La produzione industriale italiana registra un leggero aumento in giugno
Solo un marginale aumento dello 0,2% su base mensile a giugno
La fase di relativa debolezza dell’attività industriale in Italia non è ancora giunta al termine. I dati di giugno pubblicati dall’Istat mostrano un aumento dello 0,2% su base mensile in termini destagionalizzati (dal -0,8% di maggio) e una contrazione dello 0,9% su base annua per la misura corretta per i giorni lavorativi (dal -1% di maggio).
La ripartizione per grandi aggregati mostra una contrazione dello 0,9% su base mensile per i beni di consumo, un aumento dello 0,2% per i beni intermedi e dello 0,1% per l’energia e i beni di investimento. Il settore manifatturiero è rimasto invariato su base mensile e ha registrato un aumento dello 0,4% nel secondo trimestre rispetto al precedente.
Nessun cambiamento significativo nella performance settoriale da inizio anno
Nel valutare la performance settoriale, preferiamo confrontare la variazione media da inizio anno sul corrispondente periodo del 2024. Nessun cambiamento significativo: la produzione di energia rimane la migliore performer (+7,2% su base annua), seguita a distanza dall’attività estrattiva (+2,7% su base annua) e dal legno e carta (+2% su base annua). All’altra estremità dello spettro, i mezzi di trasporto rimangono di gran lunga il settore con la performance peggiore (-8,6% su base annua), insieme al tessile e all’abbigliamento (-8,1% su base annua). Da inizio anno, il totale del settore manifatturiero è in calo del 2,1% rispetto alla prima metà del 2024.
Probabilmente è stato raggiunto il punto più basso, ma la ripresa sarà lenta
I dati di giugno confermano che la produzione industriale potrebbe aver raggiunto il punto più basso, ma i segnali di una ripresa sono ancora scarsi; l’accelerazione mensile nella produzione farmaceutica costituisce un’eccezione, probabilmente legata all’anticipazione della domanda statunitense prima della possibile introduzione di dazi sul settore. In assenza di dettagli sulla risoluzione definitiva della questione dei dazi (le eventuali esenzioni su determinati prodotti ne sono un esempio), sembra improbabile un’imminente accelerazione della domanda e dell’attività industriale.
Le indagini congiunturali sembrano confermare questa tendenza. A luglio, il PMI manifatturiero è migliorato attestandosi a 49,8, leggermente al di sotto della soglia di 50 che separa l’espansione dalla contrazione, ma gli ordini hanno continuato a registrare un calo marginale. L’indagine congiunturale della Commissione europea di luglio ha confermato questa tendenza, indicando però anche un miglioramento delle aspettative relative agli ordini nell’arco dei prossimi tre mesi. Difficile prevedere miglioramenti sostanziali della produzione a luglio e agosto, ma c’è qualche barlume di speranza per i mesi successivi. A sostegno di ‘accelerazione della produzione nei mesi autunnali potrebbe intervenire la domanda legata al piano di investimenti infrastrutturali tedesco, ma il suo impatto sulla produzione manifatturiera italiana diventerà probabilmente più tangibile nel corso del 2026.
Per il momento, il peso della crescita economica sembra destinato a rimanere sui servizi. Dopo la delusione dei dati preliminari sul PIL del secondo trimestre (-0,1% sul primo trimestre), non abbiamo modificato il nostro profilo di previsione, che prevede un ritorno a una crescita trimestrale marginale nel terzo trimestre e una leggera accelerazione nel quarto, ma abbiamo rivisto al ribasso la previsione di crescita media per il 2025 allo 0,5% (dallo 0,6%).

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