OpenAI. Il più grande paradosso tecnologico della nostra epoca: crescita record, redditività assente.

-

Secondo la testata economico-finanziaria Fortune, l’ombra di OpenAI e la sua attività ancora poco redditizia, nonostante il successo clamoroso di ChatGPT, hanno scosso i mercati per tutta la seconda metà del 2025. Il dibattito su una bolla nell’intelligenza artificiale non si è placato, nonostante Nvidia abbia registrato un altro trimestre da record a novembre. Resta da capire come OpenAI riuscirà a bilanciare il desiderio apparentemente infinito di ChatGPT, da un lato, di “computing”, fornito dai data center che spuntano in tutta l’economia, e un modello di business che la porti dai conti in rosso alla redditività. Questa è la stessa domanda a cui il CEO di OpenAI, Sam Altman, ha risposto con una sola, esasperata parola in una recente apparizione in podcast: “Basta”.

La banca d’investimento HSBC, citata nell’articolo, chiarisce di credere ancora che l’intelligenza artificiale sia un “megaciclo” e che le sue previsioni “indicano una posizione di leadership per OpenAI dal punto di vista dei ricavi”, ma non sottovaluta i costi implicati.
HSBC Global Investment Research prevede che OpenAI non sarà ancora redditizia entro il 2030, con una base di consumatori del 44% della popolazione adulta mondiale (rispetto al 10% del 2025).

Quanto è condivisa la lettura di HSBC nella stampa finanziaria USA

Il giudizio di HSBC, che mette in dubbio la sostenibilità economica di OpenAI nonostante la crescita esplosiva di ChatGPT, sta trovando riscontri significativi nel dibattito delle principali testate finanziarie americane. Da mesi, infatti, la narrativa dominante negli Stati Uniti oscilla tra entusiasmo per la potenza innovativa dell’AI generativa e timore crescente per un possibile surriscaldamento del settore.

Bloomberg: “Il modello OpenAI è potente ma insostenibile ai ritmi attuali”

Bloomberg ha più volte sottolineato come la corsa agli investimenti in infrastrutture (data center, chip Nvidia, energia) stia generando un modello di business che “brucia capitale a velocità mai vista”. In vari report, Bloomberg segnala che OpenAI “incarna l’intero paradosso dell’AI: crescita illimitata della domanda e costi illimitati per soddisfarla”. La posizione è quindi pienamente allineata a HSBC: la crescita è evidente, ma il profitto rimane lontano.

The Wall Street Journal: “L’AI è una bolla? Le valutazioni indicano che il rischio esiste”

Il WSJ da mesi dedica editoriali alla possibilità che l’AI pur essendo rivoluzionaria stia entrando in una fase di euforia finanziaria simile al dot-com boom. Anche qui le osservazioni convergono con quelle di HSBC: il mercato è dominato da aspettative altissime, margini incerti e costi proibitivi. In particolare, WSJ sottolinea che OpenAI è “diventata un’azienda da decine di miliardi di dollari senza un chiaro percorso alla redditività”.

CNBC e Fortune: focus sugli investimenti e sul “debito energetico” dell’AI

CNBC cita regolarmente analisti che parlano di “compute hunger” e della necessità di investimenti infrastrutturali crescenti, un punto identico a quello evidenziato da HSBC. Fortune, d’altro canto, ha definito l’attuale paradigma dell’AI come “l’industria tecnologica più costosa della storia”. Entrambe le testate condividono un punto chiave: il modello di crescita di OpenAI richiede capitali continui, e la redditività è un obiettivo molto lontano.

Reuters: “Il problema non è la crescita, è la concorrenza”

Reuters ribadisce un elemento che HSBC sfiora soltanto: la concorrenza si sta intensificando rapidamente: Anthropic, Google, Meta, xAI. Reuters evidenzia che OpenAI rischia di essere “costretta a spendere ancora di più” solo per mantenere la leadership tecnologica, rendendo la scalabilità economica ancora più fragile.

Nel complesso, la stampa finanziaria americana tende a condividere l’impianto dell’analisi HSBC: la domanda per ChatGPT esplode (come rappresentato dalla curva prevista da HSBC), i costi di calcolo crescono più rapidamente dei ricavi, OpenAI potrebbe non essere profittevole nemmeno entro il 2030, l’AI potrebbe essere nel pieno di una fase iper-speculativa.

Dove emergono differenze è nella lettura finale: alcune testate parlano apertamente di bolla, altre descrivono un megaciclo inevitabile con costi iniziali elevatissimi, altre ancora ritengono che il mercato maturerà man mano che modelli e chip diventeranno più efficienti.

Ma su un punto il consenso è netto: OpenAI è oggi al centro del più grande paradosso tecnologico della nostra epoca: crescita record, redditività assente.