Generali Investments-Tassi USA a 4,2% in attesa di dati sul mercato del lavoro. Eurozona: inflazione stabile e spread sotto pressione.

Mauro Valle, Head of Fixed Income di Generali Asset Management -
  • I dati economici statunitensi di agosto si sono rivelati in miglioramento; tuttavia,l’attenzione del mercato sarà rivolta alle tendenze del mercato del lavoro negli Stati Uniti. Manteniamo una posizione neutrale sui tassi americani,con una lieve preferenza verso una pendenza più accentuata della curva dei rendimenti; i prossimi dati sul mercato del lavoro, in particolare le non farm payrolls, potrebbero far muovere i tassi statunitensi al di fuori dell’intervallo osservato nelle ultime settimane.
  • Gli ultimi datiprovenienti dall’Eurozona confermanouno scenario economico positivo, caratterizzato da un’inflazione stabile e da basse probabilità di un taglio dei tassi da parte della BCE. Gli spread francesi si sono ampliati a seguito di notizie politiche, influenzando anche i BTP italiani; manteniamo una posizione neutrale sui tassi core. Si potrebbe aumentare l’ esposizione sull’Italia qualora gli spread dei BTP superassero i 90 punti base.
  • La duration del portafoglio è stata leggermente ridottae riportata a un livello neutrale, adottando una posizione più difensiva per fronteggiare il rischio di un aumento dei tassi core. L’esposizione ai titoli italiani è stata marginalmente diminuita, mantenendo una posizione long limitata sull’Italia e short sulla Francia.

Nella settimana appena trascorsa, i tassi di interesse negli Stati Uniti sono diminuiti di circa 10 punti base, toccando il 4,2%, un livello da cui i tassi stanno rimbalzando dopo aver toccato il massimo a luglio. I rendimenti reali sono leggermente diminuiti, attestandosi intorno all’1,8%, mentre i tassi BE sono saliti fino al 2,45%. Per quanto riguarda l’inflazione, il dato core del PCE negli Stati Uniti è aumentato dal 2,8% al 2,9%. L’inflazione dei beni ha registrato un incremento notevole, passando da -0,4% ad aprile a +0,5% su base annua, segnalando che i dazi commerciali stanno iniziando a fare sentire i loro effetti. D’altro canto, l’inflazione dei servizi si mantiene piuttosto stabile, attestandosi al +3,5%. La spesa personale negli Stati Uniti ha mostrato un aumento consistente dello 0,5% mese su mese a luglio. I dati economici di agosto sono stati positivi, ma l’attenzione del mercato si concentrerà sulle tendenze occupazionali. Il prossimo rapporto sul mercato del lavoro probabilmente confermerà un rallentamento nell’occupazione, con una stima di circa +78.000 nuovi posti di lavoro, e si prevede che il tasso di disoccupazione salga al 4,3%. Il mercato ha ormai quasi completamente scontato un taglio dei tassi nella riunione di settembre, mentre un secondo taglio è previsto per dicembre. Manteniamo una posizione neutrale sui tassi statunitensi, con una preferenza per una pendenza della curva in aumento; tuttavia, se i dati sul mercato del lavoro dovessero discostarsi significativamente dalle aspettative, i tassi negli Stati Uniti potrebbero muoversi al di fuori dell’intervallo osservato nelle ultime settimane.

I rendimenti dei Bund si mantengono nell’intervallo tra il 2,7% e il 2,8%, con tassi BE stabili. Nonostante la fiducia economica nella UE abbia leggermente diminuito la scorsa settimana, l’indice IFO è migliorato come previsto, in linea con i dati PMI più favorevoli; l’indice PMI manifatturiero si è attestato a 50,7, grazie anche a ottimi risultati in Italia e Francia (rispettivamente 50,4) e a dati eccellenti in Spagna (54,3). I dati sull’inflazione nazionale confermano che il prossimo dato di inflazione nella UE resterà sopra il 2%, con un CPI stimato al 2,1% e un’inflazione core al 2,2%. Gli ultimi dati suggeriscono che lo scenario economico della UE per la seconda metà dell’anno potrebbe essere positivo, con un’inflazione stabile e basse probabilità di un taglio dei tassi da parte della BCE. Continuiamo a ritenere che i rendimenti dei Bund continueranno a oscillare tra il 2,6% e il 2,7% nel breve termine, con un rischio crescente che possano iniziare a salire verso il 3%. Dopo la decisione sorprendente di Bayrou di chiedere un voto di fiducia (con basse probabilità di successo) per la prossima settimana, lo spread francese si è ampliato fino a 79 punti base. In entrambi gli scenari di un nuovo premier nominato da Macron o di elezioni anticipate, il deficit francese non sarà ridotto di 40 miliardi come previsto. Le tensioni politiche hanno influenzato anche i BTP italiani, che si sono allargati fino a 86 punti base. Lo spread francese potrebbe continuare ad ampliarsi, portando i BTP oltre i 90 punti base, livello a cui potremmo considerare di aumentare nuovamente l’esposizione.

La durata relativa del portafoglio è stata ridotta e riportata a un livello neutro, poiché preferiamo adottare una posizione più difensiva rispetto al rischio di un aumento dei tassi core. L’esposizione ai titoli italiani è stata leggermente ridotta, mantenendo solo una posizione long marginale sull’ Italia e una posizione short sulla Francia. L’esposizione ad altri paesi è rimasta invariata. Per quanto riguarda la curva dei rendimenti, i portafogli sono meno esposti alle scadenze a 10 anni, ma il sovrappeso del segmento tra 5 e 10 anni rispetto a quello tra 15 e 30 anni è confermato.

Il nostro team di ricerca osserva che gli spread di credito sono rimasti sostenuti durante i mesi estivi, sorretti da una bassa offerta e da fondamentali resilienti. Sebbene le valutazioni siano strette, si prevede che questa tendenza possa persistere e si continua ad avere una visione costruttiva sul segmento, con una preferenza per il credito investment-grade (IG) rispetto a quello high-yield (HY), dato il limitato margine di errore incorporato nelle valutazioni attuali. La stima è positiva anche per quanto riguarda il rischio di subordinazione rispetto al rischio di credito: gli ibridi societari AT1 continuano a offrire rendimenti corretti per il rischio e più attraenti rispetto ai bond con rating BB. Il portafoglio investito è circa al 50,4% in obbligazioni societarie IG, mentre l’esposizione ai bond High Yield rappresenta il 6,7% del totale.