Alphabet ha archiviato un novembre intenso, segnato soprattutto dal lancio di Gemini 3 e dal “roll-out” delle nuove TPU Ironwood (chip progettati in modo particolare da Google): due tasselli che hanno riportato il gruppo al centro del dibattito sull’intelligenza artificiale e hanno sostenuto il crescente interesse degli investitori. La capitalizzazione ha sfiorato nuovi massimi, alimentata anche da indiscrezioni su partnership strategiche che suggeriscono come l’AI infrastrutturale di Alphabet possa diventare, nei prossimi anni, una linea di business autonoma rispetto al core advertising.
Il confronto con i principali competitor chiarisce il posizionamento dell’azienda. Nvidia resta la forza dominante nell’hardware per l’intelligenza artificiale; Microsoft e Amazon guidano il cloud globale; Apple continua a puntare sull’integrazione hardware-software. Alphabet occupa un ruolo più trasversale: combina ricavi stabili dalla pubblicità con piattaforme tecnologiche proprietarie che spaziano dai chip ai data center fino ai modelli generativi. Questa diversificazione si riflette anche nelle valutazioni: il rapporto prezzo/utili di Alphabet rimane relativamente moderato rispetto ad altre megacap che oggi incorporano scenari di crescita estremamente ottimistici.
Il mercato riconosce la stabilità dei ricavi base ma lascia spazio a rivalutazioni nel caso in cui le nuove linee di business — AI, cloud e hardware dedicato — mostrino trazione commerciale più evidente. Al centro dell’attenzione tecnica ci sono le TPU, i chip proprietari di Google progettati per accelerare i carichi di lavoro dell’intelligenza artificiale. A differenza delle GPU di Nvidia, nate come componenti generaliste e poi adattate al deep learning, le TPU sono pensate sin dall’origine per elaborare enormi quantità di operazioni matematiche in modo ripetitivo ed efficiente. Il vantaggio risiede nella loro specializzazione per l’AI: possono eseguire più velocemente e con minore consumo energetico i calcoli tipici dei modelli neurali, ottimizzando costi e tempi di addestramento.
L’integrazione verticale offre un ulteriore punto di forza: Alphabet controlla chip, infrastruttura cloud, framework software e modelli, creando un ecosistema unificato che consente alle aziende di accedere a capacità computazionale elevata senza complessità operative. Se l’adozione esterna dovesse crescere, le TPU potrebbero trasformarsi in una fonte di ricavi ricorrenti, ampliando il contributo dell’AI al bilancio del gruppo. In sintesi, novembre ha evidenziato un’accelerazione tecnologica che rafforza il posizionamento strategico di Alphabet. Nel panorama delle big tech, la combinazione tra valutazioni relativamente più contenute, solidità industriale e potenziale di crescita legato all’intelligenza artificiale sembra rendere il titolo uno dei profili più equilibrati tra stabilità presente e possibili sviluppi futuri.