Commento Robeco – A tutto vapore – La locomotiva americana continua la sua corsa
Un’economia statunitense surriscaldata dovrebbe far suonare campanelli d’allarme agli investitori, poiché potrebbe creare ostacoli sia alle azioni che alle obbligazioni
– L’economia statunitense ha poco margine per assorbire gli effetti degli stimoli derivanti dai tagli fiscali
– La Fed taglia i tassi anche se l’inflazione rimane al di sopra del target del 2%
– Le prospettive per l’azionario sono contrastanti, mentre i titoli di Stato affrontano venti contrari
Negli ultimi anni gli Stati Uniti hanno mostrato sempre più le caratteristiche di un’economia ad alta pressione: uno scenario in cui una crescita solida, accompagnata dalla piena occupazione, si combina con una capacità residua dell’economia sempre più limitata e viene ulteriormente sostenuta dagli stimoli di politica economica sotto forma di tagli fiscali e tassi d’interesse più bassi.
L’elemento aggiuntivo che impedisce di alleviare queste pressioni è rappresentato dai dazi, che impediranno di importare le dinamiche inflazionistiche che abbiamo osservato nei precedenti mercati rialzisti degli anni 1990 e 2000. Questo contesto presenta opportunità e rischi che stanno ridisegnando il panorama macroeconomico e il comportamento degli investitori.
Anche se questo non è il nostro scenario di riferimento, i segnali di future riduzioni dei tassi, di un impatto ritardato dei dazi e di ulteriori sgravi fiscali accrescono la probabilità che i mercati finanziari ne tengano conto. Non siamo ancora a quel punto, ma l’ampiezza delle misure fiscali e monetarie sta accentuando le pressioni sull’economia statunitense, senza meccanismi efficaci di riequilibrio.
Crediamo che questo scenario si concluderà con uno scoppio, anche se non possiamo dire se ciò accadrà prima della fine del 2025, nel 2026 o successivamente.
Mercati del lavoro e catene di fornitura
Nel frattempo, il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti è vicino ai minimi storici ed esercita pressioni al rialzo sui salari, mentre con le restrizioni all’immigrazione l’economia può restare in piena occupazione anche con una minore crescita degli occupati.
Inoltre, le persistenti interruzioni delle catene di fornitura globali, la carenza di fattori produttivi chiave e le strozzature logistiche limitano la capacità dei produttori di tenere il passo con la domanda, il che contribuisce ad alimentare ulteriormente le spinte inflazionistiche.
Benché sia possibile trasferire i maggiori costi sui consumatori nel breve periodo, riteniamo che il 50% degli aumenti dei dazi sarà incorporato nei prezzi dei beni di consumo. Sul lungo periodo i margini finiranno per assottigliarsi, a meno che l’intelligenza artificiale non favorisca un miglioramento della produttività.
La combinazione di questi elementi crea una pentola a pressione economica senza valvole di sfogo.
Tagli dei tassi: un campanello d’allarme
Un campanello d’allarme è stato il taglio dei tassi operato dalla Fed – forse su pressione del Presidente Trump – mentre l’inflazione è ancora al di sopra del target del 2% fissato da tempo dalla banca centrale. I tassi più bassi tendono a incoraggiare l’indebitamento e la spesa, che possono far salire ulteriormente l’inflazione.
L’inflazione persistente in un’economia ad alta pressione complica le decisioni della Fed. In caso di aumento delle aspettative di inflazione, la Fed potrebbe essere costretta ad attuare un inasprimento più aggressivo, con rapidi aumenti dei tassi e una possibile riduzione del bilancio.
Implicazioni per le asset class
Per gli investitori, queste condizioni alimentano la volatilità di mercato e accrescono il rischio di decelerazioni o recessioni dovute alle politiche economiche, con le seguenti implicazioni per le diverse asset class:
Azioni: In un’economia ad alta pressione, le prospettive per le azioni sono spesso contrastanti. Da un lato, la forte crescita economica e la solidità degli utili societari sostengono le valutazioni azionarie, in particolare per i settori dotati di pricing power e quelli coinvolti nella rivoluzione dell’IA. Dall’altro, i settori a basso margine dipendenti da tassi ridotti, come quelli dei beni di consumo, potrebbero andare incontro a maggiori rischi di ribasso.
Obbligazioni: L’aumento dell’inflazione e dei tassi ostacolano l’obbligazionario tradizionale, specialmente i titoli di Stato a lungo termine. Di solito i titoli investment grade e alcune obbligazioni high yield con fondamentali solidi possono offrire migliori rendimenti corretti per il rischio dei titoli di Stato. Tuttavia, gli spread si collocano già sui minimi storici, per cui questi titoli stavolta offrono una protezione minore.
Mercati emergenti: La prospettiva di un inasprimento da parte della Fed e di un rafforzamento del dollaro USA tende a gravare sui mercati emergenti attraverso deflussi di capitale e il deprezzamento delle valute.
Materie prime: Le materie prime e gli asset reali come l’oro, che ultimamente ha raggiunto livelli record, tendono a registrare buone performance in presenza di spinte inflazionistiche, beneficiando della domanda sostenuta e delle strozzature dell’offerta.
L’alta pressione dell’economia statunitense rispecchia un delicato equilibrio tra una domanda robusta, un’offerta limitata e l’evoluzione delle risposte politiche pro-cicliche. Pur sostenendo la crescita a breve termine, i persistenti rischi di inflazione richiedono un attento monitoraggio della politica monetaria e degli indicatori economici.
Per gli investitori è fondamentale comprendere le sfumature di questo regime, in modo da calibrare bene l’asset allocation, gestire il rischio in modo efficace e valutare quando la pentola a pressione sta per scoppiare.

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Mente e denaro
Sala Stampa