T. Rowe Price – Oltre il tech: perché è il momento delle azioni value

Ritu Vohora, Investment Specialist, Global Capital Markets, T. Rowe Price -

L’impennata della domanda di infrastrutture fisiche – accompagnata da misure politiche decise – sta generando opportunità interessanti tra i titoli value nei mercati globali. L’afflusso di capitali verso l’IA e la trasformazione digitale sta generando opportunità anche in settori finora trascurati, aprendo nuove prospettive strategiche.

Il ritorno del value
Dopo un lungo periodo di sottoperformance durato quasi vent’anni, i titoli value e quelli internazionali (esclusi gli USA) hanno conosciuto una ripresa a inizio anno, favorita da una rotazione fuori dal comparto tech USA. Le politiche commerciali protezionistiche, la deglobalizzazione e i timori per i margini dei giganti tech hanno spinto gli investitori verso una maggiore diversificazione e un approccio più difensivo. Tuttavia, la resilienza degli utili, nuovi accordi commerciali e l’ottimismo attorno al piano industriale del presidente Trump hanno riacceso l’appetito per la crescita statunitense e i titoli tecnologici. Ancora una volta, le valutazioni nei settori growth sono salite: i multipli prezzo/utili prospettici delle azioni tech USA superano ormai le medie storiche. Sebbene gli utili restino solidi, le attuali quotazioni suggeriscono che opportunità più interessanti possano trovarsi altrove, in settori value e in mercati non statunitensi.

Il piano industriale USA
Nonostante gli effetti altalenanti delle guerre commerciali abbiano reso incerto il percorso di crescita dell’economia USA, alcune iniziative dell’agenda politica di Trump stanno gettando le basi per una possibile ripresa dell’attività industriale. Gli incentivi fiscali, come l’ammortamento completo e permanente degli investimenti in fabbriche e altri asset produttivi, che giovano anche ai titoli tech, dovrebbero favorire i settori industriali, dei materiali e dell’energia e sono fondamentali per lo sviluppo dell’infrastruttura AI.

Questi settori a forte connotazione value potrebbero anche beneficiare di deregolamentazione e reshoring. Anche se lo shock iniziale del “Liberation Day” si è attenuato, permangono rischi legati ai dazi, tra cui pressioni al rialzo sull’inflazione e minacce per i comparti più esposti al commercio globale. In questo contesto, i settori value potrebbero offrire un potenziale di rialzo simile con un rischio al ribasso minore, fungendo inoltre da copertura contro l’inflazione.

Europa: segnali di ripresa e tassi “Goldilocks”
Anche gli sviluppi macroeconomici e geopolitici in Europa stanno rafforzando la narrativa a favore dei titoli value. La possibile riduzione della presenza militare americana ha spinto la Germania a rivedere il proprio impianto fiscale, con nuovi piani di spesa per la difesa, le infrastrutture e la transizione energetica verde. Nel frattempo, i progressi nel contenimento dell’inflazione hanno consentito alla Bce di normalizzare la politica monetaria, creando un ambiente di tassi “giusti” per un’economia europea più ciclica. Tassi positivi e curve dei rendimenti più ripide potrebbero contribuire a colmare il divario valutativo delle banche europee. Sebbene il loro rapporto prezzo/valore contabile sia in crescita, resta inferiore a quello delle controparti americane e ancora sotto i livelli pre-2008. Margini d’interesse più elevati, crescita dei prestiti e prospettive di utili migliori offrono un contesto favorevole.

I venti strutturali dell’Asia
Le riforme strutturali in Asia aggiungono ulteriore slancio alla tesi di una maggiore diversificazione azionaria. In Giappone e Corea del Sud, l’adozione di pratiche più favorevoli agli azionisti e un miglioramento della governance aziendale potrebbero generare una più efficiente allocazione del capitale e migliori performance operative nei segmenti ciclicamente depressi.
Anche la Cina mostra segnali di stabilizzazione. Stimoli fiscali, progressi nei negoziati commerciali e una possibile fine della fase di deleveraging stanno creando un ambiente più favorevole alla crescita degli utili.

Rischi macro e fattori da monitorare
I mercati stanno vivendo una combinazione di solidi fondamentali e valutazioni elevate – un mix che in passato ha offerto sia opportunità sia vulnerabilità. Sarà fondamentale monitorare la salute del mercato del lavoro statunitense e l’evoluzione della politica monetaria della Fed. Qualsiasi segnale di indebolimento dell’occupazione o cambiamenti improvvisi – nei tassi o nei vertici della banca centrale – potrebbe avere ripercussioni sui mercati globali. I principali titoli tecnologici potrebbero essere meglio attrezzati per affrontare tali scenari, grazie alla solidità dei fondamentali. Tuttavia, il tempismo resta una sfida: la cultura innovativa e i forti flussi di cassa delle big tech USA rendono le loro prospettive di lungo periodo interessanti, ma la sostenibilità dei rendimenti non è garantita. Ciò rafforza l’importanza della diversificazione e di un’esposizione tattica al value. Guardando ai prossimi 6–12 mesi, siamo cautamente ottimisti: il calo delle incertezze macroeconomiche e la possibilità di futuri tagli dei tassi potrebbero offrire sostegno ai mercati.