J. SAFRA SARASIN: Preview BCE – Con l’inflazione tornata al 2%, quali sono i rischi?
La pubblicazione definitiva dei dati sull’inflazione relativi al mese di giugno ha confermato la stima iniziale di Eurostat. L’inflazione complessiva è in linea con l’obiettivo del 2% fissato dalla BCE, mentre l’inflazione core è solo leggermente superiore. È importante sottolineare che l’inflazione dei servizi, rimasta ostinatamente elevata intorno al 4% per tutto lo scorso anno, si attesta attualmente al 3,3%. I beni industriali non energetici sono tornati allo 0,5% su base annua, un livello intorno al quale hanno oscillato per gran parte del periodo pre-Covid.
I dati nazionali confermano che il calo dell’inflazione è generalizzato, poiché la maggior parte dei paesi di grandi dimensioni si attesta vicino alla media dell’area dell’euro. Anche la dispersione dei tassi di inflazione nazionali, misurata dalla loro deviazione standard, è tornata ai livelli pre-pandemia, il che implica anche una moderazione generalizzata dei salari e dell’inflazione in tutta l’area dell’euro. La BCE ha riportato il tasso sui depositi al 2%, un livello che molti considerano sostanzialmente neutro. Con l’inflazione in linea con l’obiettivo, la BCE potrebbe facilmente sostenere che una politica monetaria restrittiva non è più necessaria. Tuttavia, è difficile giustificare una politica espansiva, poiché l’economia non è in recessione né sembra destinata a esserlo nei prossimi mesi.
Inoltre, l’espansione fiscale in Germania potrebbe stimolare la crescita dell’area dell’euro nel 2026. Di conseguenza, futuri tagli dei tassi diventeranno più probabili se potranno essere definiti “tagli preventivi” o come misura compensativa rispetto ad altri fattori che gravano sull’economia. In tal caso, la BCE potrebbe affermare che il suo orientamento di politica monetaria rimane sostanzialmente neutro, riducendo al minimo il rischio di errori di politica monetaria. Le argomentazioni a favore o contro ulteriori tagli dei tassi si concentreranno su due sviluppi: l’apprezzamento dell’euro e gli effetti economici della guerra commerciale con gli Stati Uniti. Diversi esponenti della BCE hanno espresso l’opinione che un euro più forte potrebbe inasprire le condizioni di finanziamento.
Solo Isabel Schnabel ha minimizzato il suo impatto. A Sintra, la presidente Lagarde ha spiegato che non esiste un tasso di riferimento neutro fisso e che il concetto non ha molto senso se il valore dell’euro è soggetto a forti fluttuazioni.
In linea di principio, ciò consentirebbe alla BCE di ridurre i tassi di riferimento di 25-50 punti base senza necessariamente entrare in territorio espansivo. Argomentazioni analoghe potrebbero essere avanzate riguardo alla guerra commerciale e agli effetti negativi dell’elevata incertezza politica sulla spesa per investimenti.
Non emergono ancora elementi che indichino che il tasso di cambio o le nuove politiche commerciali statunitensi abbiano influito in modo significativo, almeno finora, sulla crescita dell’area dell’euro. Siamo particolarmente sorpresi dal fatto che il forte aumento delle esportazioni dell’area dell’euro verso gli Stati Uniti registrato a marzo non abbia determinato una correzione al ribasso in aprile o maggio.
Nel complesso, le esportazioni rimangono solide e, di conseguenza, non hanno ulteriormente frenato la produzione industriale. A maggio, la produzione industriale è aumentata dell’1,7% su base mensile o dello 0,8% su base mensile escludendo l’Irlanda, dopo che il calo di aprile ha annullato il forte aumento di marzo. La solida crescita della produzione di beni strumentali (2,7% su base mensile e 4,5% su base annua) è un segnale particolarmente incoraggiante. Le aspettative di inflazione rimangono moderate e indicano un leggero calo dei tassi di inflazione, in linea con le nostre previsioni.
Tuttavia, le aspettative economiche stanno aumentando a un ritmo leggermente più rapido rispetto al mese scorso e rimangono al di sopra della loro media a lungo termine. Nel complesso, la cosa migliore che la BCE può fare è indicare la sua dipendenza dai dati. Inoltre, dovrebbe segnalare la sua disponibilità a valutare ulteriori indicazioni sugli effetti che gli sviluppi geopolitici e dei tassi di cambio potrebbero avere nei prossimi mesi.

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