L’immobilismo? Non è il destino ineluttabile dell’Italia
Per salutare i suoi 30 anni di presenza in Italia, Schroders, leader mondiale nella gestione attiva degli investimenti, in partnership con il Censis, Centro Studi Investimenti Sociali, ha promosso la realizzazione dello studio dal titolo “Investire è coltivare l’ottimismo. Il valore sociale dell’investimento”, che mette in discussione la narrazione diffusa dell’Italia come un Paese rassegnato e inerte, affetto da attendismo cronico.
La sindrome italiana della medietà mediocre esiste, ma non è né l’unico presente, né l’unico futuro possibile. Le conclusioni della ricerca, anzi, sottolineano tre evidenze molto rilevanti.
- Esiste anche un altro Paese, che crede nell’impegno, nella costanza, nell’importanza di avere una visione ottimistica del futuro attribuendo un valore sociale all’investimento, nell’economia, nella finanza, nel lavoro e negli altri ambiti della vita. Solide maggioranze – tra il 65% e l’85% – mostrano segnali di persistenza della cultura positiva dell’investimento (inteso come impiego di tempo, energie e risorse per avere risultati in futuro, non solo in ambito economico), sono consapevoli dell’importanza dell’impegno individuale, sia per sé che per la collettività. Considerano l’ottimismo un abito mentale indispensabile per investire, abito che il singolo può conquistare con la propria volontà, per scelta. Inoltre, mettono al centro il proprio benessere, fondato su desideri specifici e profondamente individuali.
- È già presente in Italia una consistente minoranza (circa il 20%) che pratica l’investimento – anche finanziario – come componente costitutiva del proprio stile mentale e di vita. Essa emerge con chiarezza dalla cluster analysis che – analizzando il rapporto degli italiani con la cultura sociale dell’investimento e il sentiment verso il futuro – individua quattro categorie: investitori imperterriti, investitori attendisti, inerti impauriti e incerti inibiti.
- L’investimento finanziario gioca un ruolo centrale: il 40% sarebbe pronto a dedicare più tempo ed energie alla finanza e alle scelte di investimento. Esso ha un valore sociale, poiché è considerato il mezzo che può permettere di vivere secondo i propri desideri praticabili.
I RISULTATI DELLA CLUSTER ANALYSIS. Di seguito la descrizione dettagliata delle quattro categorie di italiani individuate.
- Gli Investitori imperterriti (19,2% del campione). Per essi investire è uno stile mentale e di vita; l’investimento di tempo e risorse è la garanzia per un avvenire migliore e lo praticano con regolarità nei vari ambiti di vita. Ottimisti sul futuro italiano e del mondo, reputano decisivo il benessere soggettivo, lo star bene con sé stessi e a tale obiettivo è funzionalizzato anche il successo economico. Sono convinti che i risultati migliori si ottengono impegnandosi al massimo, mentre ritengono che caso e fortuna siano ben poco rilevanti per la riuscita e che l’impegno conti più del talento. In questo gruppo sono più presenti persone di età compresa tra 45 e 64 anni, con scolarità media e con figli.
- Gli Investitori attendisti (pari al 42,4%). Sono consapevoli dell’importanza di investire nell’economia, nella finanza, ecc., e dei vantaggi che ne deriverebbero. Ma sono paralizzati dal pessimismo. Sono convinti che il mood verso presente e futuro incida su scelte e capacità di ottenere risultati: quindi soffrono il loro pessimismo, ma ne restano prigionieri. Interpreti autentici della sindrome da immobilismo italiana, mostrano una pervicace e autolesionista propensione a galleggiare. La composizione sociodemografica ed economica riflette quella del totale degli italiani.
- Gli Inerti impauriti (25,1%) sono i pessimisti inguaribili e rassegnati, privi di fiducia nel valore dell’investimento di risorse ed energie, prigionieri di un presente che non amano e impauriti dal futuro. Nel gruppo sono più presenti i 18-34enni, le professioni intermedie e i residenti nei comuni minori. Il loro immaginario è fatto di un fatalismo rassegnato che giustifica l’inerzia, reputando legittimo un approccio autoconsolatorio. Quasi 9 su 10 dei membri del gruppo hanno aspettative negative sull’avvenire dell’Italia e del mondo.
- Gli Incerti inibiti (13,3%) sono immobilizzati dall’incertezza, in economia come nella vita privata. Sentono l’impatto accelerato e devastante sulle proprie vite dei rischi globali emersi dall’emergenza del Covid in avanti. Valutano non opportuna la scelta di investire, impegnarsi, coinvolgersi, perseguire obiettivi con logica intertemporale.
