Axa Im – diversificare per resistere: perché l’asia guarda all’Europa
Negli ultimi dieci anni, molti Paesi asiatici hanno cercato al di fuori dei propri confini opportunità di investimento di lungo periodo, destinando una quota significativa di capitali verso gli Stati Uniti. Quest’anno, abbiamo osservato un crescente orientamento degli investitori asiatici verso un ribilanciamento dei portafogli, con gli asset europei considerati un’alternativa interessante.
La sovraesposizione degli investitori asiatici agli asset USA, altrimenti nota come dollar bias, è un trend di lungo periodo, ma oggi le condizioni di mercato e il sentiment stanno spingendo verso un ribilanciamento. Le politiche “America First” dell’Amministrazione statunitense, unite a una divergenza crescente tra politiche monetarie e fiscali, stanno indebolendo i legami tra le economie globali. Gli investitori iniziano a riconoscere sempre più il valore – nonché la necessità – della diversificazione internazionale. Inoltre, un dollaro più debole esercita crescenti pressioni sui Paesi asiatici con ampie esposizioni denominate in USD.
Stiamo assistendo a un aumento dell’interesse da parte degli investitori verso l’Europa, soprattutto dopo che i mercati azionari europei hanno sovraperformato quelli statunitensi per buona parte dell’anno. Questa inversione di tendenza ha messo in discussione la narrazione dominante sul dominio dei mercati Usa, aprendo nuove opportunità di diversificazione.
Tra i fattori che oltre a far crescere la domanda riescono ad attirare l’attenzione degli investitori, figurano l’allentamento delle regole fiscali della Germania, che ha anche annunciato un piano di spesa da 1.000 miliardi di euro per difesa e infrastrutture, e più in generale gli sforzi di reindustrializzazione. I mercati azionari europei presentano una maggiore inclinazione verso titoli value rispetto a quelli growth, rendimenti da dividendi più elevati e valutazioni più contenute rispetto alle controparti statunitensi – e tutto ciò rappresenta un ulteriore elemento di interesse.
Nonostante la crescita degli utili in Europa resti modesta, esistono opportunità di diversificazione in un portafoglio globale. A livello settoriale, le azioni europee quotano con forti sconti in termini di rapporto prezzo/utili rispetto alla media storica, suggerendo valore in comparti specifici: sia tra i leader globali capaci di generare crescita e rendimenti nel tempo, sia in settori più orientati al “value” come il bancario, dove i ritorni per gli azionisti sono in aumento.
Gli investitori europei e asiatici stanno allocando somme record in fondi azionari globali escludendo gli Usa: secondo dati Morningstar, tra dicembre 2024 e aprile 2025 sono confluiti 2,5 miliardi di dollari nei fondi comuni e negli ETF “world ex-US” – il valore mensile più alto mai registrato.
Si tratta di un’inversione di rotta dopo tre anni di deflussi netti. Tra il 2022 e il 2024 gli investitori avevano ritirato 2,5 miliardi netti da questi fondi, attratti dal rally di Wall Street. In quel periodo, l’indice MSCI World ex-USA è cresciuto solo del 7%, contro il +25% dell’S&P 500.
Una tendenza emergente ma destinata a durare anche sulle obbligazioni
Il trend della diversificazione non riguarda solo le azioni: anche sul fronte obbligazionario gli investitori asiatici stanno riducendo l’esposizione agli Stati Uniti, spinti dalla divergenza delle politiche economiche. Il differenziale dei tassi tra le economie asiatiche e gli USA sta inducendo molti investitori a cercare alternative. I mercati obbligazionari europei stanno diventando sempre più interessanti per gli investitori alla ricerca di alternative di alta qualità, con costi di copertura meno proibitivi, grazie al differenziale di tasso d’interesse più ridotto rispetto alla maggior parte delle economie asiatiche.
È vero che i mercati dei capitali europei restano ancora frammentati e meno sviluppati rispetto a quelli statunitensi, con le imprese che dipendono in gran parte dal credito bancario. Tuttavia, la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha posto l’integrazione dei mercati dei capitali tra le priorità del suo secondo mandato. Le proposte della Commissione includono il rilancio della cartolarizzazione, un sistema di vigilanza centralizzato e l’agevolazione degli investimenti al dettaglio, oltre alla conclusione dei negoziati pluriennali sulle leggi in materia di insolvenza e il completamento dell’unione bancaria.
Va sottolineato che quest’emergente tendenza alla diversificazione sarà graduale, dato che la globalizzazione e le catene del valore sono in fase di ridefinizione.
Gli investimenti in dollari continueranno a dominare ancora per molto, e un vero riequilibrio su scala globale richiederà tempo.
Guardando al futuro, gli investitori asiatici (e in generale tutti gli investitori) con forti esposizioni agli asset statunitensi prenderanno sempre più in considerazione l’Europa e altre opportunità internazionali, nel tentativo di costruire portafogli più bilanciati e potenzialmente più resilienti.

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