Vanguard. La BCE dovrebbe lasciare i tassi invariati, con crescita e inflazione in linea con le attese
Punti chiave
- La Bce dovrebbe mantenere i tassi invariati, visto che i dati recenti sono sostanzialmente in linea con le proiezioni di giugno. Le tensioni commerciali rimangono però un rischio di ribasso da monitorare.
- Prevediamo cambiamenti limitati nella comunicazione. Il Consiglio direttivo dovrebbe ribadire la propria posizione “data dependent”, mentre la presidente Lagarde dovrebbe sottolineare che la politica è attualmente “in una buona posizione”, ma che la Bce è pronta a rispondere ai cambiamenti nell’outlook.
- Continuiamo a prevedere un ulteriore taglio dei tassi a settembre, data la crescita più debole nel breve termine e l’inflazione contenuta.
- I rischi sono orientati verso un percorso più accomodante, soprattutto se l’inflazione dovesse risultare inferiore alle attese o se le tensioni commerciali dovessero inasprirsi.
Prospettive di crescita: il Pil del primo trimestre è stato rivisto al rialzo allo 0,6% (rispetto allo 0,3% delle proiezioni di giugno), principalmente grazie all’Irlanda e all’attività commerciale già anticipata. Prevediamo però che il secondo trimestre sarà piatto, lasciando la crescita del primo semestre sostanzialmente in linea con le previsioni della Bce. In prospettiva, l’aumento dell’incertezza, in particolare sul fronte commerciale, peserà probabilmente sulla crescita per il resto dell’anno.
Mercato del lavoro: a maggio il tasso di disoccupazione si è attestato al 6,3% (6,2% in aprile). Prevediamo un rallentamento della dinamica del mercato del lavoro, alla luce delle prospettive di crescita modeste e dei segnali provenienti dalle indagini prospettiche. Nel primo trimestre i salari negoziati hanno registrato un forte rallentamento, passando dal 4,1% su base annua al 2,4%, mentre la retribuzione per dipendente è scesa al 3,8%, entrambi dati che indicano una generale moderazione delle pressioni salariali. Il monitoraggio dei salari della Bce indica un’ulteriore contrazione nel corso dell’anno.
Inflazione: l’inflazione core è rimasta invariata al 2,3% a giugno, mentre gli indicatori più ampi dell’inflazione sottostante stanno rallentando. Vi è ora un rischio crescente di un’inflazione inferiore alle attese entro la fine del 2026, dato che la crescita dovrebbe rimanere leggermente al di sotto del trend e la crescita salariale si è normalizzata (e dovrebbe diminuire ulteriormente). Anche la forza dell’euro avrà un effetto disinflazionistico sui prezzi dei beni.
Tensioni commerciali: l’attuale aliquota tariffaria effettiva sull’Unione Europea è pari a circa il 10%. Il nostro scenario di base ipotizza un aumento al 15% entro la fine dell’anno, poiché prevediamo l’introduzione di dazi aggiuntivi su settori specifici quali metalli, prodotti farmaceutici e semiconduttori. Le prospettive commerciali rimangono altamente incerte e la distribuzione dei risultati in Europa è ampia. La minaccia di un dazio statunitense del 30% aggiunge un rischio al ribasso sia alla crescita sia all’inflazione. Sebbene un accordo commerciale favorevole potrebbe ritardare un ulteriore allentamento, un’escalation spingerebbe probabilmente la Bce a operare tagli superiori a quelli attualmente previsti.
Commento sulla BCE: la maggior parte dei membri del Consiglio direttivo ha segnalato che per il momento la politica è adeguatamente calibrata. Il capo economista Lane e il vicepresidente de Guindos hanno osservato che le proiezioni di giugno ipotizzavano un ulteriore taglio. Il membro del Comitato esecutivo Schnabel ha tuttavia sostenuto che le condizioni per un ulteriore allentamento sono stringenti, citando la resilienza economica e la prossima espansione fiscale tedesca. Questa divergenza di opinioni rafforza l’importanza dei dati in arrivo nel determinare la decisione di settembre.

LMF green
Mente e denaro
Sala Stampa