BCE: fiduciosa ma premurosa forse preoccupa i mercati
Nel meeting odierno la Bce con decisione unanime ha:
- mantenuto invariati i tassi di rifinanziamento principale, marginale e di deposito a 0%, 0.25% e -0.40%;
- lanciato una nuova serie di operazioni trimestrali mirate di rifinanziamento a piu’ lungo termine (TLTRO III) da settembre’19 a marzo’21, ciascuna con la scadenza di due anni. Le controparti potranno contrarre prestiti fino al 30% dello stock di prestiti idonei al 28/2/19 ad un tasso pari alla media del MRO del periodo del prestito stesso, ma con incentivi per il mantenimento di condizioni favorevoli di credito. Il meccanismo è studiato per evitare la congestione dei bilanci bancari per le scadenze dei precedenti LTRO (6/20-3/21), di varie obbligazioni in circolazione e per agevolare il rispetto di regolamenti stringenti, ma non vuole assolutamente facilitare l’acquisto di titoli governativi (per questo TLTRO e non LTRO);
- esteso la Forward guidance di mantenere i tassi ai livelli correnti da almeno fino l’estate 2019 a tutto il 2019 (e si è discusso anche di allungarla al 3/20), o più se necessario per garantire la convergenza dell’inflazione a valori prossimi ma inferiori al 2%;
- reiterato la prosecuzione delle operazioni di prestito dell’Eurosistema con procedure di gara a tasso fisso con piena assegnazione per tutto il tempo necessario e almeno fino marzo’21;
- prosecuzione dei reinvestimenti di cedole e titoli che scadono per un esteso periodo di tempo anche dopo i primi rialzi dei tassi per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario. Il mantenimento di una dimensione di bilancio invariata equivale a un continuo easing perché in Eurozona il ratio debito/pil sta scendendo in aggregato.
Le nuove operazioni sono state ideate per preservare accomodanti condizioni dei prestiti bancari e la regolare trasmissione della politica monetaria al fine di supportare un’economia che si sta sensibilmente indebolendo (vedi sopra in tabella la riduzione delle stime) e vedrà uscire ancora dati deboli, al di là delle prime cause idiosincratiche e con impatti più pesanti e duraturi di quanto precedentemente atteso, anche se ancora con basse probabilità di recessione secondo la Bce.
Permangono infatti rischi al ribasso sia per fattori esterni (Brexit, protezionismo, rallentamento in Cina e anche altrove) sia per fattori interni (Italia, settore auto tedesco ecc.). Le previsioni della Bce al riguardo sono fatte sulla base dello stato attuale delle situazioni.
In questo contesto le aspettative di inflazione si sono smorzate e l’inflazione sarà altresì in ribasso a fine anno ma ci sono scarse probabilità de-ancoraggio. Semplicemente la bassa crescita rallenterà il passaggio ai prezzi dei rialzi salariali. Quindi l’inflazione convergerà agli obiettivi in un tempo più esteso, ma la Bce resta convinta che lo farà comunque perché l’output gap si sta chiudendo e questo sosterrà i salari e la domanda. C’è perciò ancora confidenza nell’andamento di base dell’economia.
Il consiglio non ha discusso l’ipotesi di riavviare il QE, ma si è detto pronto ad agire in base ai dati come necessario con fare proattivo piuttosto che reattivo perché in fase di incertezza sono meglio piccoli passi piuttosto che una corsa accelerata.
Draghi non ha perso l’occasione per ribadire che i paesi con alto debito devono ricostituirsi margini di manovra e in generale i governi devono procedere con le riforme (tra cui anche l’unione bancaria) per aumentare il potenziale e ridurre la fragilità dell’eurozona.
Nel complesso è una manovra espansiva che aggiunge maggior accomodamento monetario ed è tecnicamente di supporto ai bilanci delle banche e ai titoli obbligazionari della periferia a scapito dell’euro, ma si basa sul riconoscimento di un rallentamento più esteso in essere e questo può creare dei dubbi tra gli operatori sulla sostenibilità del rally borsistico in corso.
Marco Vailati – Responsabile Ricerca & Investimenti – Cassa Lombarda

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