Prospettive globali d’investimento: 2026 e oltre
Per il 2026, i nostri temi ciclici sono: Ampliamento, Irripidimento e Indebolimento. Il tema dell’Ampliamento riflette la nostra convinzione che le opportunità d’investimento nelle diverse regioni e asset class stanno diventando più numerose. Il tema dell’Irripidimento fa riferimento alle curve dei rendimenti, dove il calo dei tassi d’interesse a breve termine spingerà gli investitori ad abbandonare le posizioni liquide per investire in asset rischiosi, tra cui azioni, credito e duration. Il tema dell’Indebolimento, che si riferisce al dollaro USA, è di buon auspicio per i mercati azionari e obbligazionari dei paesi emergenti e rappresenta anche un importante sviluppo per la gestione di portafoglio e le strategie di copertura.
Come descritto più avanti, i nostri temi ciclici presentano aree di sovrapposizione con effetti che si rafforzano a vicenda nei portafogli degli investitori.
Per quanto riguarda il lungo periodo, riteniamo che i prossimi 5 anni saranno dominati dai seguenti temi: L’era dell’intelligenza artificiale, L’ingresso dei private market nel mainstream e L’era del Big government. Ognuno di questi temi ha profonde implicazioni per le decisioni d’investimento strategiche.
Tre temi per il 2026
Ampliamento
Negli ultimi anni i rendimenti degli investimenti sono stati dominati dalla sovraperformance degli Stati Uniti o, per usare un’espressione colloquiale, dall’eccezionalità statunitense. A partire dalla crisi finanziaria globale (2008-2009), i rendimenti azionari e obbligazionari degli USA hanno regolarmente superato quelli di altri paesi e regioni corretti per il rischio.
Non c’è dubbio: gli Stati Uniti continuano ad attirare flussi di investimenti globali come una calamita. Le imprese e i mercati americani presentano fondamentali eccellenti. Gli Stati Uniti vantano una redditività, una liquidità e un’ampiezza di opzioni d’investimento a nostro avviso impareggiabili.
Tuttavia, il panorama globale degli investimenti sta cambiando sotto diversi importanti punti di vista. I cambiamenti vertono soprattutto sulle nuove opportunità che stanno nascendo grazie al miglioramento della redditività e alle valutazioni più interessanti osservati in settori e regioni che finora hanno sottoperformato. Il previsto allentamento delle politiche monetarie a livello globale costituisce un ulteriore fattore di supporto
Nel mercato azionario statunitense le prospettive di utile delle small cap, delle imprese industriali e delle società finanziarie sono migliorate. Le small cap e le imprese industriali, che in genere presentano una leva finanziaria più elevata rispetto al resto del mercato, registreranno un aumento della redditività grazie alla riduzione dei tassi d’interesse operata dalla Federal Reserve (Fed) e al calo dei costi di servizio del debito. Le società finanziarie dovrebbero beneficiare dell’inclinazione delle curve dei rendimenti, dell’aumento dei margini netti d’interesse e delle innovazioni nei mercati dei capitali.
L’implicazione è che la performance del mercato azionario statunitense può ampliarsi in modo sostenibile al di là delle società growth ad alta capitalizzazione specializzate nella tecnologia e nell’intelligenza artificiale (IA), che detengono una leadership ancora convincente.
Analogamente, le prospettive sembrano migliorare anche al di fuori degli Stati Uniti. Nei prossimi 12 mesi la crescita degli utili nei mercati emergenti dovrebbe raggiungere il livello di quella statunitense. Questo risultato si deve in gran parte all’impulso alla crescita economica fornito dall’allentamento delle politiche monetarie in tutte le economie emergenti. Anche l’Europa potrebbe partecipare, grazie alla spinta proveniente dall’allentamento monetario e fiscale, che nel 2026 dovrebbe spianare la strada a una ripresa dei cicli di crescita e degli utili nel Vecchio Continente.
