La mancanza di una chiara indicazione futura lascia un po’ di incertezza sui mercati

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Come previsto, la Fed ha aumentato di altri 75pb, come già prezzato dal mercato, continuando ad anticipare i rialzi dei tassi per domare l’alta inflazione.  I 150 punti base di rialzo delle ultime due riunioni sono i maggiori aumenti dei tassi avvenuti in un arco temporale molto concentrato dall’era Volcker all’inizio degli anni ’80, il che è un altro segno di quanto la Fed sia impegnata a far scendere l’inflazione verso l’obiettivo del 2%.

Il tono della politica continua a essere da falco e la Fed è molto attenta ai rischi di inflazione, per cui prevede continui aumenti del tasso sui Fed Funds.

Tuttavia, la Fed sarà meno chiara sulle linee guida per i futuri rialzi dei tassi, passando a un approccio decisionale di riunione in riunione, con l’entità dei rialzi che dipenderà dai dati in arrivo.

Il presidente Powell ha fatto notare che questa mossa è dovuta al raggiungimento del livello neutrale del 2,25-2,50%, ma ha sottolineato che la direzione della policy sui tassi è ancora coerente con la sintesi delle proiezioni economiche (SEP) di giugno.

La mancanza di una chiara indicazione futura lascia un po’ di incertezza sui mercati, per cui dovremmo assistere a una maggiore volatilità nel breve termine.  La reazione iniziale dei mercati del rischio (azionario/creditizio) e di quello dei tassi è positiva, in quanto ritengono che la Fed sia ora più credibile nella sua campagna di lotta all’inflazione.  Nel medio termine, se la Fed continuerà a rialzare i tassi a un livello restrittivo, potrà spingere l’economia verso una recessione, dato che continuiamo a vedere segnali di rallentamento, il che sarebbe negativo per i mercati del rischio e positivo per i mercati dei tassi.