MPS-Caltagirone: al centro di un’inchiesta che scuote il risparmio e la vigilanza. BCE e Consob fanno qualcosa?
Nelle ultime settimane la scalata di MPS su Mediobanca, operazione che ha ridisegnato gli equilibri della finanza italiana, è al centro di un’inchiesta della Procura di Milano. Gli indagati principali sono Caltagirone, il suo socio nel gruppo Delfin, e l’ad di MPS, Luigi Lovaglio. Le accuse sono gravi: aggiotaggio e ostacolo alle autorità di vigilanza (BCE, CONSOB, IVASS). Si contesta che la Offerta Pubblica di Scambio (OPS) con cui MPS ha acquisito Mediobanca sia stata strutturata in “concerto” tra i soci e nascosta alle autorità e al mercato.

Secondo gli inquirenti, la vendita da parte del Tesoro nel 2024 del 15% di MPS (formalmente un’operazione di mercato) sarebbe stata di fatto selettiva, assegnando le azioni quasi esclusivamente a Caltagirone, Delfin e pochi altri soggetti, in vista della successiva manovra su Mediobanca.
Il quadro che emerge dalle intercettazioni riportate dalla stampa mostrerebbe un’operazione orchestrata “dietro le quinte”, con accordi al telefono tra i protagonisti che definiscono la manovra come “perfetta”.
Il ruolo della BCE: tra vigilanza tecnica e prudenza politica
Storicamente la BCE ha sempre osteggiato che soci industriali o non finanziari esercitino il controllo su grandi banche, per evitare conflitti di interesse e rischi di governance. Il caso MPS-Caltagirone sarebbe quindi proprio il tipo di situazione che la vigilanza europea intendeva prevenire.
Anche il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) avrebbe avuto un ruolo controverso nella scalata di Monte dei Paschi di Siena (MPS) ai danni di Mediobanca, se vogliamo interpretare così il decreto di perquisizione e sequestro, eseguito dal Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza. Ma attendiamo i risultati dell’indagine prima di emettere un parere.
In ogni caso, la BCE, come evidenziato anche da Reuters, ha declinato ogni commento ufficiale sull’inchiesta. MPS, da parte sua, dichiara di rispettare i requisiti patrimoniali richiesti dalla BCE dopo la revisione SREP del 2024, con un CET1 ratio molto al di sopra del minimo richiesto.
Questo silenzio lascia molti osservatori perplessi: se le norme prudenziali sono formalmante rispettate, la questione centrale, quella del controllo effettivo da parte di soci industriali, resta sul tavolo.
La stampa italiana: forti dubbi su trasparenza e ruolo di Consob
I quotidiani economico-finanziari non risparmiano critiche: secondo il Corriere della Sera, l’operazione sarebbe avvenuta «in palese violazione del Testo Unico della Finanza (TUF)», perché era obbligatorio lanciare un’Opa cash dopo il superamento della soglia del 25% su Mediobanca.
La Repubblica definisce “concertone” quello tra Caltagirone, Delfin e MPS, denunciando come «una cabina di regia chiusa» abbia ridisegnato i vertici di banche e assicurazioni senza trasparenza.
Anche La Stampa evidenzia il ruolo ambiguo del MEF, che viene accusato dalla Procura di aver favorito l’operazione con una dismissione a porte chiuse.
Un punto ricorrente è la scarsa reattività della CONSOB, ritenuta lenta a intervenire nonostante ripetuti esposti e segnalazioni da parte di investitori e analisti. In molti articoli si osserva che il sistema di vigilanza italiano sembra oggi più debole e meno capace di fronteggiare operazioni di tale portata, con effetti potenzialmente sistemici sull’intero sistema creditizio e finanziario.
Tra regole vulnerabili e fiducia a rischio
Il caso MPS-Caltagirone non è solo una inchiesta giudiziaria, ma una sfida aperta al cuore del sistema di governance bancaria e regolamentazione finanziaria in Italia. Mostra come nonostante la vigilanza formale e i requisiti patrimoniali rispettati la concentrazione del potere nelle mani di pochi soci può generare una rete di interessi incrociati che sfugge ai controlli: dalla gestione bancaria all’assicurativo, passando per editoria e finanza.
In questo contesto, la BCE è chiamata a fare una scelta: o consolidare la sua posizione storica contro i soci industriali al controllo bancario o accettare che forme ibride di proprietà oggi sotto processo diventino la nuova norma.
Allo stesso tempo la Consob e le autorità nazionali devono riflettere su ruolo e credibilità: la vigilanza non può ridursi a verifiche contabili, ma deve garantire trasparenza effettiva, coerenza con le regole e tutela del risparmio.
Il giudizio della stampa italiana è netto: senza rigore e trasparenza, ogni grande operazione diventa una partita al buio. E il sistema finanziario, oggi più che mai, ha bisogno di credibilità per restare stabile.

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Mente e denaro
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