SFDR, la nuova proposta della Commissione UE cambia le regole: arriva la nuova classificazione dei prodotti finanziari
Addio alle etichette Art. 8 e 9: arriva la nuova classificazione dei prodotti finanziari
Abbiamo pubblicato ieri a firma Daniele Cat Berro la proposta di revisione della Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR), che apre ufficialmente una nuova fase per la finanza sostenibile europea. L’obiettivo è chiaro: semplificare, rendere comparabili le informazioni e creare un sistema di classificazione più trasparente, dopo anni di criticità applicative e ambiguità interpretative che avevano trasformato gli Articoli 8 e 9 in vere e proprie etichette commerciali, ben oltre l’intenzione originaria del legislatore.
Approfondiamo ora alcuni aspetti.

La riforma rappresenta una svolta sostanziale, perché mira a superare un fraintendimento diventato prassi di mercato: gli Art. 8 e 9 non erano stati progettati come “bollini verdi”, ma come categorie di disclosure, ovvero schemi informativi sui criteri di sostenibilità. L’industria finanziaria, però, li aveva di fatto utilizzati come classificazione ESG, creando disomogeneità, incentivi distorti e soprattutto un forte rischio di greenwashing.
Negli ultimi anni, il mercato ha sperimentato un paradosso: mentre gli investitori chiedevano trasparenza, il quadro regolamentare diventava sempre più complesso. Secondo diversi operatori, l’applicazione pratica dell’SFDR oltre a timori di greenwashing aveva generato incoerenze tra fondi simili classificati in categorie diverse, strategie di marketing aggressive basate sull’etichetta Art. 8 o 9, un aumento dei costi di compliance e richieste di chiarimento da parte dei regolatori nazionali.
La Commissione ha quindi deciso di intervenire per riportare l’SFDR al suo scopo originario: fornire agli investitori informazioni chiare, affidabili e confrontabili sulla sostenibilità dei prodotti.
Che cosa cambia: il nuovo sistema di classificazione
La proposta introduce un nuovo schema in cui i prodotti finanziari non saranno più distinti in base agli articoli del regolamento, ma secondo classi di sostenibilità esplicite e standardizzate, fondate su criteri misurabili e più aderenti agli obiettivi reali di sostenibilità.
Secondo le prime anticipazioni, la Commissione punta a un sistema che distingua tra:
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Prodotti focalizzati sull’impatto,
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Prodotti orientati alla transizione,
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Prodotti con caratteristiche ESG generali,
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Prodotti non ESG, con obblighi informativi minimi.
Questa classificazione mira a riflettere ciò che il settore realmente offre: soluzioni per la decarbonizzazione, strumenti di transizione per settori ad alto impatto, fondi tematici, o semplicemente prodotti che integrano criteri ESG senza finalità ambientali esplicite. È una logica più vicina alla Taxonomy, agli standard ISSB e alle aspettative degli investitori istituzionali.
Un quadro più chiaro (e più rigido)
Il nuovo impianto vuole anche ridurre la discrezionalità interpretativa lasciata ai gestori negli anni del boom ESG. La Commissione, infatti, punta a definire criteri minimi uniformi, metriche verificabili, maggiore coerenza con la due diligence, obblighi informativi specifici per ogni classe di prodotto.
La riforma non è solo tecnica: potrebbe ridefinire l’intera architettura della finanza sostenibile in Europa.
Molti operatori prevedono riclassificazioni massive dei fondi attualmente Art. 8 o 9, maggiore pressione sui gestori a dimostrare la coerenza tra obiettivi e portafogli, una standardizzazione dei benchmark di sostenibilità, l’adozione più ampia di KPI ambientali e sociali, un rafforzamento del ruolo dell’Europa nel definire standard globali.
Il settore si prepara a un periodo di transizione complesso, ma necessario per ripristinare la fiducia degli investitori, spesso disorientati da un eccesso di sigle, disclosure ridondanti e classificazioni opache.
La revisione dell’SFDR segna un passaggio cruciale: dalle etichette interpretative a una vera classificazione regolatoria, pensata per essere più chiara, più rigorosa e più allineata agli obiettivi di decarbonizzazione e trasparenza. Se la proposta sarà confermata nei prossimi mesi, il mercato europeo si troverà di fronte a una trasformazione profonda: una finanza sostenibile che non si basa più su slogan, ma su criteri verificabili. Una finanza, insomma, più matura.

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