Dalla cluster analysis emerge che l’Italia non è destinata ineluttabilmente all’immobilismo; è presente nel Paese una solida minoranza che già oggi ha scelto di guardare con ottimismo al futuro e crede nell’importanza di investire, di agire qui e ora per cercare soluzioni, in vista della costruzione di una realtà migliore nel tempo. Tale minoranza può crescere considerevolmente; 4 italiani su 10, infatti, sono investitori in potenza, ma attendisti di fatto, individui, cioè predisposti a praticare l’investimento, ma paralizzati dal pessimismo. Neutralizzarlo contribuirebbe a sbloccare importanti energie sopite del Paese.
Giorgio De Rita, Segretario Generale, Censis commenta: “Una più diffusa visione ottimistica del futuro è in grado di innescare e alimentare un circolo virtuoso di atteggiamenti e comportamenti che non solo aiutano a perseguire il benessere individuale e collettivo, ma possono arrivare anche a cambiare la narrazione del Paese. Il terreno è fertile. Una schiacciante maggioranza degli italiani (oltre 8 su 10) si dichiara, infatti, convinta che una visione ottimistica del futuro sia uno stimolo rilevante ad agire e a cercare soluzioni, mentre una visione pessimistica finisca per incidere negativamente anche sui risultati. La sindrome italiana può essere sconfitta valorizzando la cultura e la pratica dell’investimento, anche attraverso un racconto pubblico potente, emozionale, in grado di valorizzare i comportamenti di quegli italiani che pensano a costruire da oggi la propria felicità”.
Fabrizio Bianchi, Head of Italy di Schroders, ha aggiunto: “Il progetto realizzato insieme al Censis conferma il forte impegno di Schroders sul mercato italiano e la nostra volontà di conoscerlo in profondità per stimolare e supportare le nostre controparti in modo mirato, efficace e attivo, come è nel nostro DNA da sempre. La ricerca mette in luce il forte pragmatismo degli italiani nei confronti dell’investimento in finanza. Investire il risparmio non è il fine delle vite né il centro di esse, ma il mezzo per raggiungere i propri obiettivi di vita e quindi di felicità e benessere. Di conseguenza, la responsabilità che sta in capo a chi consiglia e gestisce investimenti finanziari è grande. E lo è soprattutto adesso. L’analisi approfondita dei dati della ricerca mette in luce, infatti, come tutti quei valori e quei convincimenti positivi che sono alla base della volontà e della decisione di investire (ottimismo verso il futuro, convinzione dell’importanza dell’impegno e della costanza, ecc.) sono più presenti, percentualmente, nelle classi di età più avanzate, adulti e anziani, rispetto ai giovani sotto i 34 anni. In tale ottica l’importanza del passaggio generazionale è centrale e assume una dimensione socio-culturale, oltre che finanziaria. Vogliamo fare la nostra parte, come gestore di patrimoni, condividendo questi importanti risultati con gli altri operatori del mercato per stimolare la discussione e auspicabilmente l’azione.
APPROFONDIMENTO – Gli italiani non sono affetti da attendismo cronico. I numeri nel dettaglio (ovvero: i semi della speranza)
- Segnali di persistenza della cultura positiva dell’investimento, inteso come impiego di tempo, energie e risorse per avere risultati in futuro, non solo in ambito economico.
- Il 77,6% è convinto che in ogni ambito di vita i risultati migliori si ottengano solo impegnandosi al massimo.
- Per l’82,8% investire nello studio e nel lavoro resta la miglior garanzia per il proprio futuro.
- Immunità al virus dell’attendismo
- Il 55,8% non ritiene vero che nella vita alla fin fine conta più di tutto la fortuna, il caso (è convinto del contrario il 33%).
- Per il 68,2% riuscire nei vari ambiti dipende più dall’impegno costante che dal talento innato.
Consapevolezza dell’importanza dell’impegno individuale, sia per sé che per la collettività
- Il 71% ritiene che occorra impegnarsi senza lasciarsi prendere dal timore che ci sarà sempre qualcuno più bravo
- Il 75,1% dichiara che lamentarsi è spesso un modo per non impegnarsi
- l’80,2% è convinto che, se si investe sul proprio futuro, si contribuisce anche allo sviluppo del Paese.
- Centralità del benessere soggettivo, fondato su desideri specifici, intimi, profondamente individuali, rispetto ai quali la dimensione economica è ancillare.
- La progettazione del futuro sulla base dei desideri è condivisa dal 61,9%.
- Il 65% è pronto a investire per migliorare la propria personalità e per realizzare desideri e obiettivi personali piuttosto che per ragioni professionali o economiche.
- Ottimismo, l’abito mentale indispensabile per investire
- L’83,9% pensa che avere una visione ottimistica del futuro stimola ad agire e a cercare soluzioni.
- Per l’84,3% essere pessimisti incide negativamente anche sui risultati.
- Secondo il 76,2% l’ottimismo è qualcosa che si conquista perché dipende dalla nostra capacità di decidere ora in vista di obiettivi futuri. L’ottimismo è, quindi, uno stato soggettivo da costruire.
- Il 66,9% si definisce solitamente ottimista nella vita.

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