Asia: riforme, innovazione e potenziale

Evan Brown, Head of Multi-Asset Strategy, UBS Asset Management -
Quando la Fed taglia i tassi senza recessione, gli investitori tendono a orientarsi verso gli asset rischiosi. In questo contesto, manteniamo una posizione sovrappesata su azioni e debito in valuta locale dei mercati emergenti, che storicamente beneficiano dell’indebolimento del dollaro. Ma l’Asia – tre quarti dell’indice MSCI Emerging Markets – offre oggi motivi di interesse più profondi: l’approccio cinese all’IA, efficiente e già monetizzabile, e le riforme societarie in Giappone e Corea stanno rafforzando i fondamentali della regione, ancora ricca di potenziale di crescita.
Cina: IA commerciale ed efficiente in termini di costi
La strategia cinese sull’IA si focalizza sul monetizzare le applicazioni nel mondo reale, una strategia sostenuta da incentivi politici e da oltre un miliardo di consumatori che utilizzano principalmente dispositivi mobili. La tecnologia nazionale è ora “sufficientemente buona” per soddisfare la maggior parte delle esigenze aziendali e gli ingenti investimenti nelle infrastrutture locali stanno riducendo i costi e spingendo gli utili. Il sostegno politico all’autosufficienza nel settore dei semiconduttori e le riforme del mercato dei capitali incentivano le famiglie a investire in azioni, soprattutto perché il mercato immobiliare rimane sotto pressione. Gli Stati Uniti restano all’avanguardia nei modelli di frontiera, mentre la Cina sta colmando il divario nei segmenti dove l’IA è davvero rilevante, ossia nelle attività aziendali ordinarie, a un costo di gran lunga inferiore. Il risultato è che la monetizzazione dell’IA si sta già traducendo in utili, offrendo agli investitori un modo di contribuire al tema dell’IA meno oneroso e impegnativo rispetto ai colossi tecnologici statunitensi.
Giappone: cambiamento strutturale, ancora non pienamente apprezzato
L’indice Nikkei giapponese ha finalmente superato il picco del 1989, mostrando un cambiamento strutturale orientato a una maggiore crescita e a utili robusti. Le riforme societarie e policy accomodanti continuano a sostenere la performance. Gli utili godono di un forte momentum, sostenuto dal posizionamento nella supply chain globale e da un accordo commerciale con gli Stati Uniti che favorisce le auto giapponesi. Le società stanno migliorando l’efficienza del capitale, restituendo più liquidità agli azionisti e concentrandosi sul rendimento del capitale proprio (ROE). I riacquisti di azioni record e l’aumento dei dividendi evidenziano questo cambiamento, ma le valutazioni sono ancora ragionevoli. Questi fattori ci hanno portato a essere sovrappesati sulle azioni giapponesi.
Corea: il percorso “value-up”
Le riforme “value-up” della Corea stanno prendendo piede, intersecandosi con il ciclo globale dell’IA e dei semiconduttori. L’iniziativa fornisce linee guida e incentivi alle società affinché pubblichino piani pluriennali volti ad aumentare l’efficienza del capitale, migliorare l’informativa e incrementare potenzialmente i rendimenti per gli azionisti. L’instabilità politica ha inizialmente offuscato il programma, ma l’interesse degli investitori cresce con l’avanzare delle riforme. Uno sconto minore dovuto a payout migliori e una maggiore trasparenza potrebbero incrementare ulteriormente i rendimenti, con la ripresa degli utili parallela al ciclo di spesa in conto capitale.
 
Taiwan e India: punti di forza complementari
Taiwan rimane centrale per il ciclo globale dell’IA e dei semiconduttori, con un forte momentum degli utili e rinnovati afflussi di capitali esteri al venir meno dell’incertezza sui dazi. Sebbene al momento non siamo sovrappesati sull’India, il potenziale di crescita a lungo termine e il programma di riforme del Paese rimangono interessanti. La struttura economica indiana, orientata all’interno, la rende meno vulnerabile agli shock commerciali globali. Nel corso del tempo, l’India e altri Paesi dell’Asia settentrionale hanno mostrato modelli di rendimento diversificati che ne hanno aumentato l’interesse strategico.
 
Spazio per crescere
Nonostante il miglioramento dei fondamentali, i mercati emergenti rappresentano ancora circa l’11% delle opportunità azionarie globali, mentre il Giappone rappresenta circa il 5-6% dell’indice MSCI All Country World Index (ACWI): percentuali modeste se comparate allo spessore economico e al momentum degli utili di queste aree. Riteniamo che le valutazioni siano interessanti: i mercati emergenti sono scambiati a uno sconto di circa il 50% in termini di price-to-book rispetto ai mercati sviluppati, il massimo mai registrato: questo livello lascia pensare che vi sia ampio margine di rivalutazione se le condizioni valutarie e di crescita saranno favorevoli.
I fondi azionari globali attivi continuano a sottopesare i mercati emergenti per circa 710 punti base rispetto ai benchmark MSCI, a fronte del sottopeso medio degli ultimi vent’anni pari a circa 420 punti base. Considerando che l’Asia rappresenta circa i tre quarti dell’indice MSCI EM, qualsiasi normalizzazione delle allocazioni avvantaggerebbe in modo sproporzionato i Paesi leader della regione in termini di riforme e monetizzazione dell’IA.
Asset Allocation
Il copione del soft-landing (tagli della Fed, nessuna recessione e indebolimento del dollaro) ha storicamente favorito gli asset rischiosi internazionali. L’Asia oggi va oltre il beta, l’approccio all’IA della Cina focalizzato sull’applicazione spinge gli utili, mentre le riforme incisive in Giappone e un percorso di crescita del valore credibile in Corea incrementano i rendimenti sul capitale e i payout agli azionisti. Con allocazioni ancora modeste e valutazioni contenute, riteniamo che gli investitori abbiano un’opportunità per colmare il divario. Siamo sovrappesati sulle azioni dei mercati emergenti e privilegiamo titoli giapponesi in valuta locale, che offrono una copertura naturale in caso di rafforzamento dell’USD.
Bilanciamo il sovrappeso sull’Asia con azioni statunitensi, che rimangono più costose ma continuano a offrire, a nostro avviso, la traiettoria di utili più stabile e resiliente a livello globale. Nel reddito fisso, siamo neutrali sulla duration, poiché riteniamo che gran parte dell’allentamento previsto dalla Fed sia già scontato e le obbligazioni ci sembrano prossime al fair value. Manteniamo inoltre l’esposizione ai metalli preziosi e alle società minerarie, che riteniamo possano conseguire buone performance in un contesto di inflazione persistente nonostante il calo dei tassi di riferimento.