Crescita australiana a propulsione cinese
Sull’Australia, Aberdeen Standard Investments è cautamente ottimista. Molti investitori non tengono conto di quanto l’economia australiana dipenda in larga parte dalla Cina. Infatti, riteniamo che la dipendenza commerciale da Pechino, come pure l’influenza di quest’ultima sui prezzi delle materie prime, faccia della Cina il principale fattore di vulnerabilità dell’Australia.
I policymaker di entrambi i paesi ne sembrano consapevoli e stanno cercando di ridurre un eventuale effetto domino. Le autorità cinesi hanno intensificato gli sforzi coordinati volti a contenere i rischi del sistema finanziario, come emerge dal Rapporto sulla stabilità finanziaria di aprile della Reserve Bank of Australia (RBA).
Nel Rapporto, la banca centrale australiana spiega che i provvedimenti presi dalle autorità di Pechino rappresentano uno sviluppo positivo per l’economia cinese che si riflette, di conseguenza, sull’economia australiana tanto sostenuta dalla Cina. Quest’anno non intravediamo un rischio di hard landing in Cina tale da gravare sulle prospettive dell’Australia. Le autorità cinesi hanno limitato i deflussi di capitale e operato una stretta monetaria nel tentativo di alimentare una crescita più sana che faccia meno affidamento sull’espansione del credito.
Sebbene la Cina eserciti un’influenza eccessiva sull’economia australiana, è importante notare la generale dipendenza dell’Australia anche da altri paesi. Nel complesso, l’Australia è un paese che conta molto su economie esterne quando si tratta di materie prime e risorse.
Da una parte può sembrare un fattore di debolezza, dall’altra può anche essere un punto di forza e la conferma che l’Australia è ben sincronizzata con la crescita globale, soprattutto con le prospettive economiche attuali e future. Nessun paese vive più in uno stato d’isolamento ed economie come l’Australia, che si inseriscono a pieno titolo nelle dinamiche globali, sono in grado meglio di altre di cogliere le opportunità di crescita su scala mondiale. L’Australia non attraversa una recessione da oltre vent’anni, forse la dimostrazione più tangibile che proprio la comprensione di questi meccanismi può risultare vantaggiosa nel lungo periodo.
Nonostante l’incertezza, i mercati globali sembrano in crescita. L’anno scorso le economie di tutto il mondo erano indirizzate verso la ripresa. Le prospettive per la crescita economica su scala globale sono solide e i prezzi delle materie prime stabili. Nell’insieme, questi sono indicatori positivi per le società che hanno un’esposizione verso l’estero.
Gli utili delle imprese asiatiche mostrano un sensibile miglioramento e prevedibilmente continueranno su questa strada nel corso del 2018, anche se il ritmo dell’espansione potrebbe rallentare quando le principali banche centrali inizieranno a ridurre gli stimoli finanziari. Oltre che in Cina, la politica monetaria è avviata verso una stretta anche in diversi paesi asiatici, tra cui Corea, Malesia e Filippine, che stanno cercando di contenere la crescita del credito. La normalizzazione delle politiche monetarie potrebbe comportare qualche ostacolo nel breve periodo ma noi crediamo che i policymaker globali preferiranno un approccio graduale per ridurre al minimo le fasi di turbolenza sui mercati.
La banca centrale australiana prevedibilmente inizierà la stretta monetaria verso la fine del 2018. La maggior parte degli indicatori aggregati di stress finanziario in questo momento restano bassi nel paese, secondo il recente rapporto sulla stabilità finanziaria della RBA.
Banche australiane sotto pressione
Sia gli investitori che il governo australiano stanno monitorando il settore bancario che di recente è stato oggetto di indagin, allo scopo di portare alla luce eventuali violazioni su molti fronti, da quello delle parcelle e della commissioni nella consulenza finanziaria alle operazioni undisclosed. Questo potrebbe alimentare l’incertezza e i costi fissi delle banche in un momento in cui i ricavi degli istituti bancari sono già sotto pressione. Quando vengono introdotti simili interventi normativi, i mercati possono essere più soggetti a oscillazioni. Le banche rappresentano circa un terzo dell’indice di riferimento S&P/ASX 300, pertanto un intoppo sul fronte normativo potrebbe gravare in qualche modo su tale indice.
Tuttavia, i risultati di queste indagini dovrebbero condurre a un rafforzamento delle politiche bancarie, riducendo dunque il rischio sul lungo termine. Sarebbe uno sviluppo positivo per gli investitori.
Per il momento le banche vengono sostenute dalle condizioni dei mercati finanziari di lungo termine, sia locali che offshore, che generalmente sono stati favorevoli nonostante il recente aumento del costo del denaro. I coefficienti patrimoniali hanno continuato a crescere e hanno raggiunto i target annunciati dall’APRA (Australian Prudential Regulation Authority) lo scorso anno, o vi si stanno avvicinando, ed entreranno in vigore nel 2020.
L’Australia resta una regione interessante in cui investire, ma come la maggior parte delle società e degli investitori dovrebbe fare, è necessario prestare grande attenzione a ciò che sta accadendo in altri mercati, oltre che a quello in cui si sta operando.
Robert Penaloza – Head of Australian Equities – Aberdeen Standard Investments

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