Commento Robeco – Braccio di ferro Fed-Trump – la partita decisiva per i mercati
– La Fed subisce pressioni da Trump per ridurre i tassi d’interesse
– Il livello di indipendenza influisce sulla domanda di azioni, obbligazioni e oro
– Tre scenari e il loro impatto sulle strategie di asset allocation
Una raffica di politiche aggressive ha già messo in subbuglio l’azionario e i titoli sovrani: si va dai dazi estesi nel “Liberation Day” agli insulti senza precedenti lanciati contro il presidente della Fed, colpevole di non essersi piegato alle pressioni per tagliare i tassi di interesse. I beni rifugio, come l’oro, hanno raggiunto massimi storici da quando il Presidente Trump si è insediato a gennaio.
Tuttavia, i mercati potrebbero sottovalutare la potenziale importanza del gioco di potere in corso con la banca centrale statunitense – tradizionalmente indipendente dal governo americano sin dalla sua creazione nel 1913.
Un pilastro di credibilità
L’indipendenza delle banche centrali, in particolare della Federal Reserve statunitense, costituisce da tempo una pietra miliare per una politica monetaria credibile e per la stabilità dei mercati finanziari. “Essere credibili come banca centrale significa che le aspettative di inflazione a medio termine restano ben ancorate, salvaguardando il potere d’acquisto reale futuro.
I mercati se ne preoccupano?
A un primo sguardo, la volatilità sui mercati obbligazionari è rimasta sorprendentemente bassa e il rendimento del decennale USA è ancora i 50 punti base sotto il picco toccato lo scorso 13 gennaio. Ciò potrebbe significare che gli operatori scommettono sulla tenuta della Fed e sulla solidità delle sue garanzie istituzionali contro le ingerenze politiche.
Tuttavia, un’analisi più attenta rivela che qualcosa bolle in pentola. Dal ‘Liberation Day’, la correlazione tra i Buoni del Tesoro decennali e l’oro è diventata negativa. Contemporaneamente, i rendimenti dei titoli a 2 anni sono scesi, mentre gli swap sull’inflazione a 5 anni sono saliti: una combinazione davvero anomala.
L’avvio della presidenza Trump ha anche dato il via a una fase ribassista per il dollaro. La debolezza del biglietto verde nel 2025 potrebbe essere un segnale che il mercato valutario sta ricalibrando la probabilità di un regime politico guidato dalla spesa pubblica. Diversi studi mostrano infatti che, in un regime di dominanza fiscale, le valute tendono a perdere valore quando il mercato inizia a prezzare una maggiore inflazione futura.
Implicazioni per l’asset allocation
Cosa ne consegue per l’asset allocation?
Il braccio di ferro tra la Fed e il Presidente Trump non costituisce una mera preoccupazione teorica e comporta una notevole dispersione dei rendimenti per gli allocatori multi-asset globali.
Per esempio, mentre i Treasury statunitensi sono correlati positivamente con l’indipendenza della Fed, gli asset di bassa qualità come i titoli del Russell 2000 e le obbligazioni high yield sono correlati negativamente. Chiaramente, una Fed indipendente non è amica delle small cap.
Quando l’indipendenza della Banca centrale è solida, la struttura a termine dei tassi di interesse tende a riflettere i fondamentali economici e aspettative di inflazione stabili. Una riduzione dell’indipendenza della Fed potrebbe aumentare i rendimenti sui titoli di Stato per il rischio inflazione, irripidendo la curva.
Tre scenari per gli asset
Per quanto riguarda il probabile esito del braccio di ferro tra la Fed e Trump, abbiamo individuato tre possibili scenari, ciascuno con un’eguale probabilità di circa un terzo
- Scenario 1: L’indipendenza viene preservata: Ci si aspetta un appiattimento della curva statunitense, una relativa stabilità del dollaro e un contesto di rischio più prevedibile. La correlazione tra oro e Treasury torna positiva. La sovraperformance delle small-cap si inverte.
- Scenario 2: L’indipendenza si erode: Ci si aspetta un irripidimento della curva statunitense, un aggravamento della fase negativa del dollaro e un contesto di rischio meno prevedibile. La correlazione tra l’oro e i Treasury rimane negativa e il metallo giallo acquisisce ulteriori margini di crescita. La sovraperformance delle small-cap prosegue.
- Scenario 3: Una dominanza fiscale a tutti gli effetti: La Fed si dimostra fedele ai desideri del Presidente Trump, come lo fu con il Presidente Nixon nei primi anni ’70. I rischi di inflazione negli Stati Uniti diventano di primaria importanza. La domanda di copertura contro l’inflazione subisce un’impennata, a vantaggio degli asset reali. La fase ribassista del dollaro assume carattere strutturale, a vantaggio degli asset in Europa e nei mercati emergenti.
Il rischio di una reazione insufficiente
Alla luce dei nostri risultati e della probabilità che il braccio di ferro tra Fed e Trump prosegua, gli investitori dovrebbero adottare un approccio basato sugli scenari per l’asset allocation. Sebbene a nostro avviso siano aumentate le probabilità di un’ulteriore erosione dell’indipendenza della Fed, non ne abbiamo certezza.
Inoltre, sulla scia dei deludenti dati sull’occupazione non agricola, il mercato potrebbe ignorare il dibattito sull’autonomia della Fed in uno scenario di deterioramento del mercato del lavoro statunitense e la continua assenza di un’inflazione indotta dai dazi permette alla Fed di apportare tagli ai tassi senza una motivazione politica.
La pressione costante sulla Fed erode di fatto la sua indipendenza ma, data la timida reazione dei mercati alle azioni politiche della Casa Bianca, la valutazione sempre più distorta del rischio in un contesto in cui la Fed cede alle pressioni politiche aumenta le probabilità che questo mercato rialzista si muova verso una fase di euforia.
Rischio di inflazione elevata
Sebbene i mercati azionari sembrino per ora insensibili, il ripresentarsi di un’inflazione elevata potrebbe finire per raffreddare il mercato rialzista.
I mercati azionari potrebbero continuare ad esercitare pressioni sulla Fed fino a quando l’inflazione effettiva non raggiungerà il livello del 3,5%-4%, un livello al quale, storicamente, le azioni tendono a incontrare difficoltà e la correlazione tra obbligazioni e azioni diventa positiva.

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