Rafforzare l’affidabilità dei benchmark nei mercati finanziari: il ruolo dei International Organization of Securities Commissions (IOSCO)
IOSCO. Principles for Financial Benchmarks
Quando la trasparenza e il buon governo diventano pilastri per la fiducia degli investitori
In un contesto finanziario sempre più complesso e interconnesso, i benchmark ovvero gli indicatori di riferimento come tassi d’interesse, indici, spread, svolgono un ruolo chiave nella valutazione di prodotti derivati, prestiti, strumenti negoziati. Tuttavia, scandali come quelli legati a LIBOR o EURIBOR hanno evidenziato criticità nella governance, nella metodologia e nella trasparenza di tali strumenti. In risposta, l’IOSCO ha elaborato nel 2013 (pubblicato ufficialmente nel luglio 2013) il documento “Principles for Financial Benchmarks” che fornisce un quadro guida per le attività correlate ai benchmark finanziari (Financial Stability Board).
Un passo indietro nel tempo
Gli scandali cui ci riferiamo sono relativi ai casi di manipolazione dei tassi di riferimento avvenuti tra il 2008 e il 2012, che hanno avuto enormi conseguenze sui mercati finanziari internazionali.
Il caso LIBOR (London Interbank Offered Rate)
Il LIBOR era il tasso medio a cui le principali banche mondiali dichiaravano di prestarsi denaro sul mercato interbancario di Londra, utilizzato come benchmark globale per contratti per un valore stimato di oltre 300 trilioni di dollari (mutui, derivati, obbligazioni, ecc.).
Tra il 2008 e il 2012 emersero prove che alcune banche manipolavano le segnalazioni giornaliere del tasso, gonfiandole o riducendole per ottenere profitti sui derivati o apparire più solide durante la crisi finanziaria. Tra le istituzioni coinvolte ci furono Barclays, UBS, Deutsche Bank e Royal Bank of Scotland, che pagarono complessivamente oltre 9 miliardi di dollari in multe a regolatori statunitensi ed europei (UK Financial Conduct Authority, 2015).
Il caso EURIBOR (Euro Interbank Offered Rate)
Simile al LIBOR, l’EURIBOR è il tasso medio di riferimento per i prestiti interbancari in euro. Anche qui, tra 2011 e 2013, la Commissione Europea accertò che diversi istituti (tra cui Deutsche Bank, Société Générale, Crédit Agricole e JPMorgan Chase) avevano coordinato le proprie comunicazioni per alterare artificialmente il livello dell’indice.
Nel 2013 la Commissione comminò sanzioni per 1,7 miliardi di euro a sei banche coinvolte (European Commission, IP/13/1208).
Gli obiettivi di IOSCO
L’intento di IOSCO è duplice: da un lato promuovere che gli amministratori dei benchmark e i soggetti che forniscono input operino con trasparenza, integrità e procedure solide; dall’altro salvaguardare che i benchmark siano basati su dati affidabili, significativi e non soggetti a manipolazioni. Nel documento Principles for Financial Benchmarks si sottolinea che «the Principles were intended to promote the reliability of benchmark determinations» e riguardano principalmente tre ambiti: governance, qualità del benchmark e responsabilità (accountability).
Ad esempio, il principio 1 richiede che l’amministratore «retains primary responsibility for all aspects of the benchmark determination process» (amministrazione, revisione, pubblicazione). Il principio 3 affronta i conflitti di interesse: gli amministratori devono documentare, implementare e far rispettare procedure per identificarli, mitigarli o evitarli. Inoltre, il principio 7 introduce il concetto di «data sufficiency» ossia che i dati utilizzati siano sufficienti a rappresentare affidabilmente l’interesse misurato dal benchmark.
Implicazioni operative e verifica dell’implementazione
Un aspetto fondamentale è che non si creino linee guida astratte: l’IOSCO ha previsto valutazioni di conformità e review specifiche. Nel rapporto Review of the Implementation of IOSCO’s Principles for Financial Benchmarks (luglio 2025) viene evidenziato come siano stati esaminati benchmark quali LIBOR, EURIBOR e TIBOR per verificare fino a che punto gli amministratori abbiano adottato le buone pratiche enunciate.
Per le imprese e gli investitori la presenza di benchmark gestiti secondo standard riconosciuti internazionalmente significa maggiore trasparenza, migliore capacità di valutare i rischi, meno possibilità di sorprese derivanti da cambi di metodologia non comunicati o da input discutibili. In un contesto in cui molti contratti finanziari fanno riferimento ai benchmark, la qualità di questi ultimi impatta direttamente su costi, rischi e rendimenti.
Inoltre, alla luce della crescente attenzione ai criteri ESG (environmental, social, governance), l’IOSCO stesso ha indicato che l’applicazione dei princìpi indicati può richiedere un adattamento specifico per i benchmark che incorporano anche considerazioni non tradizionali (ad esempio ambientali o sociali) oltre ai dati finanziari standard.
Obiettivi fonfamenteli restano la rappresentatività dei dati (in mercati poco liquidi) e la comunicazione ai soggetti che utilizzano il benchmark di eventuali modifiche o cessazioni.
Per le imprese che emettono strumenti legati a benchmark o che fanno affidamento su di essi, è consigliabile verificare che l’amministratore del benchmark dichiari un’adesione alle Principi IOSCO e monitorare modifiche metodologiche o annunci di cessazione del benchmark.

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