Report POLIMI_Patrimoni di famiglie imprenditoriali, la voce delle Next gen: fino al 72% lavora in azienda ma con ruoli secondari, solo il 15% è coinvolto nella gestione

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Presentati i risultati della survey “Next-gen Wealth” realizzata dal gruppo di ricerca Innovation, Strategy and Family Business

della POLIMI School of Management, in partnership con BNL BNP Paribas Private Banking & Wealth Management e Studio Legale Withers

Patrimoni di famiglie imprenditoriali, la voce delle Next gen: fino al 72% lavora in azienda, ma con ruoli secondari. Solo il 15% condivide la gestione con la Now gen

La ricerca analizza, per la prima volta a livello nazionale, l’approccio delle generazioni Millenial e Gen Z alla gestione della ricchezza familiare:      per i più giovani, la dimensione valoriale dell’investimento è molto importante. Il confronto generazionale mostra segnali di evoluzione: i Millennial risultano più spesso coinvolti nelle decisioni di investimento (36,6% contro il 23,3% della Gen Z) a conferma di una progressiva “investitura” che tende ad arrivare quando l’eventuale spinta innovativa si sia già parzialmente esaurita

I prossimi anni saranno caratterizzati da un passaggio epocale di risorse, responsabilità e potere decisionale dall’attuale generazione che gestisce i patrimoni delle famiglie imprenditoriali italiane alle Next gen, in particolare Millennial (nati tra il 1981 e il 1994) e Gen Z (nati tra il 1995 e il 2007). Una trasformazione che va ben oltre la semplice transazione economica e investe il significato stesso del patrimonio, destinato a essere reinterpretato alla luce dei valori e delle aspirazioni delle nuove generazioni, di cui però raramente si ascolta la voce diretta. Eppure – come attestano i risultati della survey “Next-gen Wealth” realizzata dal gruppo di ricerca Innovation, Strategy and Family Business della POLIMI School of Management, in partnership con BNL BNP Paribas Private Banking & Wealth Management e Studio Legale Withers – il coinvolgimento delle nuove generazioni nelle imprese familiari è già in atto e mostra una responsabilizzazione progressiva.

“La nostra ricerca nasce per dare voce alle nuove generazioni, per comprenderne priorità, interessi e visioni emergenti, anche nel rapporto con il patrimonio familiare. Per i più giovani, la dimensione valoriale è centrale: l’investimento non è solo un mezzo di profitto, ma un’estensione della propria identità e della propria visione di mondo – commentano Josip Kotlar ed Emanuela Rondi, docenti della POLIMI Graduate School of Management e responsabili dell’indagine -. Cresciute in un contesto segnato da instabilità economica, accelerazione tecnologica e nuovi modelli di valore, queste generazioni portano concezioni di patrimonio, responsabilità e impatto che rappresentano una vera discontinuità con il passato. Tuttavia, il ricambio generazionale incontra ancora ostacoli: l’aumento della longevità prolunga i periodi di leadership delle generazioni senior, mentre la crescente complessità dei modelli familiari – tra divorzi, seconde unioni e famiglie monogenitoriali – rende più fluida e articolata la trasmissione del patrimonio”.

Il questionario, progettato dal team di ricerca e somministrato con il supporto di BVA Doxa, ha raccolto 819 risposte complete da membri delle Next gen, a cui sono state affiancate le rilevanze emerse da due specifici focus group. Il 59% della Gen Z e il 72% dei Millennial risulta già coinvolto in azienda, spesso contemporaneamente in ruoli di business, governance e holding (22% Gen Z, 38% Millienial). Tuttavia, la posizione ricoperta è per lo più quella di “osservante”, perché la Now gen, cioè chi è ora al comando, mantiene saldamente il controllo delle decisioni strategiche (lo riferisce il 36% della Gen Z e il 47% dei Millennial) e solo 15% segnala una gestione condivisa. Ai giovani, che spesso giovani non sono più, vengono assegnate per lo più mansioni operative (44% dei Millennial, 39% della Gen Z) con cui “farsi le ossa”.

L’ingresso in azienda avviene in media attorno ai 26 anni, ma è vissuto più come esperienza formativa che come reale acquisizione di ruolo, nonostante molti abbiano alle spalle esperienze esterne, magari all’estero, e dispongano di competenze distintive che li inducono a chiedere maggiore coinvolgimento, autonomia e legittimità, in particolare nella gestione diretta negli investimenti. Oltre la metà degli intervistati ha già effettuato almeno un’operazione finanziaria, con un picco tra i Millennial familiari (72%), e il confronto generazionale mostra segnali di evoluzione: i Millennial risultano più spesso coinvolti nelle decisioni di investimento (36,6% contro il 23,3% della Gen Z), a conferma di una progressiva “investitura” che tende ad arrivare quando l’eventuale spinta innovativa si sia già parzialmente esaurita.