Psicologia e modelli di prezzo

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Una spiegazione scientifica sulle ragioni che spiegano il funzionamento dei modelli di prezzo presenti sui grafici.

Una persona che nel diciottesimo secolo si fosse trovata a passeggiare in Giappone per le strade di Osaka, di Sakata, o nei loro dintorni, avrebbe notato sui tetti di alcune case la presenza di persone che, con delle bandierine, si scambiavano misteriosi segnali. Per quel periodo non era un fatto così strano: mancando il telefono od altri strumenti che usiamo ai nostri giorni, quello era un modo per scambiare le informazioni a lunga distanza, un po’ come facevano gli indiani con i segnali di fumo.
Ma quali informazioni si stavano scambiando queste persone? Semplicemente i prezzi in tempo reale delle quotazioni del mercato del riso. In quel periodo in Giappone il mercato del riso era di grande importanza, tanto che i primi futures, i contratti a termine, hanno la loro origine nei mercati giapponesi. Le persone con le bandierine lavoravano per Munehisa Homma, un mercante che commerciava nel campo del riso, per noi famoso in quanto inventore dei grafici conosciuti come “candele giapponesi”. Si tratta di una forma molto completa di rappresentazione grafica dei prezzi: grazie a questo sistema, con la stessa figura si poteva rappresentare in una unica forma il prezzo di apertura, quello di chiusura, il minimo ed il massimo di giornata. Queste informazioni venivano raffigurate con una forma che assomigliava appunto ad una candela. La figura della candela giapponese è costituita da un corpo, rappresentato da un rettangolo disposto verticalmente, i cui estremi erano rappresentati dal prezzo di apertura e di chiusura. Il colore del corpo cambiava in base al rapporto del prezzo di apertura rispetto a quello di chiusura. Se l’ultimo era maggiore del primo, allora si trovava sopra e la candela era con un corpo bianco o verde (candela rialzista), nel caso opposto si sarebbe trovato sotto e la candela sarebbe stata nera o rossa (candela ribassista). Agli estremi del corpo della candela sono presenti due linee, dette “ombre”, che indicavano il prezzo massimo (ombra superiore) o minimo (ombra inferiore) della giornata. Una piccola rappresentazione vale più di mille parole: nella figura 1, potete vedere le diverse combinazioni di quanto detto.

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In realtà, Homma era famoso nella sua terra, non tanto per aver creato le candele giapponesi, che pare, secondo alcuni studi, fossero utilizzate in periodi successivi, ma per il fatto di aver capito che l’aspetto psicologico del mercato fosse il più importante per avere successo nel trading (1): egli era quindi riuscito a ben comprendere che i prezzi di mercato erano fortemente dipendenti dall’emotività degli attori che operavano all’interno dello stesso.
Oggi potremmo dire che è stato una dei primi studiosi di finanza comportamentale. Questa scienza, che vanta fra i suoi rappresentanti il premio Nobel Daniel Kahneman (2), è infatti giunta a spiegare scientificamente quello che si era intuito nei secoli scorsi ma non si era mai stato in grado di spiegare razionalmente: spesso l’aspetto psicologico guida le decisioni finanziarie.
Mi si passi una metafora. Chi ha un cane sa che quando esso muove la coda in modo alternato a destra e sinistra è contento, e quando ha invece la coda fra la gambe posteriori dimostra insicurezza. Quindi noi siamo in grado di capire utilizzando il canale visivo un segnale di un comportamento che mostra lo stato emotivo interno del nostro animale.
Con l’utilizzo dei grafici, possiamo capire attraverso alcuni modelli di prezzo presenti in una curva, lo stato emotivo sottostante degli attori che partecipano al mercato, come per esempio l’avidità o la paura, e di conseguenza fare delle previsioni probabilistiche di come si potrà muovere il mercato.
Ma andiamo con ordine, cerchiamo di farci un percorso mentale su come si può arrivare a tutto questo. Già negli ultimi decenni, diversi accademici si erano accorti che il loro Homo Oeconomicus, all’interno del campo delle scelte di investimento, non era tutto sommato così razionale come doveva essere, e le scelte che faceva in pratica, molte volte erano dettate da motivi ben diversi rispetto all’utilità attesa evidenziata dalla parte teorica. Gli studiosi di finanza comportamentale ci hanno dimostrato scientificamente che all’interno del processo decisionale intervengono delle motivazioni e dei meccanismi, che non hanno nulla a che fare con la scelta razionale di massimizzare l’utilità attesa.
Quello che la finanza comportamentale ha evidenziato a livello di singolo individuo, l’analisi tecnica, e primo fra tutti Homma, lo ha invece evidenziato a livello di comportamento collettivo.
Infatti la folla ha dei comportamenti che sono ben diversi dalle persone considerate nella loro individualità. Già gli studi di fine ottocento di Gustave Le Bon, studioso di psicologia delle masse e della collettività “incosciente”, hanno fatto luce su questo affascinante aspetto (3).
Richard W. Schabacker, redattore finanziario di Forbes Magazine con precedenti esperienze presso la Federal Reserve Bank di New York e la Standard Statistic Company (oggi Standard & Poor’s), scrisse tre importanti libri (4) sul funzionamento del mercato finanziario. In essi sono descritti i primi modelli (pattern) di prezzo occidentali che possono essere identificati sui grafici, per meglio comprendere la sequenza di relazioni piscologiche sottostanti fra compratori e venditori. Pensiamo per esempio al famoso pattern testa spalle, un modello di inversione di tendenza che vediamo rappresentato nella fig. 2.