Le misure di stimolo economico al di fuori degli Stati Uniti rappresentano un gradito contrappeso al freno imposto al commercio mondiale dai dazi USA. Una ripresa ciclica a livello internazionale, inoltre, crea opportunità di diversificazione, poiché l’accelerazione della crescita economica e degli utili nelle economie emergenti e in Europa fa da contraltare a una possibile fase di debolezza negli USA.
La nostra tesi di un ampliamento delle opportunità non riguarda solo l’azionario. Insieme a diverse banche centrali dei mercati emergenti e ai principali istituti di emissione globali, la Fed ha ripreso il proprio ciclo di allentamento. Con il calo dei tassi d’interesse a breve termine negli USA, gli investitori si troveranno ad affrontare un rischio di rollover nelle posizioni assunte nel mercato monetario. Di conseguenza, prevediamo che molti si sposteranno dalla liquidità all’obbligazionario (sia pubblico che privato) assumendo esposizioni alla duration o al credito.
Questa tendenza gioverà in modo particolare al debito sovrano e societario dei mercati emergenti (ME), sia in valuta locale che in valuta forte. Per gli investitori statunitensi, l’indebolimento del dollaro accresce l’attrattiva delle obbligazioni emergenti in valuta locale. Tuttavia, i tagli dei tassi effettuati dalla Fed ridurranno il costo della copertura valutaria per gli investitori di altre regioni (ad es. Europa, Regno Unito o Giappone), facendo aumentare il rendimento al netto della copertura dei titoli obbligazionari dei mercati emergenti.
Inoltre, l’apprezzamento delle valute emergenti a fronte dell’indebolimento del dollaro si traduce in un calo dei prezzi all’importazione e dunque dell’inflazione complessiva, permettendo alle banche centrali delle economie emergenti di attuare un ulteriore allentamento il prossimo anno. Ciò darebbe sostegno ai prezzi delle obbligazioni emergenti. Pertanto, anche dopo un anno di straordinari rendimenti, i mercati del debito emergenti sono pronti a offrire ancora buoni rendimenti nel 2026.
Irripidimento
Nel settembre 2025 la Fed ha ricominciato a ridurre i tassi, dopo aver sospeso i tagli nei nove mesi precedenti. Si prevede che la banca centrale statunitense continuerà ad allentare la politica monetaria fino al primo semestre del 2026, forse anche più a lungo. Si allinea ad altre banche centrali che hanno già ridotto i tassi (ad esempio, la Banca centrale europea [BCE]) e a quelle che continueranno verosimilmente ad abbassarli, come gli istituti centrali di molte economie emergenti.
Per la Fed l’allentamento arriva in un momento difficile, poiché il suo indicatore preferito dell’inflazione core, il deflatore della spesa per consumi personali (PCE), rimane ostinatamente al di sopra dell’obiettivo ed è destinato a salire con il trasferimento dei rincari dovuti ai dazi. Anche per questo motivo, è probabile che la curva dei rendimenti dei Treasury USA diventi più ripida con i tagli dei tassi a breve effettuati dalla Fed, poiché i rendimenti a lungo termine scenderanno solo con riluttanza.
Riteniamo che anche altri due fattori contribuiranno all’irripidimento delle curve dei rendimenti a livello globale.
Il primo è l’enorme fabbisogno di capitali necessario a finanziare i sempre maggiori investimenti nell’innovazione, soprattutto nell’IA e nelle relative infrastrutture energetiche. Negli Stati Uniti il boom degli investimenti sarà alimentato anche dal trattamento fiscale favorevole riservato agli ammortamenti.
Il secondo fattore è il nuovo e massiccio aumento del debito pubblico da parte dei governi di Stati Uniti, Germania, gran parte dell’Unione europea, Cina e forse persino Giappone.
Per gli investitori, accentuazione della pendenza delle curve dei rendimenti comporta sia sfide che opportunità.
Per coloro che dispongono di elevata liquidità, il calo dei tassi d’interesse a breve termine implica un rischio di rollover (o di reinvestimento), ossia la probabilità che i proventi derivanti dai depositi a breve termine e dalla liquidità diminuiscano insieme ai tassi a breve termine.
