Candriam – Positivi su Spagna, Bulgaria e Slovenia. Negli USA focus sui Treasury a scadenza breve

Nicolas Jullien, Global Head of Fixed Income di Candriam -

Nell’Eurozona, vista la calma sui mercati dei tassi, è lecito affermare che la BCE è riuscita a realizzare un “soft landing “. Nonostante le differenze tra regioni, la crescita complessiva del PIL è ancora positiva, il mercato del lavoro non è in sofferenza e l’inflazione è tornata in linea con l’obiettivo. I mercati stanno ora valutando se il ciclo di tagli dei tassi stia per finire. Alcuni economisti stanno addirittura anticipando già primi rialzi dei tassi verso la fine del prossimo anno. Prevediamo però che la BCE manterrà il tasso di deposito al 2% almeno fino a dicembre. L’inflazione è leggermente superiore al 2%, ma dovrebbe scendere al di sotto di tale livello all’inizio del 2026. In termini di preferenze geografiche, manteniamo un sovrappeso su Spagna, Bulgaria e Slovenia, mentre siamo cauti sulla Francia. Il Paese resta un chiaro anello debole, con PMI inferiori a 50 e un clima di incertezza politica.  A questo si aggiunge la complessa situazione di bilancio francese, con la prima bozza del bilancio 2026 prevista per l’8 ottobre. La mancata approvazione comporterebbe il rinnovo di quello del 2025, il che, in realtà, non sarebbe catastrofico poiché scatterebbero automaticamente alcuni tagli.

Stati Uniti, focus sui Treasury con duration breve

Riteniamo che la probabilità di un marcato rallentamento dell’economia statunitense sia in forte crescita. Il mercato del lavoro sta peggiorando rapidamente, con i dati sull’occupazione che mostrano significative revisioni al ribasso. Se la crescita dell’occupazione dovesse continuare a essere stagnante, la domanda interna potrebbe affievolirsi ulteriormente. Manteniamo una positiva sugli Stati Uniti, ma il profilo di rischio/rendimento assume contorni più sfumati. Continuiamo a preferire i Treasury a duration più breve, alla luce sia di considerazioni legate alle valutazioni sia dell’incertezza che circonda le politiche. L’inflazione continua a destare preoccupazioni. Nei prossimi mesi i dazi dovrebbero spingere al rialzo l’IPC. Sebbene i dati recenti segnalino un aumento dell’inflazione inferiore alle attese, le correlazioni storiche con l’indice ISM – Services Prices Paid suggeriscono che sono possibili ulteriori incrementi. Le aziende potrebbero anche aver accettato margini più bassi subito dopo l’introduzione dei dazi, preferendo proteggere la propria quota di mercato ed evitando di essere le prime ad aumentare i prezzi.

Mercati del credito opportunità selezionate nell’high yield e investment grade

Le asset class con spread, siano esse investment grade o high yield, crediti o titoli sovrani dei mercati emergenti, denominate in USD o in EUR, mostrano tutte una tendenza molto simile, in quanto il contesto macro-complessivo è piuttosto favorevole per tutte queste asset class, con una crescita globale ancora presente e un contesto dei tassi più propizio. La recente volatilità degli spread creditizi, legata in particolare all’incertezza politica in Francia, ha fatto emergere opportunità selezionate. Abbiamo incrementato la nostra esposizione sull’investment grade in euro, beneficiando del leggero ampliamento degli spread. I fondamentali restano favorevoli, con più upgrade che downgrade in tutta Europa e nessun evento creditizio di rilievo. Per contro, l’investment grade statunitense appare meno interessante. Le valutazioni sono elevate, con stime del fair value a lungo termine molto superiori agli spread attuali. Sebbene i fondamentali rimangano solidi, l’assenza di un significativo ampliamento degli spread limita le opportunità di rafforzare l’esposizione. I tagli fiscali potrebbero sostenere in una certa misura gli emittenti, ma l’IG in euro rimane la nostra scelta preferita grazie alle valutazioni più interessanti (alla luce di fondamentali migliori) e al sacrificio di carry che comporta coprire il credito in USD rispetto all’euro. Nell’high yield il nostro approccio rispecchia quello dell’IG. Abbiamo rivisto al rialzo il nostro posizionamento sull’HY in euro a neutrale e incrementato anche l’HY US, mantenendo però una visione leggermente negativa su quest’ultimo. La svolta accomodante della Fed, anche nei settori più colpiti dai dazi come il retail e l’automobilistico, avvalora una posizione più costruttiva. Tuttavia, riscontriamo anche segnali di fattori meno favorevoli al credito, tra cui l’aumento delle attività di M&A, eccessivi dividendi e un deterioramento dei rating. La selettività è fondamentale, con una preferenza per gli emittenti che presentano solidi fondamentali.