Commento J. SAFRA SARASIN – Prospettive macroeconomiche – Il mercato del lavoro USA continua a mostrare segni di resilienza
Le azioni hanno registrato un leggero rialzo verso la fine del mese, con il mercato sempre più concentrato sulla possibilità che la Fed possa tagliare i tassi prima del previsto. Le azioni dei mercati emergenti hanno registrato le migliori performance grazie alla debolezza del dollaro, mentre gli Stati Uniti hanno continuato a sovraperformare l’area euro. I livelli di rendimento più bassi hanno favorito il reddito fisso, con le obbligazioni dei mercati emergenti in testa e quelle dell’area euro in coda, riflettendo gli impegni di aumento delle spese militari concordati al vertice NATO di giugno.
Nonostante l’incertezza politica, l’economia statunitense ha continuato a mostrare resilienza nel mese di giugno. Gli attacchi all’Iran hanno temporaneamente alimentato i timori di un aumento del prezzo del petrolio oltre i 100 dollari al barile. Tuttavia, l’impennata dei prezzi si è rivelata di breve durata. L’attività economica rimane particolarmente forte nel settore dei servizi, mentre si registrano segnali di una certa moderazione nell’attività manifatturiera e nel mercato immobiliare. Il sentiment dei consumatori è molto favorevole, come suggerito dal recente miglioramento dell’indicatore dell’Università del Michigan.
Finora le condizioni del mercato del lavoro sono rimaste solide, ma le indagini indicano un graduale indebolimento, con le imprese che segnalano una riduzione dell’orario di lavoro e degli straordinari, il congelamento delle assunzioni e previsti tagli al personale. I prezzi al consumo hanno continuato a moderarsi ulteriormente, ma le recenti dinamiche probabilmente non riflettono ancora il significativo aumento dei dazi all’importazione statunitensi dall’inizio dell’anno.
Nel complesso, gli indici dei responsabili degli acquisti (PMI) dell’area euro continuano a deludere. L’attività rimane particolarmente debole in Germania, il che pesa sulla performance ciclica dell’intera regione. Di conseguenza, l’inflazione nell’area euro è scesa all’1,9% su base annua a maggio, con l’indice core al 2,3% su base annua, consentendo alla BCE di ridurre il tasso di riferimento dal 2,25% al 2%. Prevediamo un’accelerazione della crescita economica nella seconda metà del 2025, con l’avvio degli stimoli fiscali da parte del governo tedesco e l’allentamento delle condizioni monetarie.
Nel Regno Unito, la Banca d’Inghilterra si trova di fronte al dilemma tra la perdita di slancio congiunturale, la debolezza del mercato immobiliare e il persistere di forti pressioni salariali. Sebbene la banca abbia mantenuto invariato il tasso di riferimento a giugno, non escludiamo che sarà necessario accelerare il ritmo dei tagli una volta che la debolezza economica sarà più marcata. Con una crescita del PIL del 2% nel primo trimestre, la Svizzera sfugge in gran parte alla dinamica stagflazionistica dell’area euro. Tuttavia, il mercato del lavoro sta subendo un ulteriore raffreddamento e il franco svizzero forte ha spinto l’inflazione al -0,1% su base annua a maggio, sostenendo la decisione della Banca nazionale svizzera di abbassare il tasso di riferimento a zero a giugno.
La crescita del PIL giapponese ha subito un rallentamento nel primo trimestre e i dati delle indagini non indicano un miglioramento significativo, suggerendo che la Banca del Giappone aumenterà il tasso di riferimento solo in modo molto graduale. In assenza di una direzione chiara nei negoziati sull’ accordo commerciale con gli Stati Uniti e di un elevato livello di incertezza geopolitica, la banca ha mantenuto il tasso di riferimento allo 0,5% a giugno. In Cina, i dati preliminari di giugno indicano un moderato miglioramento dell’attività manifatturiera in un contesto deflazionistico. L’economia rimane tuttavia resiliente, nonostante i dazi statunitensi, sostenuta dall’anticipo delle esportazioni e dall’espansione fiscale.
Obbligazioni – Profilo rischio/rendimento favorevole per le scadenze intermedie
A giugno i mercati obbligazionari globali hanno registrato una certa stabilizzazione, con l’indice di volatilità MOVE sceso al di sotto del minimo degli ultimi tre mesi. Il conflitto tra Israele e Iran a metà giugno ha temporaneamente favorito le obbligazioni statunitensi, ma i rendimenti dei Treasury USA non hanno mostrato il tipico comportamento di avversione al rischio. Le scadenze intermedie hanno beneficiato in misura leggermente maggiore rispetto a quelle a più lungo termine. I timori per la sostenibilità fiscale continuano a pesare sulle obbligazioni statunitensi, ma l’effetto rimane più visibile sul dollaro.
La valuta ha continuato a perdere terreno nel mese di giugno, dopo che il presidente Trump ha manifestato l’intenzione di nominare il successore del presidente della Fed Powell già a settembre. Alla fine di giugno, l’attenzione dei mercati finanziari si è spostata sulla possibilità che la Fed potesse proseguire il ciclo di tagli dei tassi in anticipo rispetto alle previsioni, spingendo al ribasso i rendimenti dei titoli del Tesoro USA su tutte le scadenze.
Anche i rendimenti britannici hanno registrato un andamento al ribasso, riflettendo il rallentamento della dinamica macroeconomica, mentre i rendimenti dei titoli di Stato giapponesi a lunghissimo termine hanno perso terreno rispetto ai massimi di maggio, esercitando pressione sullo yen. I rendimenti dell’area euro hanno seguito un andamento diverso, alla luce dei maggiori impegni di spesa militare. Confermiamo la nostra preferenza per le scadenze intermedie e manteniamo una valutazione neutrale sul credito sottoclasse di attività nel reddito fisso.
Azioni – Persistono i rischi di ribasso
A giugno, la performance azionaria ha registrato un andamento contrastante. Dopo aver cercato una direzione nella prima metà del mese, le azioni hanno registrato guadagni quando il mercato ha iniziato a concentrarsi sempre più sulla possibilità di un taglio dei tassi da parte della Fed anticipato rispetto alle attese.
Le valutazioni si sono quasi completamente riprese dal calo seguito all’annuncio dei dazi da parte del presidente Trump ad aprile. Di conseguenza, il mercato sembra nuovamente scontare aspettative di perfezione. Le società statunitensi orientate all’esportazione hanno beneficiato dell’indebolimento del dollaro, che ha compensato in parte gli effetti negativi dei dazi. Anche se gli utili del secondo trimestre dovrebbero essere piuttosto solidi, prevediamo che nelle prossime settimane gli indici rimarranno all’interno di un intervallo ristretto. Tuttavia, il raffreddamento del mercato del lavoro e dell’immobiliare negli Stati Uniti potrebbe pesare sui consumi nella seconda metà dell’anno e tradursi in un indebolimento degli utili.

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