UBP: Commento post BCE
La BCE guarda a un contesto economico sempre più caratterizzato dal rischio e prevede per i prossimi anni una crescita fiacca (inferiore al 2%) e un’inflazione costantemente inferiore al 2% fino al 2021.
Tuttavia, come già annunciato in precedenza, sta mettendo fine al suo programma di QE. Non sorprende quindi che la BCE faccia affidamento sugli afflussi di reinvestimenti verso asset dell’universo obbligazionario (senza che sia prevista una scadenza) per continuare a fornire sufficiente liquidità.
L’analisi dei rischi comincia a diventare meno favorevole, ma si ritiene che le fonti di preoccupazione siano temporanee, o quantomeno che, se tutto dovesse andare bene queste non sarebbero abbastanza preoccupanti da impensierire la BCE a tal punto da indurla a rivedere l’aumento dei tassi d’interesse programmato dopo il terzo trimestre. La banca centrale evidentemente non è così rilassata come vorrebbe, ma non vuole continuare il suo programma di acquisto di asset, in quanto si aspetta anche aumenti regolari dei prezzi sottostanti e sta delineando uno scenario di mercato del lavoro più rigido e salari in aumento.
La BCE si sta indirettamente preparando a gestire il maggiore rischio atteso per l’anno prossimo nel caso in cui il rallentamento individuato alla fine del 2018 non sia solo temporaneo, ma diventi permanente. In tal caso, qualsiasi rialzo dei tassi di riferimento sarebbe rinviato e potrebbero tornare in gioco altre misure di liquidità (come il TLTRO).
Patrice Gautry – Chief Economist – Union Bancaire Privée (UBP)

LMF green
Mente e denaro
Sala Stampa