Crisi del Treasury USA come asset rifugio, l’azionario svizzero offre opportunità
Il monito del Fondo Monetario Internazionale ha un peso simbolico e pratico: le ultime proiezioni del World Economic Outlook (WEO) segnalano che il debito pubblico degli Stati Uniti crescerà nei prossimi anni fino a livelli che, in percentuale sul Pil, metteranno Washington allo stesso tavolo di paesi che per decenni hanno incarnato il “rischio debito” europeo, in particolare Italia e Grecia; alcune analisi parlano di una traiettoria che potrebbe portare il debito Usa verso il 143% del Pil entro la fine del decennio.
Oggi, nei dataset del Fondo Monetario Internazionale, il rapporto debito/Pil degli Stati Uniti si colloca intorno al 120–121%, mentre l’Italia rimane sui 135–137%; la Grecia è su livelli più elevati (intorno al 146% ma in discesa secondo scenari del WEO) e la Francia, che ha appena subito un downgrade dalle agenzie di rating, si attesta su una fascia intermedia, intorno al 115–116%.
Quello che cambia non è soltanto il numero, ma il contesto che lo accompagna: durante la pandemia, gli Stati Uniti, per ovviare alla crisi di liquidità, hanno potuto beneficiare di costi di finanziamento ai minimi storici (policy rate vicino allo zero e acquisti massicci di asset da parte della Fed), il che ha reso sostenibili deficit enormi senza che il mercato imponesse subito un premio per il rischio. Oggi lo scenario è diverso: il rendimento del Treasury a 10 anni si è stabilizzato su livelli intorno al 4,0%, con implicazioni immediate sul costo del servizio del debito e sullo spazio fiscale disponibile.
La Federal Reserve può ancora tagliare i tassi, e i mercati scontano questa possibilità, ma l’effetto su tutta la curva sarà probabilmente più attenuato rispetto al 2020. Un taglio dei Fed Funds abbasserà i tassi brevi, ma con un debito pubblico più elevato i mercati richiedono un term premium maggiore e la Fed non è più un compratore “illimitato” di Treasury come durante l’emergenza Covid; ne consegue che i rendimenti a lunga scadenza potrebbero restare relativamente elevati, perché riflettono sia l’abbondanza di offerta sia i dubbi sulla sostenibilità fiscale. In questo contesto il treasury USA, nel ruolo di asset rifugio, è entrato in competizione con altri asset, come ad esempio il franco svizzero. La componente obbligazionaria in questa valuta non offre rendimenti interessanti, ma l’azionario svizzero presenta in questa fase un’opportunità d’ingresso, con valutazioni in linea con la media storica.
L’industria svizzera resta uno dei pilastri di resilienza dell’economia nazionale, soprattutto grazie al comparto farmaceutico e diagnostico, che continua a trainare le esportazioni e i risultati delle principali blue-chip. Nelle ultime trimestrali, Novartis ha registrato una solida crescita delle vendite e ha annunciato l’acquisizione di Avidity per rafforzare la pipeline RNA, una mossa che conferma la capacità del gruppo di investire e creare valore nonostante il contesto globale complesso. Anche Roche ha riportato una crescita organica delle vendite nei primi nove mesi dell’anno e ha rivisto al rialzo le stime sugli utili 2025, segnalando come la domanda per farmaci chiave e le attività diagnostiche stiano garantendo flussi stabili e visibilità sui ricavi.

LMF green
Mente e denaro
Sala Stampa