IA generativa e diritto d’autore: perché i quattro fattori del “fair use” diventano temi economici cruciali
L’analisi dell’Avv. Cristiano Cominotto sui rischi di mercato e i nuovi equilibri competitivi
L’intelligenza artificiale generativa non è solo una questione tecnologica o giuridica: è un tema che incide direttamente sui mercati creativi ed economici. Lo ha chiarito l’Avv. Cristiano Cominotto, managing partner di AL Advalux, nel suo intervento al convegno “IA e Mercato: una tecnologia alla ricerca di un equilibrio”, tenutosi presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, organizzato da AIRIA – Associazione Italiana per la Ricerca sull’Intelligenza Artificiale, con la collaborazione di ALAI Italia e del Dipartimento di Scienze Economico-Aziendali e Diritto dell’Economia di UNIMIB.
Secondo Cominotto, i quattro fattori del fair use (dottrina legale statunitense che consente di utilizzare opere protette da copyright senza il permesso del titolare dei diritti) possono diventare uno strumento strategico per valutare non solo la liceità dell’utilizzo dei modelli generativi, ma soprattutto l’impatto competitivo sul mercato degli autori, delle aziende culturali e dei settori che monetizzano contenuti e creatività.
Quando la trasformazione non basta: nuove asimmetrie di mercato
Il primo fattore del fair use – scopo e natura dell’uso – acquista una valenza economica decisiva. È vero che ogni output algoritmico è tecnicamente “trasformativo”, osserva Cominotto, ma questo non basta per valutarne l’impatto competitivo. Ciò che conta è quanto di quell’output sia frutto dell’apporto umano e quanto rappresenti, al contrario, una trasposizione più o meno fedele dell’identità autoriale altrui.
Esperimenti come i sonetti “alla Shakespeare” generati da GPT-3 o l’intervista “ad Einstein” mostrano come un modello possa riprodurre elementi stilistici così riconoscibili da rendere indistinguibile l’originale dal derivato. Per Cominotto la domanda diventa economica prima ancora che giuridica: qual è l’effetto sul mercato quando una tecnologia può replicare il valore distintivo di un autore senza costi aggiuntivi?
La distinzione tra uso commerciale e non commerciale, in questo quadro, diventa una linea di demarcazione tra utilizzo accettabile e rischio competitivo.

Dataset creativi: un patrimonio che genera valore… per chi?
Il secondo fattore del fair use – la natura dell’opera – si sposta sul terreno finanziario quando si guarda a cosa alimenta i dataset. Modelli addestrati su opere altamente creative non estraggono solo dati: assorbono, come sottolinea Cominotto, il nucleo creativo che ha valore economico sul mercato.
Progetti come “The Next Rembrandt” lo mostrano con chiarezza: l’algoritmo ha analizzato oltre 300 opere del maestro olandese, ricostruendone meccanismi compositivi e stilistici fino a produrre un dipinto perfettamente credibile. L’esperimento era lecito solo perché Rembrandt è di pubblico dominio. Ma Cominotto evidenzia una criticità strategica: “Cosa accade quando la stessa metodologia viene applicata ad artisti contemporanei?”.
Il caso del “Ritratto di Edmond de Belamy”, generato da un algoritmo addestrato su 15.000 opere, ribadisce il punto: l’output è nuovo, ma nasce dall’estrazione sistematica del valore creativo di migliaia di artisti. Una dinamica in cui il patrimonio creativo individuale rischia di diventare una commodity.
Appropriazione del “cuore” creativo: quando la concorrenza diventa sostitutiva
Il terzo fattore – quantità e sostanzialità – rivela un rischio che Cominotto considera particolarmente delicato: l’IA può appropriarsi del “cuore” creativo di un autore senza copiare nulla in senso letterale. È qui che si manifesta un potenziale impatto economico più radicale.
Lo stile di un fotografo, la voce di un doppiatore, il timbro di un cantante, la firma estetica di un artista visivo: tutto ciò costituisce capitale creativo, spesso costruito in anni di attività e alla base del loro mercato professionale.
Se un modello può replicare questi elementi, l’effetto competitivo è paragonabile a una sostituzione diretta. Per Cominotto, la domanda da porsi è: a che punto la tecnologia smette di apprendere e inizia ad appropriarsi di una risorsa economica altrui?
Il mercato come terreno decisivo: l’effetto sostitutivo dell’IA
Il quarto fattore del fair use – l’impatto sul mercato – è, secondo Cominotto, quello più “devastante” per valutare la liceità dell’emulazione stilistica da parte dell’IA.
Qui la prospettiva diventa strettamente finanziaria: se un editore può ottenere un romanzo “alla Stephen King” senza coinvolgere Stephen King, o un’agenzia può produrre immagini “alla maniera” di un fotografo affermato senza commissionarle, si riduce o si azzera la domanda per il lavoro dell’autore originale.
Il rischio non riguarda solo la singola opera, ma la redditività stessa della creatività umana. “L’IA non compete solo con le opere specifiche degli autori – compete con gli autori stessi”, osserva Cominotto.
C’è inoltre un danno ai mercati potenziali, come la possibilità per gli artisti di licenziare voce, stile o opere ai modelli di addestramento: un segmento che potrebbe generare valore, ma che l’utilizzo non autorizzato dei dataset compromette in partenza.
Verso un nuovo equilibrio: tutela della creatività come tutela del mercato
Per Cominotto, i quattro fattori offrono un framework utile a bilanciare la spinta dell’innovazione e la tenuta dei mercati creativi. Verificare l’apporto umano, valutare la natura delle opere usate, analizzare se l’IA abbia catturato il “cuore” creativo, comprendere l’effetto economico: sono passaggi necessari non solo per stabilire se un contenuto sia lecito, ma per evitare dinamiche di dumping creativo.
Il copyright tutela la creatività perché è un motore economico. Se la tecnologia rende la creatività umana non competitiva, si compromette un intero ecosistema produttivo. Ecco perché, secondo Cominotto, la discussione sul fair use nell’era dell’IA non deve essere confinata alle aule di giustizia: riguarda direttamente la sostenibilità del mercato della creatività e, con essa, una quota rilevante dell’economia contemporanea.

LMF green
Mente e denaro
MaltaLink
LMF Crypto Agorà
Sala Stampa