Reshoring: è ora il momento

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Il 2022 si è aperto all’insegna di una nuova minaccia per l’ordine mondiale: la guerra tra Russia e Ucraina. Una tragedia in primo luogo dal punto di vista umanitario, ma anche da quello economico. La Russia, infatti, rappresenta la principale fonte di gas e petrolio per l’Europa, oltre ad essere tra i principali esportatori di beni agricoli, fertilizzanti e materie prime importanti per la manifattura. Tra i Paesi maggiormente esposti al gas russo abbiamo la Germania e l’Italia, che negli anni hanno sempre più legato le proprie economie agli approviggionamenti di gas dalla Russia.

 

 

L’aumento dei prezzi dei fattori produttivi, unito alle difficoltà nell’approvvigionamento per alcuni componenti, stanno mettendo in difficoltà le economie più votate alla manifattura, come quella tedesca e quella italiana. Da questo contesto, insieme allo spettro della stagflazione in Europa, si deve partire per spiegare la sottoperformance delle mid cap italiane rispetto alle large cap da inizio anno.

 

 

Come si può notare dal grafico sopra (dati al 06/04/2022), infatti, da gennaio 2022 il Ftse Mid Cap e lo Star hanno registrato una marcata sottoperformance rispetto al Ftse Mib, mentre l’Euronext Growth Milano e il Ftse Small Cap sovraperformano l’indice a maggiore capitalizzazione. Nel dettaglio, da inizio anno:

  • Ftse Italia Small Cap -8.78%
  • Euronext Growth Milano -9.83%
  • Ftse Mib -11.84%
  • Ftse Italia Mid Cap -14.83%
  • Ftse STAR -17.21%

Le mid cap soffrono maggiormente rispetto alle large cap, in quanto sono rappresentate per la maggior parte da aziende manifatturiere, quindi energivore e con un maggior rischio per i margini prospettici. Con la situazione attuale, tre sono i fattori che mettono a rischio i margini:

  • Aumento del costo dell’energia
  • Aumento del costo delle materie prime e dei componenti
  • Aumento dei costi di trasporto

Al momento le aziende stanno gestendo in maniera ottimale questi aumenti, ribaltando i costi dove possibile o rivedendo la base fornitori. Tuttavia, in molti casi, l’aumento dei costi di trasporto (o, in alcuni casi, gli importanti ritardi) sono di difficile gestione. Per questo motivo è interessante distinguere tra le aziende che hanno tutta o parte della catena di forniture in Italia o Europa e chi invece no. La seconda categoria ha un maggior rischio di pressione sui margini e di cancellazione degli ordini. Dunque, nel prossimo futuro, la parola d’ordine per le aziende italiane sarà sempre più “reshoring” e controllo delle catene di fornitura. In un simile contesto, la sostenibilità assume connotati sempre più strategici per le aziende italiane: un’attenta analisi di dove e come si produce, unita allo studio di dove e come producono i fornitori, è sempre più centrale nella valutazione aziendale.

Posti i tre fattori di rischio per i margini aziendali (costo dell’energia, costo delle materie prime e dei componenti e costo del trasporto), è interessante analizzare quale dei tre è più controllabile e se poterlo mitigare rappresenta un vantaggio competitivo. Sicuramente il costo dell’energia e delle materie prime è un fattore mediamente comune per tutte le aziende, non è così per il costo dei trasporti: avere siti produttivi in Italia o in area euro, rispetto ad averli al di fuori dei confini europei (o addirittura nei Paesi oggetto di conflitto), può essere un vantaggio competitivo nel medio periodo. È interessante notare come mediamente le principali aziende del mercato Euronext Growth Milano (EGM) abbiano siti di produzione quasi interamente collocati in Italia (80%), pur esportando in tutto il mondo. Questo non vale, invece, per lo STAR, dove troviamo aziende più strutturate e con caratteristiche da multinazionali, che, oltre ad esportare in tutto il mondo, producono anche in tutto il mondo (47% in area non-euro). Queste ultime, di fatto, sono più esposte al rischio di blocchi o di ritardi delle consegne tra impianti, ai maggiori costi del trasporto non solo per l’esportazione del bene finito, ma anche dei manufatti intermedi tra stabilimenti, senza contare il rischio di blocchi governativi e/o i rischi reputazionali in caso di siti produttivi ubicati in Paesi controversi (oggi la Russia, domani potrebbe essere qualche altro Stato fuori dall’area euro).

 

Analisi localizzazione dei siti produttivi del top 15% per capitalizzazione di EGM e STAR

 

Identikit delle aziende resilienti nel contesto attuale

Dopo il Covid, la crisi ucraina sta ulteriormente contribuendo a cambiare i connotati della geopolitica mondiale e il suo impatto sull’economia globale. Di conseguenza, specialmente in un contesto di elevata volatilità come quello attuale, è bene avere chiare le caratteristiche delle aziende che si vogliono avere in portafoglio. Di seguito alcune caratteristiche aziendali da tenere presenti:

  • Esposizione geografica dei propri prodotti che non dipende dall’Est Europa o dalla Cina
  • Catena di fornitura interamente italiana o, al più, in area euro
  • Capacità di ribaltare i prezzi e/o i contratti indicizzati all’inflazione delle materie prime
  • Solida posizione di cassa
  • Capacità di distribuire dividendi o fare buyback

Di seguito anche una lista di titoli che rispecchiano, del tutto o in parte, queste caratteristiche:

 

 

Il 2022 risulta essere molto sfidante e lo stock picking sarà sempre più centrale ed importante per una corretta gestione dei portafogli, insieme alla conoscenza profonda delle aziende. A livello aziendale molte sono le sfide che derivano dai mutamenti geopolitici in atto ed è quindi sempre più difficile preservare i livelli di marginalità storica e raggiungere i target fissati. In questo scenario, inoltre, l’attenzione alla sostenibilità, intesa come analisi profonda del come e del dove le aziende e i propri fornitori operano, assume caratteri strategici per le nostre PMI e per il nostro Paese. Il come, ma soprattutto il dove, si produce sarà sempre più centrale nel futuro prossimo e le nostre PMI, avendo una connotazione più “locale”, sono sicuramente molto ben posizionate. In momenti di stress di mercato come quelli attuali, è quindi importante veicolare i risparmi verso aziende virtuose a 360 gradi e spina dorsale della nostra economia: le PMI.