BDL Capital Management | Sull’esempio della SEC, l’Europa saprà mettersi in discussione?

Laurent Chaudeurge, membro del comitato investimenti di BDL Capital Management -

Paul Atkins, Presidente della SEC – Securities and Exchange Commission, il regolatore statunitense dei mercati finanziari, ha recentemente dichiarato di voler semplificare l’onere regolamentare che grava sulle società quotate. Una misura significativa in tal senso è l’eliminazione dell’obbligo di rendicontazione trimestrale, sostituita da quella semestrale. L’obiettivo è lasciare a investitori e imprese la libertà di scegliere la periodicità più adatta al proprio modello di business.

Mentre la quantità di informazioni richieste alle aziende è cresciuta costantemente negli ultimi anni, questa misura segna una rottura e solleva un dibattito di fondo: qual è il vero ruolo del regolatore e la sua capacità di fare marcia indietro?

Di fronte a questo diktat della quantità a scapito della qualità, il tema essenziale per gli investitori — la nozione di materialità — è stato trascurato. È materiale ogni elemento la cui divulgazione è determinante per l’opinione che un investitore si forma sul valore di un’azienda. Se l’informazione risponde a questo criterio, deve essere comunicata; in caso contrario, non trova posto nelle pubblicazioni di natura finanziaria. Come sostiene Paul Atkins, per assicurare la trasparenza delle società quotate, la materialità deve essere la bussola del regolatore.

L’evoluzione della lunghezza dei fascicoli di bilancio annuali delle società quotate negli ultimi vent’anni conferma questa tendenza. Vent’anni fa, il bilancio annuale di BNP Paribas contava 280 pagine; nel 2024 ne conta quasi 950. Quello di TotalEnergies è passato da 240 a 680 pagine e quello di L’Oréal da 100 a 450. Che si tratti di aziende finanziarie, industriali o del settore dei beni di consumo, la quantità di informazioni fornite è aumentata da tre a quattro volte. Si tratta in realtà di un’esagerazione: non esistono elementi «materiali» che giustifichino un numero quattro volte maggiore e altrettanto utili per gli investitori.

Questa deriva si spiega principalmente con la proliferazione di normative dagli acronimi oscuri, come la CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) o la CSDD (Corporate Sustainability Due Diligence Directive). Questa valanga di dati non arricchisce l’analisi degli investitori; al contrario, crea confusione, annegando gli elementi materiali in una marea di informazioni. Inoltre, l’eccesso di regolamentazione spinge le imprese a lasciare i mercati quotati.

Il numero di società quotate in Europa e negli Stati Uniti è diminuito di oltre il 30% negli ultimi vent’anni. Ogni volta che un’azienda abbandona la Borsa, a indebolirsi sono la trasparenza e l’equità. Infatti, tutti i risparmiatori, anche i più piccoli, hanno la possibilità di acquistare azioni di aziende come Hermès o Nvidia. Ma solo una ristretta élite, clienti privilegiati dei migliori fondi di private equity, può accedere a investimenti in OpenAI o SpaceX.

È urgente agire per preservare mercati quotati e impedire che diventino stagnanti e privi di sostanza. Dal 1602, con la nascita della Compagnia delle Indie Orientali — la prima impresa a sollecitare il risparmio pubblico — i mercati azionari sono stati il vero polmone dell’economia mondiale. Offrendo trasparenza e liquidità, hanno creato numerose opportunità di finanziamento e crescita per aziende di ogni dimensione.

Mercati quotati sani e dinamici sono essenziali per garantire il successo delle IPO e facilitare gli aumenti di capitale, sia per le imprese in piena espansione sia per quelle che attraversano difficoltà. Rappresentano un ingranaggio essenziale del nostro sistema, assicurando un “capitalismo per tutti”, in cui ogni risparmiatore, investendo nelle società quotate, può legittimamente raccogliere i frutti della prosperità economica che contribuisce a finanziare.

Per ritrovare vitalità e attrattiva, i mercati quotati hanno bisogno di regolatori pragmatici che tornino alla loro missione originaria: assicurare mercati dei capitali trasparenti e integri. Non è continuando ad accumulare norme su norme che vi riusciranno. Al contrario, semplificando le procedure e adottando una cultura del “buon senso”, massimizzeranno il loro impatto e contribuiranno così allo sviluppo sano e proficuo dell’economia europea.