Fed: tra inflazione e rischi sul mercato del lavoro
Osserviamo oggi un’economia statunitense in cui il mercato del lavoro mostra segnali di indebolimento più marcati di quanto la Federal Reserve avesse inizialmente stimato. Le revisioni al ribasso e l’aumento delle richieste di sussidi di disoccupazione suggeriscono che il rischio principale non sia l’inflazione, bensì un rallentamento occupazionale con potenziali effetti negativi sulla crescita.
Riteniamo che la focalizzazione eccessiva dei policy maker sull’inflazione rifletta l’esperienza recente del 2021-2022, ma rischi di oscurare i segnali concreti di deterioramento del mercato del lavoro.
Sul piano della politica commerciale, prevediamo che l’amministrazione punti a stabilizzare l’aliquota tariffaria effettiva attorno al 15%, rispetto al 2% del 2024. Ciò rappresenta un costo aggiuntivo per imprese e consumatori, che a nostro avviso avrà un impatto negativo sulla dinamica del PIL. Non parliamo tuttavia di un rischio recessivo, bensì di una prospettiva di crescita più contenuta e inferiore al potenziale.
In sintesi, consideriamo la fase attuale come caratterizzata da rischi di downside – legati soprattutto al lavoro – e da politiche commerciali che frenano l’espansione, mentre le pressioni inflattive appaiono secondarie rispetto a un quadro di crescita più debole.

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