Al contempo, le enormi esigenze di finanziamento associate agli investimenti privati e alla spesa pubblica tenderanno a far salire i tassi d’interesse reali, in particolare sulle scadenze più lunghe e lungo la curva del credito. Ciò crea opportunità di reddito nelle sezioni più lunghe delle curve dei rendimenti (duration) e del credito.
Di conseguenza, l’irripidimento delle curve dei rendimenti rafforza la tesi dell’ampliamento delle opportunità che abbiamo esposto in precedenza, poiché gli investitori saranno incentivati a cercare nuove opportunità nella duration, nel credito, nelle azioni e in altre asset class.
In genere, un irripidimento della curva dei rendimenti viene interpretato come un indicatore positivo per la crescita economica, in particolare se è causato da un allentamento della politica monetaria. Di conseguenza, a beneficiare di curve dei rendimenti più ripide sono anche i settori e gli stili sensibili al ciclo economico, come industria, finanza o small cap.
Il calo dei rendimenti della liquidità, inoltre, dovrebbe indurre gli investitori a orientarsi verso asset alternativi, tra cui il private credit e il private real estate, nel tentativo di incrementare il reddito e diversificare ulteriormente le posizioni in portafoglio.
Indebolimento
Dall’inizio di quest’anno il valore del dollaro USA ponderato per gli scambi commerciali è diminuito del 10% circa. Diversi fattori suggeriscono che la flessione non si è ancora conclusa: tra questi, i probabili tagli dei tassi che saranno effettuati dalla Fed per ovviare all’indebolimento del mercato del lavoro USA. Alla debolezza del dollaro USA dovrebbe contribuire anche il riposizionamento dei flussi di portafoglio globali, attratti dalle più interessanti opportunità offerte dai mercati azionari e obbligazionari non statunitensi.
La debolezza del dollaro ha importanti implicazioni per gli investitori. Il debito emergente in valuta locale dovrebbe beneficiarne, anche perché è probabile che l’apprezzamento delle valute emergenti favorisca una riduzione dell’inflazione interna, permettendo alle banche centrali dei paesi emergenti di allentare la politica monetaria. La diminuzione dei tassi d’interesse, ovviamente, avrebbe l’ulteriore effetto di far salire le valutazioni azionarie.
Analogamente, la protratta debolezza del dollaro potrebbe spingere l’inflazione dell’Eurozona al di sotto dell’obiettivo, inducendo la BCE a ridurre ulteriormente i tassi. La flessione dei tassi dell’Eurozona, a sua volta, darebbe un ulteriore sostegno ai mercati azionari e obbligazionari europei.
Per gli investitori con valuta di riferimento l’euro, la sterlina, lo yen e altre divise non statunitensi, il calo dei tassi d’interesse americani riduce il costo della copertura valutaria. Ciò significa che gli investitori di Europa, Giappone e altri paesi possono appropriarsi di una quota maggiore dei rendimenti prodotti dal debito emergente.
L’indebolimento del biglietto verde comporta anche un aumento tendenziale dei prezzi in dollari di molte materie prime, tra cui l’oro e altri metalli preziosi. Di conseguenza, la debolezza della valuta statunitense crea opportunità in diversi mercati delle materie prime, sia direttamente (tramite i futures) che indirettamente (tramite le azioni dei produttori di queste commodity). Ad apprezzarsi rispetto al dollaro USA potrebbero essere anche le valute digitali a fluttuazione libera.
Il petrolio greggio, tuttavia, potrebbe rappresentare un’eccezione nell’universo delle materie prime. Nonostante le recenti sanzioni imposte dagli Stati Uniti sui beni energetici russi, l’abbondante offerta di petrolio greggio ha depresso i corsi petroliferi nel corso di quest’anno. Inoltre, in caso di risoluzione della guerra tra Russia e Ucraina, la prevista ripresa delle forniture di petrolio russo potrebbe spingere i prezzi del greggio ancora più in basso.
In breve, l’indebolimento del dollaro USA tende a favorire l’ampliamento dei rendimenti nei mercati dei capitali a livello di regioni, settori e asset class.

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