Obesità: un mercato miliardario tra medicina, regolamentazione e con-correnza

Michael Hannig, Analyst presso DJE Kapital AG -

Già nel 2019 avevamo individuato il potenziale dei farmaci per la perdita di peso a base di GLP-1, la cui popolarità sarebbe esplosa nel 2023. Spinti da social media e personaggi influenti, farmaci come Ozempic e Mounjaro hanno generato una domanda tale da mettere a dura prova i produttori. Fin da subito era evidente il loro enorme potenziale di mercato, stimato in 100 miliardi di dollari entro il 2030, considerando che consentono una perdita di peso significativa (15-22%) ma richiedono un uso continuativo per mantenere i risultati.

Fin dall’inizio, l’impatto dei farmaci per la perdita di peso ha superato l’ambito estetico, con studi che hanno mostrato effetti positivi su patologie cardiache e renali, spingendo al rialzo le azioni dei produttori e creando un effetto dirompente su settori collegati, come la dialisi e l’industria alimentare. Nonostante questo, avevamo già messo in guardia sul fatto che l’elevata valutazione dei titoli, favoriti in base alle attese del mercato, li rendeva vulnerabili. I timori riguardavano le capacità produttive, la copertura assicurativa a lungo termine, la possibile nuova concorrenza e rischi non ancora noti.

Due fornitori, un mercato e ulteriore concorrenza in arrivo

Il duopolio dei farmaci per la perdita di peso si è consolidato, con un agonista del recettore GIP/GLP-1 che ha guadagnato quote a scapito del rivale a base di semaglutide, la cui valutazione ha subito un forte calo. La situazione si è aggravata, nel luglio 2025, per via del taglio delle previsioni su utili e ricavi e dalla nomina di un nuovo CEO. Le carenze produttive, già evidenti in passato, si sono aggravate, costringendo i leader di mercato a investimenti miliardari. Negli USA, questa penuria ha portato all’ingresso delle “compounding pharmacies”, che producono versioni non di marca a un prezzo notevolmente inferiore (circa 250 dollari contro i 450 sborsati dai pazienti non assicurati, che inizialmente pagavano addirittura 1350 dollari), creando una zona grigia normativa e mettendo in discussione la sicurezza dei preparati. Si stima infatti che solo il 70% dei pazienti usi prodotti ufficiali. L’erosione dei prezzi è stata accelerata anche dalla scadenza dei brevetti in Canada e Brasile e dall’ingresso di nuovi concorrenti, tra cui una società cinese.

Nuove tecnologie, nuovi target di riferimento

Nel trattamento dell’obesità, l’industria si sta spostando dalle iniezioni verso terapie orali più efficaci e semplici. La principale innovazione è rappresentata dai farmaci GLP-1 in compresse, sebbene la loro efficacia sia limitata dalla scarsa biodisponibilità, che impone dosi elevate e restrizioni dietetiche. Una promettente alternativa sono le “piccole molecole”, principi attivi stabili e più facili da formulare. La ricerca, inoltre, sta già puntando ai “tripli agonisti”, una nuova classe di sostanze che, legandosi a tre recettori contemporaneamente, ha dimostrato di indurre una perdita di peso media superiore al 24%, un risultato comparabile a quello della chirurgia bariatrica.

Oltre al calo, la nuova frontiera dei trattamenti si concentra sulla “qualità della perdita di peso”, contrastando la perdita di massa muscolare attraverso la combinazione con principi attivi che ne favoriscano la crescita. L’obiettivo è una composizione corporea più sana. Con l’introduzione delle versioni orali, la domanda, finora limitata a casi di obesità o sovrappeso con comorbidità, potrebbe espandersi al settore estetico, con un costo mensile stimato tra i 150 e i 200 dollari. Parallelamente, il potenziale di questa classe di farmaci si estende a nuove indicazioni: studi clinici hanno già dimostrato una significativa riduzione del rischio cardiovascolare e sono in corso ulteriori ricerche per l’applicazione nel trattamento di patologie come la malattia renale cronica, la steatosi epatica non alcolica (NASH) e persino malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e il Parkinson.

Un mercato da miliardi di dollari, ma con un tetto ai prezzi?

Nonostante l’ingresso di nuovi attori, il mercato dei farmaci per l’obesità, che secondo le stime raggiungerà oltre 100 miliardi di dollari entro il 2030, potrebbe paradossalmente ridursi a causa del successo delle terapie orali. Le compresse, infatti, hanno costi di produzione inferiori alle iniezioni e si prevede che vengano vendute a un prezzo più basso, il che potrebbe frenare il valore complessivo del mercato pur con l’aumento dei volumi. In questo scenario, uno dei principali fornitori ha adottato una strategia diversificata: propone una molecola orale per i pazienti con sovrappeso da lieve a moderato e per uso estetico, un’iniezione per i casi di obesità grave e sta sviluppando un triplo agonista per l’obesità estrema.

La regolamentazione come rischio

 Negli Stati Uniti, l’industria farmaceutica si trova sotto pressione politica a causa della nuova linea del governo, guidata dal Segretario alla Salute Robert F. Kennedy Jr., che ha già comportato tagli alla FDA e sollevato il timore di ritardi nelle approvazioni dei farmaci. A ciò si aggiunge una politica protezionistica che, nonostante la sospensione dei dazi, ha spinto le aziende a investire massicciamente sul territorio nazionale con una strategia “USA for USA” per ridurre la dipendenza dalle catene di approvvigionamento globali. Il rischio maggiore per il settore è rappresentato dal decreto “Most Favored Nation”, che vincola i prezzi dei farmaci brevettati negli USA a quelli più bassi degli altri paesi industrializzati, mettendo in crisi l’attuale modello di business e spostando potenzialmente il peso dei costi di ricerca e sviluppo sui mercati esteri, in particolare l’Europa.