Generali Investments: Tassi negli Stati Uniti in calo di 20 punti base; l’Eurozona con il Bund al 2,7%
- LaFederal Reserve ha mantenuto invariati i tassi ufficiali, considerando i rischi al rialzo dell’inflazione dovuti ai dazi; il rapporto sul mercato del lavoro è stato più debole del previsto; la nostra view sui tassi USA rimane neutrale, poiché uno scenario di taglio a settembre non è ancora del tutto consolidato.
- Il PIL dell’Eurozona nel secondo trimestre si è attestato a +0,1%; l’inflazione core si è confermata stabile a luglio al 2,3%,mentre l’inflazione complessiva è salita al 2,0% (+0,1%). I rendimenti dei bund si attestano intorno al 2,7%, livello che riflette uno scenario economico positivo con un’inflazione consolidata al 2,0%.
Nella settimana appena trascorsa, i tassi USA sono diminuiti di 20 punti base dopo il rapporto sul mercato del lavoro, tornando al 4,2%; i tassi reali sono scesi di 15 punti base, toccando l’1,85%, mentre i tassi BE sono diminuiti solo di 5 punti base, arrivando al 2,35%. La riunione del FOMC ha riconosciuto i segnali evidenti di rallentamento della crescita, ma rimane focalizzata sui rischi al rialzo dell’inflazione dovuti ai dazi. Il presidente Powell ha sottolineato che uno stato di politica monetaria “moderatamente restrittivo” rimane appropriato. I dati sul mercato del lavoro più deboli del previsto di venerdì hanno causato un forte rimbalzo sui mercati dei tassi, spinto da un forte calo della parte corta della curva. A luglio, le nuove assunzioni non agricole sono aumentate di 73.000, sotto le aspettative. Le revisioni di giugno e maggio hanno ridotto complessivamente la crescita dell’occupazione di 258.000, suddivise tra settore pubblico e privato. Il tasso di disoccupazione è salito al 4,3%. Durante la settimana, sono usciti dati sulla fiducia dei consumatori, migliorata a 97,2 (da 93,0 di un mese fa), il PIL del secondo trimestre ha registrato una crescita annualizzata del 3,0%, l’indice dei prezzi PCE core è salito al 2,8%, e l’ISM manifatturiero è sceso a 48,0 rispetto a un atteso di 49,5. Sembrerebbe che l’economia USA possa decelerare leggermente nei prossimi mesi, con un mercato del lavoro più morbido, il che potrebbe permettere alla FED di riprendere un ciclo di tagli nei mesi finali dell’anno. Il mercato si aspetta circa 2,4 tagli dei tassi entro dicembre; un taglio a settembre dipenderà probabilmente dai prossimi dati sull’inflazione dopo gli accordi sui dazi. Il discorso al Jackson Hole (21 agosto) sarà ancora una volta cruciale.
I rendimenti dei bund si sono mossi in un range intorno al 2,7%, con i tassi BE a 1,75%. Il PIL dell’Eurozona nel secondo trimestre è uscito meglio delle aspettative, a +0,1%, nonostante i dati negativi di Italia e Germania. L’inflazione core si è confermata stabile a luglio al 2,3%, mentre l’inflazione complessiva è salita al 2,0% (+0,1%). La fiducia degli investitori Sentix di agosto ha deluso, attestandosi a -3,7 contro un +6,9 atteso. Il mercato sta valutando solo circa il 30% di probabilità di un taglio dei tassi nelle prossime due riunioni della BCE, confermando le nostre aspettative che una buona crescita economica e l’inflazione in linea non supportano ulteriori riduzioni. Lo spread italiano si aggira intorno agli 80 punti base. Nelle prossime settimane, i principali rischi per gli spread periferici saranno una risalita della volatilità di mercato e il riavvio delle emissioni a partire da settembre.
I mercati del credito sono stati rialzisti, anche troppo, fino a venerdì, dominati da nuove vecchie paure: dazi, rallentamento USA, minacce nucleari nei paesi baltici. Dopo il rapporto sul lavoro, gli spread delle obbligazioni investment grade si sono ampliati di 15 bps, allontanandosi dai livelli estremamente bassi recenti (ora a 80 bps in OAS rispetto ai titoli di stato). Le obbligazioni AT1 e altri titoli High Beta hanno subito alcune vendite, ma tutto molto contenuto per il momento. Dopo il recente pessimo rapporto sull’occupazione negli USA, i prossimi dati sull’IPC saranno attentamente scrutinati dai mercati. Riteniamo che solo eventi molto forti potrebbero compromettere l’attuale appetito per le obbligazioni IG corporate.

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