AXA Investment Managers Francia: tra stallo politico e politiche economiche europee

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Dopo il primo turno delle elezioni in Francia, l’estrema destra è risultata nettamente in testa, mentre l’alleanza di Macron si è piazzata terza, ma il Rassemblement National (RN) ha ottenuto un risultato inferiore di 2-3 punti rispetto a quanto suggerito da alcuni degli ultimi sondaggi. Eppure, le proiezioni dei seggi collocano ancora il RN vicino alla soglia di maggioranza.

Dobbiamo però ricordare che queste estrapolazioni si possono considerare “lettera morta”, visto che probabilmente l’alleanza di sinistra e i centristi ritireranno dal secondo turno i loro candidati arrivati in terza posizione per cercare di impedire al RN di superare la soglia, anche se la portata esatta di questi “ritiri reciproci” rimane poco chiara. Tuttavia, è abbastanza chiaro che, e da un lato i macronisti hanno perso ogni speranza di avvicinarsi alla maggioranza, dall’altro una vittoria dell’alleanza di sinistra sarebbe ora aritmeticamente molto difficile, dato il numero sostanziale di circoscrizioni in cui sono arrivati terzi. L’assenza di una maggioranza solida da parte di uno dei blocchi principali rimane, dunque, un risultato estremamente plausibile.

Un articolo del FT della scorsa settimana ha riacceso l’interesse per le condizioni in base alle quali lo Strumento di Protezione della Trasmissione (“TPI”) della Bce potrebbe essere attivato per aiutare la Francia. A nostro avviso, il fatto che la Francia – e l’Italia – siano di nuovo sottoposte a Procedura per Deficit Eccessivo non sarebbe necessariamente un ostacolo, a patto che il Governo mostri una certa disponibilità a rispettare le raccomandazioni del Consiglio Ue. Tuttavia, date le perplessità in alcuni Paesi chiave, la Bce dovrebbe garantire che l’azione sia “proporzionata” al rischio, il che suggerisce che un allargamento dello spread dovrebbe colpire seriamente l’economia per far scattare il TPI. Lo strumento serve a mitigare una crisi, non a stroncarla sul nascere. Indipendentemente da ciò che qualsiasi futuro governo francese decida di fare, non dovrebbe contare sul sostegno immediato della BCE.

Infine, guardando al flusso di notizie degli Stati Uniti della scorsa settimana, siamo paradossalmente ancora più fiduciosi nel fatto che la Fed taglierà i tassi a settembre, in presenza di notizie migliori sull’inflazione e di ulteriori segnali di un leggero ammorbidimento dell’economia, ma anche più preoccupati della possibilità che non possa tagliare molto di più nel 2025 – con effetti a catena sui tassi a lungo termine – dal momento che la probabilità di una vittoria di Trump – e dell’implementazione della piattaforma inflazionistica che intende attuare – sta aumentando.