L’indice State Street Risk Appetite Index è rimasto in territorio positivo a settembre, proseguendo una serie di cinque mesi consecutivi di sentiment ottimistico. Anzi, il valore del mese scorso ha eguagliato il picco raggiunto a luglio 2025, segnalando che gli investitori continuano ad abbracciare il rischio. Gli indicatori State Street Holdings mostrano che le allocazioni degli investitori di lungo periodo tra azioni, obbligazioni e liquidità sono rimaste sostanzialmente invariate nel corso di settembre, a conferma del fatto che, anche se le curve dei rendimenti globali si stanno irrigidendo, gli investitori non sono ancora tentati di tornare sugli asset a maggiore duration. Le allocazioni al reddito fisso rimangono infatti sensibilmente inferiori alle medie di lungo periodo. Ciò è coerente con le nostre misure più ampie di sentiment, che mostrano come gli investitori “real money” abbiano continuato ad abbracciare asset a beta più elevato (cioè più rischiosi) durante settembre.
Lee Ferridge, Head Macro Strategy in America, State Street Markets: Nonostante l’aumento dell’incertezza geopolitica in diverse grandi economie, dati macroeconomici piuttosto contrastanti e crescenti preoccupazioni sulle valutazioni di molti asset pro-rischio, le nostre misure complessive di appetito per il rischio hanno continuato a mostrare una forte positività nel corso di settembre. I mercati azionari continuano a toccare nuovi massimi storici praticamente ogni giorno, mentre gli indici di volatilità restano contenuti. Questo clima positivo è stato chiaramente alimentato dalla decisione della Federal Reserve statunitense di abbassare i tassi di interesse a settembre per la prima volta quest’anno, segnalando inoltre che procederà con altri due tagli entro la fine del 2025 — uno in più rispetto a quanto indicato a giugno. Nel corso del mese, il peso delle allocazioni azionarie — l’asset class più rischiosa — è rimasto praticamente invariato; lo stesso vale per le allocazioni in liquidità e in obbligazioni. Gli investitori sono sovrappesati sul rischio e, per ora, contenti di restarvi. Il nostro più ampio insieme di indicatori sui flussi istituzionali conferma questo quadro. In effetti, la lettura del sentiment derivata dal nostro Behavioral Risk Scorecard multi-asset mostra una media mobile a tre mesi ai livelli più positivi dal gennaio 2021. Le preoccupazioni politiche, economiche e relative alle valutazioni non mancano, ma, almeno per ora, gli investitori sembrano felici di cavalcare l’onda positiva dei prezzi.
Andando più in profondità, nel mercato FX le vendite di dollari statunitensi continuano, anche se le posizioni in USD mostrano ora il sottopeso più marcato dall’inizio del 2021. In termini relativi, l’underweight sul dollaro USA è nettamente il più significativo tra tutte le principali valute.
Diversamente dal mese scorso, tuttavia, il messaggio pro-rischio proveniente dal mercato valutario non si limita al dollaro: si osserva infatti un movimento deciso verso le valute “carry”, e poiché le posizioni su queste valute ad alto rendimento restano ancora sottopeso, è probabile che questo ritorno al carry trade possa proseguire. Parallelamente, si registrano acquisti anche di valute legate alle materie prime, come il dollaro canadese e quello australiano. Al contrario, i flussi verso l’euro e lo yen (le tradizionali valute di finanziamento) si sono indeboliti, mentre la domanda per il franco svizzero rimane solida.
Nel comparto azionario, il Nord America resta la regione nettamente più favorita, con ulteriori acquisti di azioni statunitensi che si aggiungono alla posizione già sovrappesata. Tuttavia, a settembre si è osservato un rafforzamento ancora maggiore sugli acquisti di titoli canadesi, portando il sovrappeso del Canada sopra quello degli Stati Uniti. Altrove, la domanda di azioni è più disomogenea: l’interesse verso i mercati emergenti asiatici, molto forte il mese precedente, ha perso slancio. Le istituzioni stanno inoltre continuando a ridurre parte dei flussi verso le azioni europee accumulati all’inizio dell’anno, e le posizioni sul mercato azionario europeo sono tornate sottopeso.
Per quanto riguarda il reddito fisso, la domanda complessiva rimane tiepida, nella migliore delle ipotesi — almeno nei mercati sviluppati. Tuttavia, si comincia a notare un rinnovato interesse per gli asset obbligazionari dei mercati emergenti, poiché il tema del carry evidenziato nel mercato FX si sta estendendo anche agli strumenti a più lunga duration. A settembre, sette Paesi hanno mostrato una domanda superiore alla media per i titoli di Stato, e sei di questi erano mercati emergenti. L’unica eccezione è stata l’Australia.
Gli Institutional Investor Indicators (le 3 “i”) sono stati sviluppati da State Street Associates, la divisione di ricerca e advisory di State Street Global Markets. Misurano la fiducia degli investitori o la propensione al rischio in modo quantitativo, analizzando i modelli di acquisto e di vendita degli investitori istituzionali, ricavati dai 44 trilioni di dollari di asset in custodia e amministrazione di State Street (in questo patrimonio non sono inclusi gli asset detenuti da State Street stessa). L’indice di propensione al rischio deriva dalla misurazione dei flussi degli investitori in ventidue diverse dimensioni di rischio tra azioni, valute, reddito fisso, asset legati alle materie prime e trend di asset allocation. L’indice cattura la proporzione dei ventidue elementi di rischio che hanno visto un comportamento orientato alla ricerca o alla riduzione del rischio. Una lettura positiva indica che nel complesso gli investitori stanno aumentando la loro esposizione al rischio, mentre una lettura negativa suggerisce una riduzione del rischio. Gli indicatori delle partecipazioni di State Street rilevano la quota dei portafogli degli investitori allocata in azioni, reddito fisso e liquidità a partire dal 1998