Tempi di cambiamento in Europa. Cosa significa per gli investitori? (Jupiter AM)

Niall Gallagher, gestore European Equities di Jupiter AM -

L’Europa si trova nel mezzo di una fase di cambiamenti strutturali che, a mio avviso, potrebbe avere implicazioni positive per gli investitori disposti a ragionare con un orizzonte di lungo periodo e, talvolta, ad andare controcorrente.

L’amministrazione Trump sta riorientando la politica commerciale ed economica degli Stati Uniti; di conseguenza, l’attenzione americana è rivolta più al mercato domestico e verso l’Asia. L’Europa deve assumere un maggiore controllo sulla propria difesa e sicurezza e rafforzare la propria competitività. Temi come la sicurezza delle catene di approvvigionamento, la disponibilità di semiconduttori e i prezzi dell’energia stanno diventando sempre più centrali. In Europa cresce la consapevolezza della necessità di agire in modo deciso — un’evoluzione che considero molto significativa. I cambiamenti politici che ne derivano sono già visibili: la decisione della Germania di allentare il proprio “freno al debito” è un segnale di maggiore flessibilità fiscale. Il programma di investimenti pubblici annunciato, del valore di diverse centinaia di miliardi di euro, rappresenta a mio avviso una buona notizia per le azioni europee.

Un punto di svolta?

Negli ultimi 15 anni molti investitori europei hanno privilegiato l’azionario statunitense a discapito di quello europeo — una tendenza che, secondo me, potrebbe aver raggiunto un punto di svolta. Nel 2009, gli investitori europei detenevano poco più del 15% dei propri investimenti azionari in titoli USA; oggi la quota è salita a quasi il 45%. Nello stesso periodo, la loro esposizione alle azioni europee è scesa da oltre il 45% a circa il 30%.

Ci chiediamo se un posizionamento così marcato sull’azionario statunitense possa essere sostenibile. Nei nostri dialoghi con fondi pensione e asset manager di tutto il mondo, molti riconoscono che, dato l’attuale contesto, potrebbe essere giunto il momento di ribilanciare i portafogli. Questi movimenti tendono a svilupparsi gradualmente, ma una volta che i grandi gestori patrimoniali attuano un cambiamento strategico, di solito lo mantengono per molti anni.

Alcuni importanti vantaggi

A mio avviso, l’Europa presenta diversi vantaggi strutturali: i tassi di risparmio sono circa tre volte superiori a quelli degli Stati Uniti e, in molti Paesi, i livelli di debito pubblico e privato restano moderati — con la Francia che per il momento rappresenta un’eccezione degna di nota. Ciò determina un’ampia capacità di destinare risorse finanziarie a investimenti produttivi.

I consumi in Europa si sono mantenuti più solidi rispetto a Stati Uniti e Cina, registrando una leggera crescita. Inoltre, la maggior parte dei Paesi europei beneficia di solidi sistemi educativi che favoriscono la competitività di lungo periodo. Negli ultimi tre anni, gli utili societari europei, espressi in dollari USA, si sono sostanzialmente allineati a quelli delle controparti americane. Sebbene gli utili europei siano più ciclici — alternando fasi di crescita più o meno sostenuta — il settore bancario della regione è tornato in buona salute. In questo contesto, l’argomento secondo cui le azioni statunitensi offrirebbero un potenziale di crescita nettamente superiore risulta oggi meno convincente.

C’è poi il tema delle valutazioni: le azioni europee vengono scambiate a circa 17 volte gli utili su base corretta per il ciclo, contro circa 31 volte per le azioni statunitensi, come mostra il grafico sottostante.

Osserviamo inoltre che la redditività societaria negli Stati Uniti, misurata in termini di Return on Equity (ROE), ha raggiunto livelli storicamente elevati. Sebbene ciò sia in parte trainato dal settore tecnologico, è lecito chiedersi se tali rendimenti possano continuare a crescere. Molte delle nostre aziende globali generano margini significativamente più elevati negli Stati Uniti, principalmente per via della maggiore concentrazione del mercato. Pur non prevedendo un cambiamento drastico, una redditività così elevata potrebbe attrarre, col tempo, maggiore concorrenza. Anche nel settore tecnologico, le società stanno destinando ingenti spese in conto capitale a investimenti in data center, il che potrebbe contribuire a moderare ulteriormente la crescita del ROE.

