Deflatore PCE Usa agosto sale in linea con stime

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Negli Stati Uniti si configura uno scenario macro-definibile come “slowflation”: crescita più resiliente nel breve ma in fase di normalizzazione, un’inflazione core che fatica a scendere sotto il 3% e un deficit federale che resterà pesante, amplificato dal recente “One Big Beautiful Bill” che, secondo stime indipendenti, in 10 anni può aumentare il debito pubblico tra il 10% e il 15%.

Le implicazioni sono chiare: se l’inflazione core tarda a tornare al 2% e la domanda resta solida ma si normalizza, la Fed procederà con maggiore cautela del previsto nel tagliare, e i mercati dovranno assorbire anche rischi di policy contrastanti.

In questo quadro la selezione dei titoli USA è cruciale. L’S&P 500 continua a beneficiare del traino delle mega-cap tecnologiche; tuttavia, il cambio con l’euro può annullare una parte della performance in USD: quando le attese di crescita salgono, spesso salgono anche le valutazioni, estendendo multipli che richiedono risultati operativi concreti per essere giustificati. Al contempo i dati di vendita al dettaglio restano robusti, generando tensione tra domanda resiliente e fragilità del ciclo.

Obbligazionario: manteniamo duration bassa, evitando di assumere rischio di cambio non necessario (limitare titoli a lunga duration più sensibili alla volatilità dei rendimenti).

Azionario: privilegiamo un’esposizione bilanciata (“barbell”) — un mix di difensivi con flussi di cassa stabili e ciclici con visibilità sugli utili. Disciplina su valutazioni e fondamentali, preparare il portafoglio a “reggere l’urto” in caso di correzione e sfruttare eventuali dislocazioni per incrementare a prezzi più ragionevoli. Per chi ha un’esposizione significativa all’azionario USA, può essere opportuno valutare coperture a costo contenuto contro correzioni.