CFASI: Cresce la fiducia sull’Italia – Sentiment Index Dicembre 2025

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Segnali di maggiore ottimismo arrivano dal nuovo sondaggio mensile elaborato da CFA Society Italy in collaborazione con Radiocor. La rilevazione, condotta tra i soci di CFA SI tra il 19 e il 30 novembre 2025, mostra infatti un deciso recupero del sentiment macroeconomico sull’Italia, pur mantenendosi in area negativa.

Il CFA Society Italy Radiocor Sentiment Index sale a –24,4 punti, registrando un incremento di 12,5 punti rispetto alla lettura di novembre. Si tratta del miglioramento più significativo degli ultimi mesi, trainato soprattutto dalla crescita della quota di analisti che prevedono condizioni macroeconomiche stabili nei prossimi sei mesi, salita al 61% (+18,9 punti).

Scende invece la percentuale di chi si attende un peggioramento al 31,7% (–15,7 punti), mentre si contrae anche la quota degli ottimisti, al 7,3% (–3,2 punti). Nonostante ciò, la riduzione del fronte pessimista consente al dato sintetico di migliorare in modo sostanziale, pur restando in territorio negativo.

Europa stabile, Stati Uniti ancora deboli

Il quadro europeo si conferma sostanzialmente in linea con quello italiano, mostrando un profilo di stabilità. Rimane invece negativo il sentiment sull’economia statunitense, penalizzato da un mercato del lavoro più fragile rispetto al recente passato e dalle incertezze legate al passaggio di consegne alla guida della Federal Reserve.

Inflazione: primi segnali di raffreddamento in Italia ed eurozona

Per la prima volta in tre anni, gli analisti indicano un possibile calo dell’inflazione in Italia e nell’area euro. Al contrario, negli Stati Uniti prevale ancora la percezione di un aumento dei prezzi al consumo.

Tassi: attese di tagli, soprattutto dalla Fed. Curve più ripide

Il consenso sul taglio dei tassi di interesse nei prossimi sei mesi resta ampio, in particolare per la Federal Reserve. Tuttavia, come già nei mesi precedenti, gli operatori non prevedono un calo dei rendimenti a lungo termine: i timori legati ai disavanzi pubblici continuano infatti a sostenere le aspettative di un irripidimento delle curve, con premi maggiori richiesti sulle scadenze più lontane.

Azioni: cautela dopo i massimi. Sul Forex si ferma la discesa del dollaro

Sui mercati azionari domina un atteggiamento prudente dopo i massimi registrati dagli indici globali. In particolare, cresce il consenso su una correzione leggera del mercato USA, ritenuto su livelli elevati.

Sul fronte valutario, dopo mesi di attese di un ulteriore indebolimento del dollaro, gli analisti ora si orientano verso un quadro più stabile. Prosegue invece l’aspettativa di un rafforzamento dello yen sull’euro, sostenuta dall’ipotesi di un orientamento più restrittivo da parte della Bank of Japan.

Petrolio: prezzi attesi stabili dopo un anno di ribassi

Infine, sul mercato del greggio prevale l’idea di una stabilizzazione dei prezzi nei prossimi sei mesi, dopo un 2025 caratterizzato da un progressivo calo delle quotazioni, favorito anche dall’aumento dell’offerta da parte dei paesi OPEC+.

Aniello Pennacchio, CFA, Deputy Country Head Italy DPAM, ha commentato: “Prevediamo che il mercato rialzista proseguirà nel 2026, sostenuto dal forte slancio degli utili statunitensi e da un contesto macroeconomico globale resiliente. Sebbene i flussi migratori distorcano temporaneamente i dati sull’occupazione Usa, il tasso di disoccupazione stabile indica un mercato del lavoro abbastanza equilibrato e l’aumento dell’occupazione temporanea potrebbe persino segnalare una tendenza economica al rialzo. Questa resilienza concede alla Fed il tempo necessario per reagire e riduce il rischio di errori di politica monetaria. 

Per ora, le pressioni inflazionistiche negli Stati Uniti persistono poiché le aziende trasferiscono sui consumatori i costi legati ai dazi, ma questi effetti sono probabilmente temporanei e saranno parzialmente compensati nel breve termine dal continuo calo dei prezzi degli affitti nel settore immobiliare. In Europa, i bassi prezzi dell’energia, l’indebolimento del dollaro e la pressione competitiva delle importazioni cinesi dovrebbero tenere sotto controllo l’inflazione. Nel complesso, riteniamo che questo contesto sia favorevole agli attivi rischiosi e consideriamo qualsiasi calo del mercato come una potenziale opportunità di acquisto”.