto.

I bonus però, possono sostanziarsi anche in formule promozionali particolarmente diffuse nel mondo dell’e-commerce e dei servizi web. A questo proposito i principali dizionari qualificano questa parola di derivazione latina, ma giunta nel parlato comune dall’inglese, come “premio elargito a un concorrente che ha raggiunto determinati risultati in alcuni giochi” o come “tagliando rilasciato per certi acquisti” (fonte: Sabatini Coletti della Lingua Italiana). Nel primo caso un esempio è quello legato al gioco a distanza e al frequente utilizzo, da parte degli operatori legali, di bonus casino, i quali possono consistere, a seconda della tipologia, in accrediti sul conto di gioco al primo deposito oppure inseriti in un pacchetto benvenuto, come anche in moneta virtuale gratuita, valida come prova della piattaforma da parte dell’utente: in questo caso si parla di bonus senza deposito.

In riferimento alla seconda accezione di bonus, ovvero quella di “tagliando rilasciato per certi acquisti”, questa modalità è particolarmente diffusa nel comparto dell’e-commerce, tramite cui sempre più spesso le aziende mettono a disposizione dei coupon da presentare all’esercente fisico oppure riscattabili online, per ottenere degli sconti sui beni e sui servizi. I tagliandi o le stringhe numeriche da inserire (in questo caso si parla di “codici bonus”) sono reperibili di solito nei siti aziendali ma anche su piattaforme specializzate in aggregazione di offerte.

Un’ulteriore accezione di “bonus”, infine, è quella di “bonus preorder” (ovvero, letteralmente, “prima dell’ordine”), piuttosto frequente in ambito videoludico e consistente, ad esempio, in vantaggi come gadget o contenuti extra riservati a coloro che acquistano un certo prodotto con prenotazione anticipata.

Rollover e Payout

“Rollover” e “payout” sono altre due parole che, sebbene più tecniche, possono presentare significati totalmente diversi a seconda dell’ambito di applicazione, e necessitano dunque di una precisazione a riguardo.

Per rollover, in campo finanziario, si intende la strategia di rinnovo di una posizione, con chiusura di quella in essere e contestuale apertura di una nuova, a scadenza prorogata: si tratta dunque di un reinvestimento alla scadenza del capitale, degli interessi oppure dei frutti derivanti da obbligazioni come, ad esempio, i BOT semestrali.

Nell’ambito specifico del forex il “rollover” consiste nell’azione di un trader per mantenere una determinata posizione in valuta, messa in essere pagando un interesse per la proroga della scadenza o per il rinvio nella consegna degli asset.

Tutt’altro significato è quello di “rollover” nell’ambito del gioco a distanza e in quello delle scommesse, dove con questo vocabolo ci si riferisce a un “requisito di puntata”, ovvero a una soglia minima di giocate e/o puntate necessarie a un successivo eventuale prelievo.  Un altro termine su cui fare chiarezza, vista la pluralità di significati, è quello di “payout”, letteralmente “saldo” o “pagamento”.

Se nel linguaggio economico-finanziario questa parola contrassegna “la distribuzione di utili netti agli azionisti sotto forma di dividendi”, sempre nel già citato campo del gioco legale lo stesso termine sta a indicare la percentuale di vincita rispetto al deposito effettuato.

Ancora una volta l’evidente diversità degli ambiti di applicazione e utilizzo di alcune terminologie tecniche dimostra l’importanza di conoscerne, almeno in linea generale, il singolo significato.