Le valutazioni azionarie statunitensi restano vicine ai massimi storici

La redditività societaria USA è anch’essa prossima ai picchi storici, nonostante le tensioni commerciali

Le performance passate non sono indicative di risultati futuri.

Fonte: (sinistra) Goldman Sachs Investment Research, al 05.04.25; (destra) Morgan Stanley, MSCI

Naturalmente, per l’Europa non mancano le sfide. La competitività resta un nodo centrale — in particolare per il minor livello di innovazione rispetto agli Stati Uniti — così come l’eccesso di regolamentazione. A nostro avviso, alcune normative europee andrebbero riviste: per esempio, nei settori dell’energia e della tecnologia, esistono numerose proposte regolamentari difficili, se non impossibili, da attuare nella pratica.

L’elettricità e il gas naturale costano in Europa, soprattutto nel Regno Unito e in Germania, molte volte più che negli Stati Uniti. Questo rappresenta un onere per i Paesi con un forte tessuto industriale. È difficile restare competitivi quando i prezzi dell’energia sono tre o quattro volte superiori.

Mantenere la flessibilità

Riteniamo che l’attuale contesto di mercato evidenzi l’importanza della flessibilità di stile. I titoli growth hanno sovraperformato quelli value negli anni dei tassi d’interesse a zero e della forza del dollaro, ma lo scenario è cambiato con la normalizzazione dei tassi e l’indebolimento del dollaro. Le banche, per esempio, sono state di recente un settore chiave da detenere, mentre molte società “quality growth” con valutazioni elevate hanno subito forti ridimensionamenti. È quindi essenziale, a nostro avviso, adottare un approccio d’investimento che eviti di restare confinato nella contrapposizione tra growth e value.

Come investitori nell’azionario europeo, il nostro team — composto da Chris Legg, Christopher Sellers, Caroline Cantor e da me — adotta un approccio flessibile, bottom-up, ad alta convinzione e fortemente attivo. Cerchiamo società in grado di impiegare il capitale nel modo più efficiente e di generare i rendimenti più elevati. Questo ci porta a selezionare società con una redditività superiore alla media, indipendentemente dal fatto che siano considerate titoli growth o value.

Potenziare e digitalizzare

Abbiamo già sottolineato le opportunità offerte dai titoli bancari europei, ma individuiamo anche interessanti opportunità nei settori della tecnologia e dell’elettrificazione. Nell’ambito dell’elettrificazione, numerose società europee sono ben posizionate per beneficiare di tendenze strutturali di lungo periodo — come l’espansione delle reti elettriche, la crescita e la crescente complessità della domanda di energia e lo sviluppo delle fonti rinnovabili.

L’Europa ospita imprese leader nella trasformazione digitale: produttori di semiconduttori e aziende di apparecchiature tecnologiche che, al pari delle loro controparti statunitensi, sono esposte a temi quali l’intelligenza artificiale, il computing e i veicoli elettrici. Tuttavia, le valutazioni restano nettamente più interessanti rispetto a quelle delle “Magnifiche Sette” tecnologiche statunitensi.

Infine, è importante sottolineare la diversità regionale dell’Europa. L’Europa meridionale sta emergendo da quasi due decenni di riduzione del debito, con bassi livelli di indebitamento dei consumatori e un settore bancario in buona salute, che favorisce una nuova fase di espansione. Anche le economie nordiche stanno performando bene, beneficiando in alcuni casi di costi energetici competitivi — una caratteristica condivisa anche dalla Spagna.

Mi aspetto che gli Stati Uniti restino la principale economia mondiale, grazie ai loro punti di forza in termini di innovazione tecnologica, indipendenza energetica e bassa regolamentazione. Tuttavia, ritengo che l’azionario europeo sia stato trascurato per troppo tempo. L’Europa ospita aziende di livello mondiale in molti settori, spesso scambiate a sconto rispetto alle controparti statunitensi. Credo che i cambiamenti strutturali in atto nella regione — in ambito commerciale, di allocazione del capitale e di politica economica — possano rendere queste società ancora più interessanti per gli investitori.