Crollo immobiliare in Cina: “la situazione sta peggiorando”. Conferme da Reuters, Bloomberg e UBS

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Dopo le riflessioni del settimanale The Economist secondo cui “China’s property market is (somehow) worsening”, numerosi report internazionali confermano che il mercato immobiliare cinese sta attraversando una fase sempre più critica e profonda. I dati degli ultimi mesi mostrano una discesa generalizzata dei prezzi, un peggioramento della fiducia, e un crescente dissesto tra le grandi società immobiliari.

Prezzi in calo e domanda insufficiente

Secondo dati ufficiali raccolti e diffusi da Reuters, i prezzi delle nuove abitazioni in Cina sono scesi in settembre del 0,4% su base mensile (il calo più netto da undici mesi) e del 2,2% su base annua. Ben 63 delle 70 città monitorate hanno registrato riduzioni mensili, mentre il mercato degli immobili esistenti continua a mostrare segnali di cedimento: la domanda è debole, l’offerta abbondante, e la fiducia degli acquirenti resta ai minimi.

Un’analisi dell’aggregato nazionale pubblicata da Global Property Guide indica che nel secondo trimestre 2025 il mercato residenziale ha registrato una diminuzione del 6,4% su base annua e il fenomeno non accenna a rientrare. I motivi della crisi sono strutturali: eccesso di offerta, debolezza dei redditi reali, scarso accesso al credito e perdita di fiducia da parte delle famiglie.

Le imprese immobiliari vacillano: default e downgrade

Le difficoltà del mercato hanno già colpito alcune tra le più grandi imprese del settore. Il colosso China Vanke è ora a rischio default: è la prima volta che un grande sviluppatore legato allo Stato chiede una posticipazione del rimborso di obbligazioni per 2 miliardi di yuan. Le sue azioni e i suoi bond sono precipitasti, spingendo agenzie di rating come S&P Global Ratings a declassarne il merito creditizio.

Il crollo di fiducia degli investitori si è propagato anche ad altri gruppi del settore, alimentando timori su un potenziale effetto domino che potrebbe interessare l’intera filiera dell’edilizia, dai fornitori alle imprese di costruzione.

Nessuna ripresa all’orizzonte: anche UBS lo conferma

Secondo gli analisti di UBS, il declino del mercato immobiliare cinese non subirà inversione prima di almeno altri due anni. Le misure di stimolo finora adottate da Pechino, dalla riduzione dei tassi ipotecari, agli incentivi su nuove costruzioni e liberalizzazioni sui pagamenti, si sono dimostrate insufficienti a invertire il trend negativo.

Secondo Bloomberg, la crisi immobiliare, che dura ormai dal 2021, non sembra assestarsi: prezzi in caduta, famiglie in difficoltà, progetti bloccati o ritardati, e investitori che ritirano i propri fondi. Questo scenario alimenta una diffusa sfiducia che va oltre i numeri e che interessa le prospettive di crescita economica del Paese.

Perché la situazione è grave anche per l’economia globale

Il settore immobiliare rappresenta storicamente circa un quinto del Pil cinese e ha trainato la crescita economica per decenni. Con il suo declino, non solo si riduce la ricchezza delle famiglie e si accentua la crisi dei costruttori, ma vengono meno anche entrate per i governi locali basate in larga parte sulla vendita di terreni. A rischio anche decine di milioni di posti di lavoro legati alle costruzioni, all’indotto, al credito.

In un contesto globale già fragile, la persistente debolezza del real estate cinese rappresenta un rischio sistemico: per la crescita interna, per i flussi di investimento internazionali, per le materie prime e per le dinamiche finanziarie globali.