Welfare aziendale, Assolombarda: un lavoratore su tre converte il premio in welfare

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E’ stato pubblicato l’Osservatorio annuale sul welfare aziendale di Assolombarda. Quali sono le principali evidenze?

La percentuale di accordi depositati presso il Ministero del Lavoro con contenuto di welfare aziendale nel 2022 risulta pari al 60,7%. E’ una misura solo approssimativa della diffusione di un fenomeno in costante crescita (nel 2021 era del 59,7%), dato che non rileva, ad esempio, le eventuali iniziative adottate da imprese che non hanno stipulato e depositato accordi di produttività ai fini della detassazione. La percentuale è in linea con il 58,3% rilevato dall’indagine sul lavoro, condotta tra associate di Assolombarda, con riferimento al territorio di Milano, Monza, Pavia e Lodi.

Tra le imprese che hanno partecipato all’indagine la scelta più frequente di finanziamento è quella mista: il 52% prevede infatti sia la conversione di premi in welfare, sia erogazioni “on top”. Tra i lavoratori che ne hanno l’opportunità, la percentuale di chi decide di procedere alla conversione si aggira intorno al 30%, con punte del 53% tra i quadri. Dai dati raccolti dall’indagine risulta che mediamente viene convertita una quota pari al 23,5% del premio di produzione: applicata ai 1.518 euro stimati dall’analisi dei contratti depositati presso il Ministero del Lavoro, tale percentuale varrebbe circa 450 euro.

Si sottolinea ancora come l’Osservatorio, grazie ai provider che collaborano all’iniziativa, dispone di informazioni di dettaglio sulle somme mediamente spese dai beneficiari di welfare aziendale e sulle tipologie di servizi fruiti.

Stando ai dati raccolti l’importo speso nel 2022 in servizi welfare ammonta a 588 euro, pari al 79,1% di quanto a disposizione: ciò significa che ogni lavoratore ha mediamente potuto disporre di meno di 750 euro, una cifra più in linea con i 780 derivanti dal calcolo nel 2020 che con i 1.080 stimati nel 2021.

Il welfare aziendale ha avuto poi un ruolo importante per cercare di attenuare gli effetti dell’inflazione sui salari reali, essendo risultato lo strumento più utilizzato dalle imprese che sono intervenute. Non tutte ci sono riuscite, si rimarca, a causa di una tempistica non proprio adeguata di alcune misure tra quelle disposte a più riprese dal Governo: i 200 € in buoni carburante sono stati decisi a inizio anno e la defiscalizzazione delle bollette fino di 600 € ad agosto, ma l’innalzamento del limite di esenzione a 3.000 € è di novembre, con poco tempo concesso alle aziende per metterlo a disposizione dei dipendenti o l’impossibilità di farlo per la già avvenuta spesa, al momento del provvedimento, del budget dedicato al welfare. Quanto alla soglia, i risultati del sondaggio riservato ai direttori HR delle aziende associate ad Assolombarda confermano che è ormai arrivato il momento di elevare strutturalmente una soglia, 258,23 €, vecchia di 25 anni (gennaio 1998). La mera rivalutazione monetaria (+65%) giustificherebbe di portarla a 420 €, ma l’importo medio che viene indicato dagli HR manager delle imprese associate ad Assolombarda come funzionale alle politiche retributive è ben superiore: 1.162 €.