Settore tech: guardare oltre la Silicon Valley e la concentrazione

Ben Lofthouse, CFA, Head of Global Equity Income, Janus Henderson -

Gli investitori globali hanno a lungo privilegiato i titoli azionari statunitensi, attratti dalle loro prospettive di crescita, dalla liquidità e dal predominio del settore tecnologico. Tant’è che i primi dieci titoli azionari statunitensi costituiscono quasi il 40,2% della capitalizzazione di mercato totale dell’S&P 500.

I titoli tecnologici sono i nuovi baroni delle ferrovie?

Questo livello di concentrazione non ha precedenti. Sebbene sia inferiore al dominio delle ferrovie statunitensi nel 1881, che all’epoca rappresentavano il 63% del mercato statunitense, il settore ferroviario non era composto solo da dieci società. Il boom ferroviario fu guidato da uno straordinario ottimismo, con gli investitori convinti che sarebbe stato un forte catalizzatore della crescita economica e un motore chiave della seconda rivoluzione industriale, non troppo dissimile dall’entusiasmo che oggi circonda tutto ciò che riguarda l’intelligenza artificiale. Tra i primi dieci titoli azionari odierni, sette sono legati alla tecnologia/AI.

I primi dieci titoli dell’S&P 500 rappresentano complessivamente oltre 24,5 trilioni di dollari, quasi la metà della capitalizzazione del mercato statunitense. Per mettere le cose in prospettiva, questa somma rivaleggia con l’attuale capitalizzazione di mercato combinata di Giappone, Canada, Regno Unito, Germania, Francia, Svizzera, Paesi Bassi e Australia. Pur senza sottovalutare i chiari vantaggi che l’intelligenza artificiale potrebbe apportare, questa concentrazione solleva interrogativi.

Quali sono le implicazioni dei deflussi dagli Stati Uniti?

  1. Piccole modifiche alle allocazioni possono avere un impatto significativo: dall’inizio del 2025, sulla scia di vari fattori, si è registrato un cambiamento significativo nel sentiment degli investitori nei confronti dei titoli azionari statunitensi. Gli investitori hanno ampliato le loro allocazioni in regioni come l’Europa e l’Asia. Tuttavia, data l’enorme quantità di capitale presente sul mercato statunitense, anche modeste riallocazioni verso altre regioni possono causare movimenti drammatici nei prezzi delle azioni e nei mercati.
  2. La leadership di mercato può cambiare: da oltre un decennio si registra una tendenza all’approccio growth che supera i titoli value, portando alla narrativa secondo cui “il value non funziona”, ma stiamo assistendo all’emergere di una storia diversa. Dopo un periodo di rotazione degli stili nel 2022, con l’aumento delle aspettative di inflazione e dei tassi di interesse, gli Stati Uniti sono rapidamente tornati alla loro propensione verso il growth, guidati dai titoli tecnologici a grande capitalizzazione, mentre i mercati internazionali hanno mantenuto la loro propensione al value. Dal 2024, quest’ultimo ha sovraperformato il growth.

Con la diversificazione, i mercati internazionali, caratterizzati da una più ampia rappresentanza settoriale, hanno beneficiato quest’anno di una performance positiva di un gruppo più diversificato di settori. A causa della minore capitalizzazione di mercato di questi mercati, i grandi afflussi in queste nicchie di valore possono portare a reazioni significative dei prezzi delle azioni. I settori finanziario, industriale e dei servizi di pubblica utilità nel 2025 sono esempi di questa tendenza.

Tuttavia, non si tratta solo di flussi. Esistono anche catalizzatori positivi che potrebbero spingere ulteriormente i prezzi delle azioni sui mercati internazionali. Ad esempio, se l’Europa riuscirà ad affrontare sfide chiave come quella fiscale e continuerà le sue attività di deregolamentazione, è probabile che ulteriori capitali affluiscano nella regione e sostengano ulteriormente i prezzi delle azioni.

Conclusione

L’attuale predominio dei primi dieci titoli tecnologici statunitensi presenta una sorprendente somiglianza con quello delle compagnie ferroviarie del 1881. I mercati internazionali offrono però agli investitori l’opportunità di diversificare i propri portafogli con valutazioni più ragionevoli e una maggiore diversificazione settoriale. Un modesto allontanamento dai titoli statunitensi concentrati potrebbe produrre una performance solida e ampliare la leadership di mercato.

Sebbene sia impossibile prevedere con esattezza quando si verificheranno i cambiamenti di mercato, mantenere l’esposizione a un portafoglio internazionale diversificato garantisce di essere posizionati in modo da trarne vantaggio quando ciò accadrà. Per gli investitori che temono di essere sovraesposti a una manciata di titoli di grandi dimensioni e altamente correlati, investire nei mercati internazionali è un approccio prudente in quanto facilita la diversificazione del portafoglio a livello regionale, settoriale e azionario, offre opportunità di trarre vantaggio dai catalizzatori regionali e, soprattutto, aumenta il potenziale di rendimenti migliori adeguati al rischio.