Generali Asset Management: Asset allocation, come navigare l’incertezza dei mercati
I primi mesi del 2025 hanno dimostrato un’elevata volatilità, aprendo nuove tematiche che ogni investitore deve affrontare consapevolmente. L’amministrazione Trump ha attuato politiche economiche, commerciali e internazionali “non ortodosse” e in chiara discontinuità con il passato, rendendo evidente la necessità di analizzare il rischio in questi nuovi contesti.
L’economia mondiale ha prosperato per decenni grazie al commercio internazionale, con catene di approvvigionamento che operano oltre i confini nazionali. La scarsa visibilità sul futuro, solo parzialmente mitigata dalle inversioni di rotta dell’amministrazione USA, potrebbe creare squilibri significativi, le cui conseguenze esatte saranno valutabili solo nei prossimi mesi.
Le banche centrali devono agire con estrema prudenza. La BCE si trova di fronte a politiche fiscali disomogenee tra gli Stati membri e volatilità valutaria: un ciclo economico insoddisfacente ma probabilmente privo di imminenti spinte inflazionistiche dovrebbe permettere ulteriori tagli dei tassi. La Fed, invece, deve mantenere un profilo indipendente, bilanciando le politiche “imprevedibili” dell’amministrazione Trump e valutando i dati in tempo reale: ci sono attese, anche politiche, per tagli dei tassi che la FED potrebbe consegnare solo dopo avere verificato i dati reali.
Le decisioni della nuova amministrazione USA hanno probabilmente creato alcuni danni semi-permanenti, indebolendo la fiducia nel sistema economico americano. In sintesi, la riduzione del deficit commerciale, senza una chiara disciplina fiscale e senza una crescita economica tangibile, pesa sulla valuta americana, che raccoglie e riassume tutte le tensioni e le incongruenze di questo periodo. Alla fine, gli investitori sanno cercare, dove possibile, nuove rotte per i loro capitali: non è un caso che la prima grande tempesta finanziaria del 2025 ha visto la discesa contemporanea del dollaro, dei titoli di stato USA e dello S&P.
Su questo fronte, oltre all’evoluzione dei dazi, sarà cruciale vedere l’equilibrio dei conti pubblici americani in discussione presso il Congresso. Gli USA hanno accumulato un debito gigantesco e continuano ad alimentarlo con un deficit importante, una delle ragioni della forza della loro economia. In mancanza di una correzione, soprattutto se associata ad una crescita più ridotta, il mercato vorrà rendimenti più alti per compensare.
Guardando oltre questa fase, emergono o si confermano alcune tendenze importanti. La contrapposizione USA-Cina, anche se mitigata da trattative commerciali, è destinata a permanere e porterà a una maggiore separazione delle due piattaforme economiche e produttive, con effetti ampi e potenzialmente inflazionistici nel medio-lungo periodo.
Relazioni internazionali tese imporranno la creazione di catene di approvvigionamento più sicure per beni strategici, richiedendo investimenti significativi, soprattutto in Europa. Da questo punto di vista, i mercati privati potrebbero contribuire, grazie alla stabilità dei loro capitali.
Restano comunque validi alcuni temi legati al progresso tecnologico ed all’intersezione di nuovi temi e strumenti: l’intelligenza artificiale modificherà più nel profondo i processi produttivi, aumentandone la produttività. Al contempo, permetterà ad altre scienze di progredire, come il bio-tech o la ricerca medica e farmaceutica: nuovi materiali, nuovi strumenti, nuove medicine apriranno inattesi orizzonti di crescita e sviluppo. Su questi fronti, la Cina potrebbe sorprendere il mondo, dimostrando di avere raggiunto un livello di raffinatezza tecnologica non previsto dagli analisti: i produttori cinesi già dominano settori come le energie rinnovabili e le batterie, con un complesso militare imponente e un’economia sostanzialmente centralizzata possono essere molto più avanti delle attese nello sviluppo digitale.
Pertanto, per il medio-lungo periodo, si può immaginare un portafoglio concentrato sull’Europa, con il 20% in titoli di Stato, 20% in corporate investment grade, 10% in High Yield, 25% in azioni (difesa e banche europee, settori esposti alla ricostruzione dell’Ucraina, tecnologia europea e, marginalmente, cinese, semiconduttori USA), 10% in asset privati come infrastrutture e credito diretto alle imprese, 5% in oro e commodities e il resto in liquidità, da utilizzare per trarre vantaggio dalla volatilità inevitabile.

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