Green pharma: la transizione sostenibile dell’industria farmaceutica che crea (anche) occupazione. Il punto di Hunters Group.
Negli ultimi anni, l’industria farmaceutica ha avviato una trasformazione profonda e
strutturale in chiave sostenibile, spinta da un mix di pressioni normative europee, aspettative
sociali sempre più forti e una crescente consapevolezza interna riguardo agli impatti
ambientali del settore.
Tradizionalmente associato a processi ad alta intensità energetica e chimica, oggi il settore
farmaceutico è chiamato a ripensare l’intero ciclo di vita del prodotto, dalla ricerca e sviluppo
alla produzione, fino ad arrivare alla logistica e al packaging. Tra i principali catalizzatori di
questo cambiamento troviamo il Green Deal Europeo – che stabilisce obiettivi ambiziosi di
neutralità climatica entro il 2050 – e il pacchetto Fit for 55, che impone tagli del 55% alle
emissioni entro il 2030.
“Queste direttive – precisa Silvia Movio, Director di Hunters Group, società di ricerca e
selezione di personale altamente qualificato – trasformano la sostenibilità da leva
reputazionale a obbligo strutturale, con sanzioni e penalizzazioni in caso di non conformità.
Le aziende, quindi, stanno investendo in tecnologia e innovazione e in figure professionali
ibride, capaci di integrare competenze scientifiche, ambientali e manageriali”.
I professionisti più richiesti secondo Hunters Group:
Sustainability Manager: è una figura strategica che guida la roadmap ESG dell’azienda e
supervisiona iniziative per la riduzione delle emissioni e per l’efficienza energetica. Coordina
il bilancio di sostenibilità e si interfaccia con stakeholder interni ed esterni. La RAL media è
compresa tra 46.000 e € 54.000 euro.
Green Chemistry Specialist: è un professionista tecnico che sviluppa processi produttivi a
basso impatto ambientale, sostituendo reagenti nocivi e implementando tecniche avanzate
come come flow chemistry e processi più sicuri come la biocatalisi. La retribuzione annua
lorda si aggira solitamente tra i 40.000 e i 50.000 euro.
Environmental Risk Assessor: è l’esperto che valuta l’impatto eco-tossicologico dei principi
attivi, che redige dossier ERA e che si assicura la conformità normativa europea; analizza,
inoltre, i rischi per la biodiversità, le acque e l’ambiente. La forbice retributiva è tra i 45.000 e i
55.000 euro annui.
Packaging Engineer: si occupa di progettare soluzioni di confezionamento eco-friendly e
tracciabili digitalmente, ottimizzando materiali e processi per ridurre sprechi e consumi
energetici. La RAL è solitamente compresa tra i 40.000 e i 50.000 euro.
Supply Chain Sustainability Analyst: monitora i KPI ambientali lungo la filiera, ottimizza
trasporti e logistica per ridurre l’impatto ambientale e garantisce la compliance ESG dei
fornitori. Si occupa, inoltre, della gestione dei dati tramite software dedicati. La retribuzione
annua lorda media si aggira tra i 45.000 e i 55.000 euro.
La transizione green di questo settore – aggiunge Silvia Movio – è irreversibile e coinvolge
l’intero ecosistema aziendale e il mercato del lavoro. Secondo i dati elaborati dal nostro
Osservatorio, si osserva un incremento del +8% per la ricerca dei profili green nel settore
farmaceutico. Per chi opera nel mondo delle risorse umane, della consulenza ambientale o
della formazione tecnica, questo trend rappresenta una straordinaria opportunità di sviluppo
e posizionamento strategico. La sostenibilità non è più un’opzione accessoria, ma un fattore di
competitività: entro il 2030, infatti, le aziende non allineate rischiano di perdere accesso a
mercati chiave, finanziamenti pubblici e investitori istituzionali e questo crea un danno
notevole in termini di business. Portare a bordo, già da ora, le giuste competenze è
fondamentale”.

LMF green
Mente e denaro
Sala Stampa