Ostrum AM: ma esiste ancora il ciclo economico?
Ciclo economico è un termine generico che descrive le fluttuazioni di un’economia, ma le interpretazioni sono tante ed eterogenee.
Il metodo più semplice consiste nel rappresentare gli aumenti e le diminuzioni dell’attività. Questi fenomeni sono misurabili. È ciò che fa il NBER negli Stati Uniti, documentando il profilo dell’attività americana dal punto più basso raggiunto nel dicembre 1854. In Francia è stato creato un comitato all’interno dell’Associazione economica francese per costruire una serie simile, che inizia con il picco del terzo trimestre del 1974. Vogliamo avere una teoria dei cicli per ridurre l’incertezza. Se il ciclo è regolare, il profilo dell’attività diventa più prevedibile.
Ci sono4 approcci:
- Il ciclo di Kitchin riflette l’impatto dell’accumulo e dello smaltimento delle scorte. Ha una durata compresa tra i 3 e i 5 anni;
- Il ciclo di Juglar, che riflette gli investimenti di capitale, ha una durata compresa tra i 7 e gli 11 anni. Gli investimenti sono generalmente il fenomeno che consente a un Paese di uscire da una recessione;
- Il ciclo di Kuznets, che dura dai 15 ai 25 anni, si basa sugli investimenti infrastrutturali. Il pacchetto di stimoli sostenuto dal cancelliere tedesco Friedrich Merz si ispira a questa idea;
- Il ciclo di Kondratiev, che dura dai 45 ai 60 anni, è calibrato sui cicli tecnologici. L’intelligenza artificiale può attestare l’importanza di questa dimensione.
Tutti questi elementi fanno parte del ciclo, ma non sono sufficienti per comprendere il ritmo dell’attività.
La politica della banca centrale può creare dinamiche che non derivano dalle pressioni sui prezzi dei beni, ma dalle pressioni sui prezzi degli asset. Ciò rende difficile l’interpretazione. La politica della Fed può illustrare questo punto di fronte all’esuberanza del mercato azionario statunitense. Il ciclo del credito è caratterizzato da un movimento congiunto tra lo sviluppo del credito, la leva finanziaria associata e i prezzi degli asset. Si tratta di un ciclo specifico che non ha la stessa frequenza del ciclo reale. Ma che dire delle catene di produzione dei prodotti globalizzati fabbricati in Europa, Cina, Giappone e Stati Uniti? Ogni regione ha le proprie dinamiche, che alterano l’interpretazione del ciclo economico.
Più di recente, occorre tenere conto della dimensione geopolitica, che influenza le aspettative degli attori economici. I dazi americani ne sono un esempio. Il ciclo economico è una misura delle fluttuazioni economiche. Esiste perché l’economia passa dall’espansione alla contrazione. Tuttavia, è irregolare, a causa di tutte le influenze e le interazioni sopra menzionate. Pertanto, non può essere caratterizzato in modo semplice e deterministico. Questo è ciò che lo rende affascinante, sfidando gli economisti che cercano di districare e dare priorità ai dati, agli impulsi, alle innovazioni, ma anche alle scelte politiche che derivano dalla politica industriale o dalla geopolitica.
Il ciclo economico non svela facilmente i suoi segreti.

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