(Axa im) – navigare con poca visibilità lungo scogliere conosciute
Le informazioni più recenti confermano l’ipotesi di una recessione temporanea negli Stati Uniti nella seconda metà del 2025.
Il successo della “Reaganomics” nei primi anni Ottanta non rappresenta un valido precedente per interpretare l’attuale orientamento politico degli Stati Uniti.
In occasione del taglio di 25 punti base, ci aspettiamo che la Bce esprima la propria disponibilità a tagliare ulteriormente – qualora fosse necessario.
Il 2 aprile, gli Stati Uniti dovrebbero rivelare i progetti dettagliati riguardanti i dazi, ma va considerato che Scott Bessent li ha presentati come un semplice inizio di trattative: di conseguenza, l’incertezza commerciale persisterà per mesi, con un prezzo da pagare in termini di crescita, sia per gli obiettivi dei nuovi dazi sia per gli stessi Stati Uniti. Utilizzando le stime del 2018-2019, l’incertezza da sola potrebbe costare dal 2 al 4% del capex delle imprese statunitensi. Per quanto riguarda i consumatori, il nostro modello econometrico conferma che gli americani continuano ad essere più depressi di quanto lo stato “oggettivo” dell’economia suggerirebbe. Questo era vero sotto l’Amministrazione Biden – e rimane vero anche adesso. Sospettiamo che il costante bombardamento di notizie sui dazi non sia d’aiuto. Il sentiment conta: anche quando si controllano le variabili economiche di riferimento, la fiducia dei consumatori ha un impatto misurabile sulla spesa. È improbabile che sia abbastanza potente, in questa fase, da far precipitare gli Stati Uniti in una recessione, ma unitamente a prezzi azionari più bassi e all’approccio attendista sulle spese in conto capitale, il significativo rallentamento della crescita degli Stati Uniti che abbiamo previsto a partire dal 2026 potrebbe concretizzarsi molto prima.
L’incertezza ha caratterizzato anche la recente riunione dei membri del FOMC. Mentre il mercato si è concentrato su alcuni aspetti dovish delle dichiarazioni di Powell, uno sguardo attento ai dettagli delle previsioni della Fed suggerisce che, sebbene la Banca centrale non sia ancora pronta a passare a una linea di base di stagflazione, i rischi al ribasso della crescita e, probabilmente in modo più evidente, i rischi al rialzo dell’inflazione, in uno scenario centrale ancora benigno, vengono presi seriamente.
Senza dubbio, l’incertezza commerciale rappresenta un altro ostacolo per l’Europa. Tuttavia, in Germania e Francia, la fonte dell’aumento significativo dell’incertezza politica complessiva sulla politica economica è antecedente alla “guerra commerciale 2.0” ed è più legata a fattori interni. La conferma del successo del nuovo governo tedesco nel modificare in modo deciso la posizione fiscale per i prossimi dieci anni, e in Francia il ritorno di una leadership politica più chiara in un contesto in cui dominano la difesa e gli affari esteri, potrebbero attenuare alcuni dei fattori di rischio esterni. Tuttavia, la tempistica resta problematica: i dazi sono una questione immediata, mentre la spesa per la difesa riguarda il futuro.