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Si tratta di un modello di prezzo in cui va valutato anche l’andamento dei volumi scambiati. La spalla sinistra e la testa sono simili a due massimi crescenti di un trend rialzista, ma ci sono già alcune differenze: durante la formazione del secondo massimo rialzista, la testa, i volumi sono inferiori rispetto a quelli relativi alla formazione del primo massimo rialzista della figura, la spalla sinistra. Questo denota una minore partecipazione dei compratori. Segue poi l’onda di ritracciamento, cioè la parte destra della testa, che invece di ritracciare un terzo o metà del percorso, ritorna all’altezza del minimo precedente. Questa è un’altra indicazione che non c’è da parte dei compratori abbastanza ottimismo per sostenere in maniera adeguata i prezzi. Segue poi la formazione della spalla destra, che forma un massimo decrescente con i prezzi che, una volta raggiunto il minimo precedente, forano la trendline tracciata sotto i minimi, detta neckline, con un forte incremento dei volumi che conferma una cambio di emotività degli attori partecipanti al mercato con la prevalenza dei ribassisti sui rialzisti. C’è da dire che non sempre tutti i pattern testa-spalla finiscono sempre in una inversione del trend: alcune volte si possono trovare in fasi di mercato dove ci sono dei momenti di pessimismo dovuti a temporanee condizioni di fondamentali in peggioramento. Quando questi fondamentali, a seguito di nuove notizie, vengono interpretati nuovamente in modo positivo, la crescita può riprendere la sua forza, sia grazie ai compratori, sia per le ricoperture effettuate dai ribassisti. Bisogna comunque tenere conto che la paura che emerge fra i ribassisti ha una forza maggiore dell’entusiasmo presente fra i rialzisti, e quindi l’impatto sui prezzi è sempre molto più importante.
Sono però dovuti passare diversi anni, attraverso le prime critiche del mondo accademico che vedeva questi studi come qualcosa di cabalistico (pensiamo solo al libro di Melkiel, “A Random Walk down Wall Street”, dove analisti tecnici, ma anche fondamentali, venivano descritti come delle specie di stregoni), per arrivare negli ultimi decenni ad avere, sempre e curiosamente da alcuni accademici, la conferma scientifica che questi pattern in alcuni mercati davano un valore informativo aggiunto (si pensi ad esempio agli studi di Osler (5) e Lo, Mamaysky e Wang (6)).
Quindi avidità e paura sono emozioni che influenzano sempre l’attività dei prezzi, e a livello di folla sono cicliche. Questo comporta la loro presenza all’interno delle curve di prezzo con una certa ripetitività e quindi prevedibilità se abbiamo gli strumenti per identificare i pattern di prezzo.
Ecco quindi che quando andiamo a parlare in analisi tecnica di rottura di una trend line o di un supporto, e di foratura di una resistenza, le ragioni sottostanti non vanno cercate nella cabala o nell’astrologia, come asserivano i primi accademici che hanno studiato il fenomeno, bensì nelle transazioni psicologiche tra gli attori presenti nel mercato, ben spiegate dagli studiosi di finanza comportamentale e di psicologia cognitiva.
I grafici non sono nient’altro che una descrizione psicologica di modelli di interazione dove è presente la variabile prezzo. Una buona conoscenza anche del sottostante, ci permette di meglio comprendere quello che accade e quello che potenzialmente potrebbe accadere nei periodi successivi.
E’ quindi l’aspetto psicologico che guida in molte situazioni il movimento dei prezzi di mercato. Il professor Lo, del MIT, è autore di una teoria relativa ai mercati finanziari che coniuga l’aspetto razionale con quello psicologico (7).
La “Teoria dei Mercati adattivi” ci spiega che i mercati non sono sempre efficienti, ma neanche sempre irrazionali: sono adattivi.
Ogni tanto, i mercati possono crollare e la saggezza delle folle può rapidamente diventare la follia della folla: animal spirit, o meccanismi di stimolo risposta istintivi emergono dal profondo del nostro cervello rettiliano e si innescano in determinate situazioni: il comportamento che talvolta può sembrare irrazionale è, invece, un comportamento che non ha ancora avuto sufficiente tempo per adattarsi al contesto attuale.
Quindi regole fisse di investimento che ignorano i cambiamenti ambientali, avranno sempre conseguenze impreviste, ed il riconoscimento di pattern, in qualsiasi forma, potrebbe portare dei vantaggi competitivi.
Ecco quindi che l’Analisi Tecnica, può essere utile a chiudere o ridurre le posizioni di investimento quando vengono riconosciuti dei modelli di prezzo che sono in grado di riconoscere l’arrivo della “follia della folla”.
Chiudo l’articolo con un esempio di “follia delle folle” in un testa spalle multiplo (cioè con presenza di più spalle), sull’etf che replica l’indice europeo DJ Stoxx 600, nel periodo 2006-2008 – Fig. 3.

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Note a piè di pagina

(1) Steve Nison – Beyond Candlesticks – 1994 – John Wiley ed. pag. 14;
(2) Daniel Kahneman, premio Nobel 2002, “per aver integrato argomenti della ricerca psicologica con le scienze dell’economia, con particolare riguardo ai processi decisionali e di giudizio nelle incertezze”
(3) Gustave Le Bon – La psicologia delle folle – 1895 – ed. italiana Monanni 1927;
(4) Stock Market and Practice – 1930, Technical Analysis and Market Profits – 1932, Stock Market Profits -1934;
(5) Chang & Osler (1995) – «Head and Shoulders: not just a flaky pattern»;
(6) Lo, Mamaysky & Wang (2000) – «Foundations of Technical Analysis: computational algorithms, statistical inference, and empirical implementation»;
(7) Lo, Andrew (2004): “The Adaptive Market Hypothesis: Market Efficiency from an Evolutionary Perspective” (pubblicata in The Journal of Portfolio Management, Vol. 30, No. 5: pp. 15–29).

Mario Valentino Guffanti, CFTe (Certified Financial Technician) è un consulente finanziario e ricercatore.
E’ Vice President della Samt (Swiss Association of Market Technicians) per la Svizzera italiana e si occupa anche di formazione e coaching finanziario. E’ docente di Analisi Tecnica, e relatore in diverse conferenze sulla materia.

La sua mail è: mario@guffanti.net